L'amore e il sangue: "568 d.C. I Longobardi. Il re solo" di Sabina Colloredo
Pubblicato da Elisabetta Bricca Titolo 568 d.C. I Longobardi. Il re soloAutore Colloredo Sabina
Prezzo € 9,90
Dati 2012, 394 p., rilegato
Editore Fanucci (collana Tif extra)
Trama: È il 568 d.C. e un'interminabile teoria di carri e di guerrieri valica le Alpi e invade l'Italia. Due popoli sono pronti a combattere con ferocia per ciò che hanno di più caro: il proprio futuro. Questo secondo capitolo della saga longobarda spazia dagli accampamenti degli Avari, crudeli con i nemici come con le loro donne, ad una corte longobarda estenuata da una marcia perenne, agli splendori di Bisanzio, opulenta e corrotta. È una storia di donne forti loro malgrado e di uomini che resistono. Accanto alle figure dei grandi sfilano quelle del popolo, spesso eroiche in modo improvviso e inaspettato, perché quel che conta, in un mondo ostile, è vivere, ma non a qualsiasi costo. Al sogno visionario di un grande impero longobardo del re Alboino, si contrappone la tenace speranza di Idolfo, il ragazzino sfuggito alla prigionia avara, che cerca di ricongiungersi al suo popolo. E accanto alla sete di vendetta della sacerdotessa Rodelinda e alla solitudine della regina Rosmunda, commuove la sorte incerta di Valeria Prima, ostaggio dei longobardi. Mentre Marna, figlia del Khan Bajan, si oppone alla ferocia della sua gente, con la sua dolente fragilità.
"Rosmunda strinse le ginocchia al petto e riprese a fissare l'acqua limpida del Nastione. Gli spruzzi gelati le rinfrescavano il viso. Sotto di lei, ne punto in cui era seduta, i sassi del greto si macchiavano di sangue. Non ce l'aveva fatta. Non ce l'avrebbe fatta mai. Inutile dirsi che non era colpa sua. Inutile protestare, maledire lasorte, fare i capricci. In quel rivolo di sangue che le usciva dal ventre, scorreva la sua fine di donna."RECENSIONE Care lettrici, cari lettori,
ed eccoci alla recensione del secondo volume dell’epica saga dei Longobardi, nata dalla penna di Sabina Colloredo, e iniziata con “La lunga marcia”. Potrei definire, senza ombra di dubbio, “568 D.C.I Longobardi. Il re solo” un romanzo storico sontuoso, ma non sarebbe la definizione adatta. Non basterebbe. C’è qualcosa in questo libro che coinvolge e avvolge, indissolubilmente legato alla sensibilità dell’autrice da cui non si può prescindere. Sabina sa come tratteggiare storie e personaggi in modo da farli entrare sottopelle, per non andarsene più. Ecco, potremmo partire proprio da loro, dai personaggi: Alboino, il Sommo Re. Tratteggiato con maestria, è un guerriero invincibile, colui che incarna la stessa essenza del suo popolo: fierezza e crudeltà. Un uomo che vive per la gloria e la conquista e per lasciare dietro di sé un ricordo immortale. Gisulfo: il Duca di Cividale, nipote di Alboino e Marphais, ovvero custode dei cavalli regi, massima carica dell’aristocrazia longobarda. Un nobile valoroso che pur, come egli stesso afferma: “non uccide le sue donne, ma non si fa scrupoli con i suoi nemici”, rifugge la bestialità dei guerrieri longobardi. Un misto di cavalleria e rudezza che conquista. Elmichi, scilipor ovvero scudiero e fratello di latte di Alboino, il guerriero tipo: selvaggio, violento, nato per la guerra e per depredare. Eppure, anche lui ama, di un amore impossibile che lo tormenta.
E, poi, le donne grandi protagoniste di questo romanzo. Vilipese, violate, ferite, umiliate, ma a testa alta. Sempre. Sono donne come Rosmunda, Mama, Rodelinda, Sabina, Valeria: principesse, sacerdotesse, patrizie romane che racchiudono la forza che nasce dall’istinto di sopravvivenza in una società che le manovra come pedine sulla scacchiera del potere. Donne che amano, ma che devono ingoiare e tenere ben nascosti i propri sentimenti come Mama e Rosmunda; donne strappate alla propria casa, rapite, come Valeria e Rodolinda; donne come Sabina, costretta a essere un’amante e una madre contro il proprio volere. Donne che la Storia non ricorda, ma che hanno combattuto, sofferto, partorito e amato e preso in mano il potere, quando gli uomini erano impegnati in guerra.
Su tutto, lo scontro tra due mondi in collisione: quello civilizzato, che subisce ancora l’eco dei costumi romani e quello barbaro che splende e conquista sotto l’egidia dello scramasax, in una lotta che deciderà le sorti d’Italia. Sabina Colloredo ci regala atmosfere incantate, lame grondanti sangue, un ritratto indimenticabile di un’epoca selvaggia, con lo stile asciutto ed evocativo che la contraddistingue e che la innalza a narratrice di grande potenza, in un susseguirsi di eventi all’ultimo respiro in cui solo l’audacia, il coraggio, il disprezzo per la morte e la forza trarranno il dado che segnerà inequivocabilmente il destino degli Uomini.
L'autrice:
Sabina Colloredo vive e lavora a Milano per otto mesi all’anno; i quattro più belli, quelli estivi, li trascorre nelle Marche, nella sua casa in cima alla collina, dove ha fatto in allegria e senza fretta le cose più importanti: ha cresciuto le sue bambine e ha scritto i suoi libri, romanzi, racconti e poesie per ragazzi.