Magazine Psicologia
Che fina farà l’amore al tempo dei social network, dove i legami e gli impegni sociali vengono percepiti come foto istantanee scattate nell’ambito di un processo di rinegoziazione continua, anziché come condizioni stabili a durare per un tempo indeterminato?
Conoscersi grazie ad un clik è il modo più semplice, specialmente per quanto riguarda le relazioni tra uomo e donna, anche se poi ci si rende conto che la gratificazione che se ne ricava diminuisce ad ogni clik.
Il “tutto e subito” che fa da leitmotiv al nostro mondo dei consumi, esclude la lunga danza della seduzione che accompagna l’innamoramento e poi con un po’ di fortuna anche l’amore. Il gioco del sesso mediato da internet finisce per togliere gran fascino alle relazioni umane. Paradossalmente, il fatto che sia tanto facile trovare “affinità elettive”, restringe ed impoverisce le potenziali abilità sociali.
L’esploratore ed il ricercatore di anime, curioso e coraggioso, impavido e pieno di creatività si sta trasformando in un bradipo da branda.
Come sostiene Z. Bauman in “Vite che non possiamo permetterci”, difficilmente si potrà trovare l’amore vero attraverso l’inserto “A.A. Amore… cercasi” come se fosse un oggetto smarrito.
L’Amore con la “A” maiuscola non ha a che fare con batticuori improvvisi e sbandate allucinanti. E’ piuttosto il prodotto di uno sforzo lungo e faticoso soggetto a battute d’arresto, a difficili compromessi e grande abnegazione.
Quasi mai la persona che abbiamo al nostro fianco è il nostro “tipo ideale”. Ciò che si può fare è scommettere su un destino incerto che non è alla portata di tutti perché solo chi ha coraggio e pazienza può raccogliere i frutti più dolci di questo albero.
Alla domanda: il mio è amore vero? È quello che cercavo?
Tornando a Bauman, ci suggerisce che la probabilità di trovare ciò che si cerca si avvicina di più se dedicheremo più attenzione alla condizione del mondo e di noi stessi nel mondo. “ L’amore è comunione tra due esseri unici. Ma i pensieri, le speranze e i desideri di chi ama riguardo al proprio amore non sono affatto unici. Sono, anche, un fatto generazionale: dipendono anche dalle esperienze, gioie e delusioni, attrazioni e fobie di una generazione, da ciò che è al centro della sua attenzione e dalle sue distese di indifferenza.”
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