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L'Anacoluto deve tornare non venire

Da Gio65 @giovanniparigi

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Ho temporaneamente cancellato questo articolo perchè ieri sera tardi ho finalmente capito l'arcano. Sì, è una traduzione poetica che deve essere letta così ;"La città e il santuario distruggerà (pausa) il popolo di un principe che verrà" Se non vi viene questa illuminazione non riuscirete a capire come mai nella versione italiana della Bibbia ebraica Dn, 9,26 il senso sia coletamente l'opposto di quello riposrtato della altre edizioni. E' impossibile.

Un mio amico con quattro lauree, dico quattro lauree, di cui una in teologia e una in filosofia ha capito come me. Questo prova che uno deve decriptare il versetto, altrimenti non ci si raccapezza. Ovvio quindi che abbia fatto notare l'assurdo. Di Daniele si è detto di tutto e l'esegesi attuale l'ha ridotto a un personaggio leggendario, le cui profezie sono post evento, cioè fatti presentati come profezie. Visto che la profezia concentra lo sguardo sul 70 d.C. cioè l'anno della distruzione del tempio e di Gerusalemme da parte di Tito, cosa che fa di quelle parole una vera e propria profezia e non pour parler post evento, non credo alla storiella della traduzione poetica.

Credo piuttosto che di fronte alle scemenze del Daniele leggendario, smentite da questo versetto (s' perchè se non ricordo male  si scrive che il libro di Daniele sia stato scitto nel periodo maccabico, per cui  essendo questa profezia proiettata nel 70 d.C. sarebbe egualmente profetico in quanto i Maccabei vengono molto prima temporlmente), si sia voluto mascherare la realtà dei fatti, la reatà della profezia, ricorrrendo a una traduzione poetica che ribalta completamente la percezione del pensiero di Daniele. Non credo un caso che si sia ricorso allo stile delle terzine dantesche (il versetto suona e va letto come la famosa terzina dantesca "La bocca sollevò dal fiero pasto quel peccator") per proporre un testo nel duemila. Troppo strano. Per cui lo ripubblico sperando che l'ironia che contiene faccia sorridere qualcuno di voi.   

)

Come alcuni ricorderanno nel post  Lettera a Riccardo Di Segni ho parlato circa la problematica traduzione che offre la versione italiana della Bibbia ebraica edita dalla Giuntina e curata da Di Segni. Chi vuole capire con maggior precisione apra il link, gli altri leggano la brevissima sintesi che ne faccio.

eDi Dn. 9,26 solitamente si legge il senso e la traduzione esatti, cioè "il popolo di un principe che verrà distruggerà la città e il santuario" Bene, questa è la traduzione esatta e corrispondente al pensiero di Danile. Nella Bibbia ebraica di Dn. 9,26, versione italiana, il versetto diviene invece "la città e il santuario distruggerà (non è un mio errore c'è proprio la terza persona plurale nonostante i due soggetti) il popolo di un principe che verrà". Capite da soli che  un letture comune intende l'esatto contrario di quanto il profeta voleva dire o ha detto.

Ho chiesto in vari forum, anche in quello ebraico ma nessuno ha risposto, il perchè di una traduzione che stravolge completamente il testo e posso dire che le spiegazioni sono tre, tutte diverse. Ovvio che se fossero state univoche la colpa sarebbe anche della mia ignoranza, anche se chi traduce dovrebbe tener presente le capacità di comprensione del testo di un lettore medio.

Partiamo dalla prima spiegazione che tira in ballo la poesia nonostante che siamo in presenza soltanto di una pessima prosa. In sostanza si afferma che Di Segni, o chi per lui, ha voluto rispettare la poesia del testo. In pratica ha reso a noi lettori un testo così poetico, ma così poetico che si capisce l'esatto contrario di quello che c'è scritto nel versetto originale. Insomma siete avvertiti: la poesia, innamorati o corteggiatori, fa brutti scherzi perchè se volendo far colpo sull'amata gli dite ti amo in poesia quella potrebbe capire l'esatto contrario e lasciarvi laddove siete. Non si scherza con la poesia, con la poesia non si dice ti amo.

La seconda interpretazione invece tira in ballo la retorica e attribuisce la brutta traduzione all'anacoluto. Sì, il traduttore ha voluto creare un periodo volutamente confuso per creare un effetto in chi legge. Oggettivamente c'è riuscito perchè uno rimane molto perplesso, specie se conosceva tutte le altre traduzioni che rendono un testo completamente diverso, direi opposto. Dunque, tirando in ballo l'anacoluto, si è voluto scrivere un periodo volutamente confuso, l'esatto contrario di ciò che fu il 70 d.C., anno a cui fa riferimento esplicito la profezia in questione, che tutto fu tranne che confuso. Quello fu un periodo chiarissimo, esemplare, divino direi in cui con un solo colpo d'occhio capisci cosa è succcesso e perchè. Che legnate si presero a Gerusalemme! E sai quando si prende una legnata non si può star lì a chiedersi :"Ma sarà un anacoluto? Mi farà male o no? E' venuta da destra o da sinistra?" No, no una leganta fa subito male e conviene capire subito che aria tira perchè di legnate si muore. Nel caso di Gerusalemme, poi, si muore anche giustamente perchè se si è messo in croce l'Anacoluto e siamo andati sotto la croce a sbeffeggiarlo dicendo: " Se sei tu l'Anacoluto, scendi dalla croce e ti crediamo" se l'Anacoluto s'incazza ha ragione.

Giungiamo ora alla terza spiegazione che merita veramente di essere copyncollata.

A) "Io non vedo né errore né manomissione. Nella traduzione curata da Di Segni, abbiamo una disposizione marcata OVS senza pronome clitico di ripresa il che potrebbe creare in generale qualche difficoltà in italiano per la possibile confusione O/S.

B) La traduzione di quel verso nella versione di Di Segni in effetti è brutta da un punto di vista della lingua italiana, che in genere non usa scrivere a quel modo se non nei testi poetici o arcaici.


Tuttavia la traduzione non è sbagliata: il verbo "distruggerà" è al singolare e appunto ti dice che il suo soggetto è "il principe" e non "la città e il santuario". D'altra parte a questo ti guida anche la logica e il contesto.
In greco è frequentissimo (per svariate motivazioni) trovare prima il complemento oggetto e poi il soggetto posto dopo il verbo e trovare persino il verbo al singolare con soggetto plurale (schema pindaricum e robe del genere), essendo tale lingua flessiva è univocamente determinato chi è soggetto e complemento oggetto anche a livello morfo-sintattico (non così in italiano, che non è una lingua flessiva).

Ecco e io che vado in libreria a comprare una Bibbia per soddisfare una legittima sete di conoscenza devo trovarmi passi tradotti in maniera tale che, per raccapezzarmi, occorrerebbe una nota di 4 pagine affinchè non capisca l'esatto contrario di quello che in realtà direbbe il testo? Chi ha tradotto, chi ha curato la traduzione non ha tenuto conto dei lettori? E poi rimane sempre il dato storico che facilità molto la traduzione: nel 70 d.C. Gerusalemme e il tempio furono distrutti da Tito principe di un popolo che verrà" come dice Daniele. Questo avrebbe dovuto guidare verso una traduzione molto più semplice perchè le ambiguita del testo erano fugate dalla realtà storica. Insomma tutto il contenuto predittivo di Dn 9,26 si era esaurito con il massacro di Tito e il tempio incendiato, mentre leggendo la versione italiana della Bibbia ebraca sembra quasi che tale contenuto si proietti in un futuro tutto da realizzarsi, secondo il quale saranno città e santuario a distruggere il poplo di un principe che verrà".

Penso che tutto questo casino di traduzione non sia dovuto al caso, ma sia voluto. Si è usato il grimaldello della poesia, della retorica (anacoluto) e della frase stilisticamente ricercata e complessa per far sì che il senso immediato e in fondo semplice del versetto fosse percepito esattamente al contrario. Insomma una versione ebrea di Daniele, secondo cui la profezia di riferimento è cosa a venire. Mi dispiace , il 70 d.C. è passato da quasi due millenni. ma qualcuno, assurdamente, non se ne accorto e aspetta ancora l'Anacoluto. Guardate che se non cambiate atteggiamento saranno altre legnate che, come ho detto, non sono eleganti forme retoriche come gli anacoluti, quelle fanno male, talvolta ammazzano.


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