Ci sono momenti magici, in cui imparare è semplice, spontaneo. Se fosse possibile riprodurre quelle condizioni ideali, molte cose sarebbero più facili: i bambini potrebbero imparare con più gioia e spontaneità; gli adulti avrebbero più soddisfazione nel vederli crescere senza doverli rimproverare o senza dover fare continui richiami.
Per quanto riguarda i bambini e le bambine di età prescolare, mi piace molto la proposta che si trova nel modello noto come Experiential Education (ExE, a cura del Prof. Ferre Laevers), nato in un asilo da un progetto di scuola come comunità di ricerca, ma che è stato adattato con successo in tutti gli ambiti educativi, dall’asilo, alla formazione degli adulti.
Quali sono gli obiettivi che ogni contesto educativo dovrebbe porsi? In linea generale, si riflette sui risultati. Da un contesto educativo, di qualsiasi grado, ci si aspetta un risultato pratico. Ma gli studenti, gli insegnanti e i genitori sono anche attenti al benessere emotivo dell’allievo: sarebbe d’altra parte possibile un vero apprendimento, in un contesto ostile? Possiamo dire che, sì, anche in un contesto ostile certe cose si imparano, ma che ‘imparare cose’ è un processo diverso e meno desiderabile di crescere in un contesto rispettoso e stimolante.
In questo modello, ci sono due elementi fondamentali che i coordinatori di un gruppo di studenti devono saper curare: il grado benessere e il grado di coinvolgimento degli alunni.
Un contesto rispettoso è quello che sa prendersi cura del benessere emotivo degli alunni. Gli alunni, in questo caso, si sentono a proprio agio, si mostrano vitali, agiscono spontaneamente, e mostrano sicurezza in se stessi.
Per ottenere questo, è necessario che siano riconosciuti e soddisfatti alcuni dei bisogni essenziali della persona, che cerca, per dare un significato per la propria azione e per la propria esistenza:
- sicurezza
- chiarezza
- riconoscimento sociale
- percezione della propria competenza
- tenerezza
- affetto
- valori morali
Il benessere emotivo è condizione necessaria, ma da sola non sufficiente a creare un ambiente ideale per l’apprendimento.
Per imparare, si deve stare bene, ma anche essere stimolati nel modo adeguato. Un contesto stimolante è quello che riesce a coinvolgere gli allievi, a suscitare in loro quella concentrazione per cui si impara senza rendersene conto, il tempo passa senza farsi notare, l’interesse ci rende una cosa sola con l’attività che stiamo svolgendo, non ci sono distanze e non ci sono ostacoli. Sembra un obiettivo difficile, ma tutti l’abbiamo provato e basta guardare un bambino che gioca per riconoscerlo.
Qual è il segreto di questo stato di grazia? Il coinvolgimento in un’attività si origina dall’interno, come una forza esploratrice che cerca delle risposte ad esigenze interiori di crescita e apprendimento e si innesca nelle attività che ci richiedono di giocare al massimo dell’intensità, sfiorando i nostri limiti.
Nei prossimi giorni, per entrare in sintonia con il rientro a scuola, continueremo a riflettere su questo argomento, affrontando in particolare alcune proposte per valutare e migliorare il coinvolgimento degli studenti.
Avete letture, esperienze o approfondimenti da suggerire su questi temi?
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*Il quaderno con i desegni delle macchie solari disegnate da Galileo Galilei l’abbiamo visto all’Acquario di Livorno, che ospita lo spazio “Kosmos: il cielo e le stelle dall’antichità a Galileo” ideata dal Museo Galileo – Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze, a cura di Giovanni Di Pasquale.