Esistono libri onesti. Libri che non urlano ma sussurrano. Libri che non promettono ma scelgono di raccontarsi senza algoritmiche verità. Esistono libri gentili. Sorridenti. Libri che scelgono di non nascondersi, di non ignorare l'incertezza e giocare una partita a sé. Libri che nascono per sbaglio, in silenzio. Libri che sono malinconici cenni di una vita che si è mossa senza la paura di fare i conti con i sorrisi consegnati al tempo e con ombre timide.
Esistono libri scritti per necessità, ancor prima che per passione, ed io, che alla sorpresa di scoprirsi altro da sé ho sempre scelto la lucida riflessione dei limiti, mi sono resa conto che "improvvisarsi" è una parola brutta, che a volte quello che bisogna raccontare è talmente candido ed onesto, da venir incalzati da parole e ricordi, giustamente, travolgenti, trasformando la prima prova da scrittore di un giovane ragazzo di trent'anni, in una piccola gemma goliardica. "L'amore ai due poli" è precisamente tutto questo, è la summa di questa spiazzante semplicità, un breve romanzo di formazione sentimentale per una città, per un colorito gruppo di amici e per una ragazza.
L'ho conosciuto Riccardo Agostini. L'ho conosciuto di fronte ad un caffè, in compagnia della sua adorabile compagna Ana, ed ho capito che scrivere non è necessariamente una scelta. Può capitare, anche in pochi giorni.