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L’America vira verso sinistra

Creato il 06 novembre 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online
America

Photo credit: Vince Alongi / Foter.com / CC BY

La vittoria schiacciante del Democratico Bill de Blasio a New York giunge in concomitanza con quella del suo compagno di partito Terry McAuliffe in Virginia, mentre i cittadini di Portland votano e dimostrano di voler seguire, con più del 60% delle preferenze, la strada della legalizzazione delle droghe leggere già segnata da Colorado e Washington.

In una sola giornata si verificano dunque tre eventi che giovano ai democratici, e dimostrano senz’ombra di dubbio, soprattutto considerando il passato da socialista del nuovo sindaco della Grande Mela, una volontà di virare a sinistra davvero notevole da parte anche di chi prima era saldamente conservatore (a New York gli ultimi due sindaci sono stati Repubblicani, e anche la Virginia è ora passata di mano) – o almeno, un allontanamento senza precedenti dal partito Repubblicano.

Effettivamente il Paese si è dimostrato negli ultimi anni sempre più preoccupato da tematiche sociali, acuite enormemente dalla crisi economica, come dimostra non solo quel movimento del 99% che aveva fatto tanto parlare di sé, ma anche tutta una serie di proposte, petizioni e movimenti per l’eguaglianza, la giustizia sociale e la non discriminazione. A questo si aggiunge un sempre crescente ateismo, ed una volontà di secolarizzazione che in America non si è mai compiuta del tutto, oltre ad una maggiore “scientificità” nell’approccio dei problemi. Per non parlare del rifiuto categorico dell’intervento militare, manifestato con una chiarezza senza precedenti durante i giorni più caldi della crisi in Siria. La crescita notevolissima del partito Libertario, che in Virginia ha sfiorato il 7%, è un sintomo lampante, così come lo è tutta una schiera di senatori e personalità che all’interno del Partito Repubblicano non esitano a mostrare i loro malumori o a manifestare insofferenza verso la linea guida del partito e alcune tematiche percepite come vecchie, superate, ed inadatte alla realtà di oggi.

E’ evidente che l’esasperato conservatorismo che alle ultime Presidenziali Romney impersonava, molto spesso mischiato con elementi percepiti come restrittivi della libertà personale di matrice religiosa (si pensi al suo compagno Repubblicano Santorum, che di questo era campione, o alle sue stesse posizioni su tematiche calde come aborto ed unioni omosessuali), unito poi al supporto da sempre dato alle forze armate da parte dei Repubblicani, non ha più la forza di attecchire in un paese logorato da dodici anni di PATRIOT act, in cui la sperequazione sociale è sempre più sentita, insofferente verso i propri governanti (l’ “approval rating” del Congresso non supera il 6%, una percentuale che nemmeno in Italia giunge così in basso), sconvolto dall’NSA e nel complesso desideroso di cambiare totalmente strada.

Gli Stati Uniti sono sempre stati terra di libertà: la grave colpa dei Repubblicani è stata quella di svincolarsi dall’idea di “meno tasse, meno Stato” loro propria. E se da una parte senza dubbio il primo punto è rispettato, almeno rispetto ai loro concorrenti democratici, va considerato che in questo periodo non sempre puntare sul singolo e sulla sua indipendenza da tutto e da tutti giova ai loro risultati. L’idea di “ognuno per sé”, così tipica della terra delle opportunità, lascia oggi spazio a un sentimento di unità nazionale maggiore del passato. Quando Romney prevedeva i tagli delle tasse per i redditi più alti, molti non gioivano, ma anzi, esasperati dalla loro stessa situazione, magari aggravata da un debito scolastico tipicamente fuori controllo ed impossibilitati ad accedere gratuitamente alle cure mediche, finivano per votare altro, o non votare proprio. Non è solo realismo esasperato quello della destra americana: molto spesso l’ideologia è forte tanto quanto quella percepita come “di sinistra”, ed in taluni casi la supera.

La crescita dei movimenti indipendenti, e la possibilità concreta di avere un terzo partito che finalmente rompa il duopolio Repubblicani-Democratici, dimostra senz’ombra di dubbio quanto scritto. E’ evidente che il partito Repubblicano, non a caso detto il Grand Old Party, è sempre meno Grand ma sempre più Old, nelle tematiche, nelle facce, nell’ideologia. La sua discesa giunge in concomitanza con quella dell’amministrazione Obama, pur Democratica, di cui al momento null’altro si ricorda se non lo scandalo Snowden, e tutto questo, com’è ovvio, e come è già accaduto da altre parti, andrà a vantaggio di chi saprà sfruttare il malcontento.


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