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La visione del film di E. Rohmer, uscito nel 1972, mi ha ispirato queste parole, più prosaiche che poetiche. Il film tocca un aspetto del rapporto di coppia che per molti uomini, a volte, è davvero complicato affrontare.
Quando passa una donna per strada è il profumo di un’avventura impossibile che, a volte, si sente nell’aria che brilla nel sole. Una bruna e una bionda, come frasi captate in treno, camminano per scomparire per sempre, nella folla stanca del pomeriggio cittadino. Passa un’altra donna: dentro di lei un’altra vita, una storia bella o tragica da raccontare, un modo unico di baciare, amare e piangere, e poi più nulla, se non il suo tenue ricordo che scompare subito nella caligine della dimenticanza. Quell’altra che sorrideva guardando la vetrina ha forse sfiorato il mio sguardo primitivo, ma s’è voltata per sussurrare al telefono una frase che non ho sentito e che mai sentirò. Quella che rabbuiata conduceva un cane minuto galleggiava nelle sue anche immense e trasmetteva immagini sfuocate di trasgressione pomeridiana, assieme all’idea di donna del focolare mattina e sera. Quella che spingeva una carrozzina nel parco giocava con i capelli biondi tinti di nero, e lanciava al vuoto sguardi carichi forse di voluttà, promettendo gravidanze gratuite a chi avrebbe saputo rapirla. Sono le donne degli altri quelle che scivolano sui marciapiedi: per un istante lanciano sguardi languidi che nell’immaginazione poligamica diventano messaggi per un’avventura fugace, tra il sole del dopopranzo e l’aperitivo del tramonto. Chissà se esiste la donna che sappia donare tutto e subito, che ogni giorno rinnova la passione e i sensi di colpa, che fiorisce il pomeriggio e appassisce la sera, senza pretendere mai nulla, se non l’amore dell’istante. L’amore il pomeriggio?
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