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L’anima intollerante di Nichi Vendola

Creato il 04 maggio 2012 da Nicola Spinella @ioparloquantomi

La politica perde colpi anche a sinistra, il leader di SEL parla con disprezzo delle “minoranze” che lo contestano fuori dal palazzo della provincia di Taranto. Pessima figura del governatore pugliese, da molti indicato come futuro candidato premierL’anima intollerante di Nichi Vendola

A sentir quello che si dice, verrebbe da prendersela con il tipografo che ha stampato quel manifesto: Nichi Vendola diverso? A giudicare dalle cronache, è lecito muovere seri dubbi in merito. E non parliamo sempre di sessualità e tendenza, che dei gusti sessuali dei politici non abbiamo tempo di interessarci. Purtroppo il governatore della regione Puglia si rivela simile a tanti altri uomini di potere, non solo nel modus operandi che potrebbe (il condizionale è d’obbligo, le indagini non si sono ancora concluse) aver ispirato il concorso in abuso d’ufficio per il quale è indagato dalla procura di Bari, relativamente alla nomina di un primario.

No, non parliamo di guai giudiziari o di gusti sessuali. L’accaduto, in occasione di un comizio tenutosi per sostenere la ricandidatura del sindaco uscente, ha dell’ increscioso,  perché proviene da chi ha sempre difeso le minoranze, facendone attivamente parte e portandone con fierezza la bandiera.

Vendola è a Taranto, per sostenere la ricandidatura di Ezio Stefàno. I manifestanti sono decisi a far sentire la propria voce, presumibilmente di senso contrario alle politiche di sviluppo  che stanno condannando Taranto all’inquinamento ed ad una mortalità (causa tumore) ben sopra la media nazionale. Chi protesta rifiuta ogni etichetta, ma gli organizzatori della manifestazione preferiscono correre ai ripari: decidono infatti di spostare l’incontro elettorale in una sala dell’amministrazione provinciale, evitando ogni potenziale conflitto con le voci di dissenso. In campagna elettorale è meglio evitare il ripetersi delle proteste che hanno fatto vittime illustri negli ultimi giorni, dall’entourage leghista al comizio di Crema, per finire al sindaco di Torino, Fassino.

Gli alti gradi del SEL decidono di ripiegare nel palazzo del Governo, ma non c’è scampo per chi vuole sottrarsi alla protesta: un gruppo di circa trenta manifestanti espone i propri striscioni contro l’amministratore pugliese colpevole, secondo il loro modo di leggere le vicende, di “svendere” la città (il gioco di parole “Svendola città” riportava una $ prima del cognome del governatore, n.d.r.) alle aziende che inquinano aria e territorio (ILVA su tutte).

Saltano i nervi: il governatore si lascia andare ad una dichiarazione che lascia ben poco spazio ad equivoci e che non ci saremmo aspettati da un paladino delle libertà. Apostrofa i cittadini riuniti nel comitato “Assemblea popolare
Taranto” con un odioso “fascistelli”, senza preoccuparsi minimamente delle rimostranze civili di quel gruppo di elettori. Già, perché quando temi qualcuno e vuoi provare a denigrarlo, basta dargli del fascista.

Secondo il presidente della regione Puglia invece, chi contesta la sua linea d’azione non può che essere fascista. Ma Nichi è magnanimo, lui e la sua cricca consentono “anche alle minoranze di protestare e vivere in città”. Ridimensiona le affermazioni, cerca di ricondurle al candidato di segno opposto, Angelo Bonelli, forestiero che racconta una città che non conosce.

Non è stato Borghezio a pronunciare quelle parole, né Marie Le Pen, né un fascista della prima ora:  sconvolge la durezza dialettica, i sottintesi che non lasciano presagire esattamente un background democratico nelle parole del leader di Sinistra ecologia e libertà. A ben vedere infatti, di sinistra ce n’è poca, di ecologia manco l’ombra, di libertà quella che Nichi vorrà concedere. 

Viene da chiedersi come sia possibile che chi ha vissuto sulla propria pelle la discriminazione, possa parlare a quel modo in direzione di chi si oppone (legittimamente) ad un modo di intendere le cose.

Anche Vendola è caduto nel calderone, anche Vendola manca di rispetto per gli avversari. Nei suoi manifesti si definisce diverso. Ne siamo sicuri? Diverso da cosa? Per ora si è limitato a rivelarsi identico a buona parte della classe dirigente. E  di quella presunta diversità cui fa riferimento il manifesto, non ci interessa molto: non sono certo i gusti sessuali a farci preferire un amministratore ad un altro. Per ora è questa l’unica diversità che gli si possa riconoscere.


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