Il colpo di coda del governo Monti è un decreto attuativo, d'una iniziativa legislativa in realtà della fu Ministra Gelmini (la stessa che aveva abolito lo studio degli scrittori "terroni" dai programmi scolastici dell'ultimo anno) che ha dell'incredibile.
Come denunciano gli studenti della rete delle Conoscenza «A tutti gli studenti e le studentesse con reddito Isee superiore ai 14.300 euro - concludono gli studenti - sarà negato l’accesso al bando per l’erogazione delle borse di studio nel Sud Italia! Al Nord ed al Centro, invece - proseguono gli studenti - i limiti massimi saranno rispettivamente di 20mila e 17.150 euro Isee. Ciò rappresenta la volontà di danneggiare ulteriormente gli studenti del Sud»
Dalle gabbie salariali siamo passate alle gabbie universitarie.
Questo ridicolo provvedimento si basa sul falso assunto che al Sud la vita costi meno e finisce, ancora una volta, per favorire una emigrazione coatta dal verso il nord del paese, privando di forze vive ed intelligenze il Mezzogiorno.
Acceso e vivace il dibattito che le associazioni studentesche e meridionaliste stanno sviluppando.
Le “gabbie territoriali” per le borse di studio universitarie leghiste sono un affronto alla realtà, al diritto allo studio e alla Costituzione. Unione Mediterranea, il movimento meridionalista coordinato da Marco Esposito e che ha come portavoce Lino Patruno, critica in modo netto il progetto presentato dal ministro dell'Università Francesco Profumo e che giovedì sarà discusso dalla Conferenza delle regioni.
Il ministro ligure, già noto per aver predisposto un bando sulle smart cities indirizzato al Nord Italia, ha messo a punto un meccanismo che prevede la concessione delle Borsa di studio universitarie a condizioni di favore al Nord, studiando soglie di reddito familiare differenziate. La proposta del ministero è che le Regioni del Nord possano assegnare la borsa di studio a famiglie con un reddito Isee inferiore a una soglia stabilita nella fascia 19-21mila euro; mentre la soglia scende a 17-18,5 mila euro al Centro e a 14,5-16 mila euro al Sud. In pratica una famiglia con 18.000 euro di reddito ha diritto alla Borsa di studio universitaria se vive in Lombardia o in Veneto, mentre perde tale diritto se vive in Campania o in Puglia.
La logica che si nasconde dietro questo attacco alla pari dignità dei cittadini è che il costo della vita sia differente e più alto al Nord rispetto al Sud. In realtà il minore costo della vita al Sud è solo apparente. Intanto il reddito familiare andrebbe standardizzato per il numero di componenti, perché un conto è vivere in tre con 18mila euro e un altro in quattro. Poi si dovrebbe tener conto del livello dei servizi offerti al cittadino (notoriamente inferiori per quantità e qualità nel Mezzogiorno). Infine andrebbe identificato un criterio di comparazione dei prezzi omogeneo. L'Istat, infatti, tiene sotto controllo il prodotto più venduto per ogni tipologia compresa nel paniere, ma il prodotto più venduto può essere di qualità diversa proprio per i diversi livelli di reddito sul territorio. Sul sito del ministero dello Sviluppo economico c’è un osservatorio prezzi città per città che riporta l’avvertenza che i prezzi citati non consentono confronti corretti. Il pacco di spaghetti può apparire più caro a Milano rispetto a Bari semplicemente perché il prodotto più venduto è di qualità diversa nelle due città. Se si confrontano non i prodotti più venduti bensì i medesimi prodotti il risultato cambia. Una società che fa indagini di mercato, la Nielsen, ha messo a confronto 120 mila prodotti identici – alimentari, bevande, igiene personale, pulizia casa – venduti nei supermercati. Ebbene, fatto 100 il costo di un carrello della spesa in Italia, il prezzo effettivo è 98,50 in Lombardia e 101,50 in Campania, 104,60 in Calabria.
La realtà è che chi fa la spesa nel Mezzogiorno ha redditi più bassi e si accontenta di prodotti di minore qualità. Riceve inoltre servizi di inferiore qualità. E adesso rischia di perdere il diritto alla Borsa di studio per gli studenti meritevoli.
Insomma nei fatti e senza pudore una vera e propria discriminazione.
E continuate a chiamarlo vittimismo?