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l’amore e il barboncino

Da Gynepraio @valeria_fiore

“L’amore è l’infinito abbassato al livello di un barboncino” Céline

Questa citazione mi gira in testa da due giorni. Che l’amore sia tale solo se infinito, me lo ricordo perché nei corridoi di una certa scuola media che frequentai mio malgrado c’era un poster che diceva “la misura dell’amore è amare senza misura”. Frase attribuita a Sant’Agostino, che sull’amore e le sue diverse declinazioni la sapeva lunga.

Infatti, prima dell’upgrade mistico, dei rapimenti religiosi e della vita di studio indefesso che lo consacrarono alla gloria, passò una qualche manciata d’anni a copulare con la qualunque in quella città tentacolare, in quel luogo di perdizione, in quel crogiolo di lussuria chiamato Cartagine.

Che ogni tipo di amore sia totalizzante, illuminante, pervadente e riscaldante, tutti d’accordo. Che solo attraverso un sentimento universale possiamo elevarci e farci parte del tutto, ok. Che amare significhi portare un concetto volatile e superiore come l’infinito alla nostra umana e pertanto miserrima portata, nessun dubbio.

Ma il barboncino, perché? Io mi rifiuto di credere che Céline abbia scelto casualmente e intendesse “generica creatura bassa, vicina alla terra”. A quel punto, c’erano animali ben più infimi: i serpenti, i topi, le stramaledette rane. Oppure altri più carini: i chihuahua, i pincher, i beagle. Mi sarei aspettata, al massimo, un volpino di Pomerania, sulla cui superiorità morale siamo già stati abbondantemente edotti da Tegamini.

Ricordo di aver pensato: “Ci vorrebbe proprio un sito, che so, barboncino.it”. Toh, c’è! E ovviamente ringrazio tutto lo staff per il piacevole excursus nell’universo canino e le importanti nozioni apprese.

-Natura socievole; è, a tutti gli effetti, un “cane da compagnia”
-Fisicità dirompente: alle dame francesi del 1700 piaceva portarselo in braccio, portarlo alle feste, condividere con lui bocconcini di brioche appena sfornate. Lui, buonino buonino, le lasciava fare.
-Cuore impavido: anticamente utilizzato per la caccia alle anatre, in quanto non temeva l’acqua.
-Spirito generoso: un tempo impiegato come come guida per non-vedenti (da quest’ultima carica fu scalzato dal Pastore Tedesco. Pare che il barboncino non se la sia presa e non si sia sentito sminuito)
-Animo fiducioso: per nulla aggressivo e geloso, è pertanto inadatto alla guardia. Molto idoneo, invece, a stare con i bambini.
-Indole servizievole: si può facilmente addestrare a compiere operazioni semplici, come andare a prendere il giornale.
-Senso della famiglia: l’importante per lui è non stare a lungo da solo. Bastano piccole attenzioni attenzioni per sviluppare in lui un forte attaccamento. Una passeggiata, una spazzolata vigorosa, due rotoloni sul divano.
-Attitudine comunicativa: apprezza che gli si parli e presta attenzione alle espressioni, al tono di voce, al modo di gesticolare dell’interlocutore. Alcuni affermano che “sembra capire”.
-Empatia prima di tutto: “assorbe” l’umore della famiglia in cui vive e, in caso di disaccordi domestici, gli vengono gli occhi tristi e lucidi come il bambino del Telefono Azzurro.
-Stronzo q.b:  pare che il barboncino si rifiuti categoricamente di ubbidire ad un comando che ritiene assurdo o privo di senso.
-Vanesio al punto giusto. Complice la sua folta, ricciuta, vaporosa pelliccia che urla còtonami còtonami, si presta di buon grado a shatoush, degradè, colpi di sole, dread, permanenti, mullet in odor di anni ’80, tagli corti e scalati.

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-Bassa manutenzione. Il barboncino non ha di periodi muta, quindi non lascia peli per casa

Per quanto mi riguarda, non serve altro. Se mai avrò un amore infinito, voglio che somigli a un barboncino.

Scomodiamo pure Grossma

Scomodiamo pure Grossman

PS Poi mi sono ricordata che Céline è lo scrittore preferito di voi-sapete-chi. Casualità? IO NON CREDO PROPRIO.


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