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L’Aquila, l’Europa chiede conto

Creato il 05 novembre 2013 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

showposterNuova edizione del TGLa7 cronache che punta l’attenzione sull’Aquila.

Come sono stati spesi i fondi della Comunità europea dopo i terremoto di 4 anni fa?

È la domanda, contenuta in un dossier della Commissione controllo del bilancio di Bruxelles, dopo 3 anni di indagini che sarà presentato a breve all’Europarlamento. Un rapporto minuzioso e puntiglioso che denuncia qualcosa che non ci sorprende troppo.

Un atto di accusa nei confronti della ricostruzione.

Case prefabbricate acquistate a prezzi esorbitanti, costi gonfiati dagli appalti, presenza della criminalità mafiosa.  In alcuni casi i costi sono lievitati del 158% in più rispetto ai prezzi del mercato. Si parla di sprechi e di infiltrazioni maf

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iose e per non farci mancare nulla anche di frode.

Il deputato europeo danese Soren Sondergaard membro della Commissione Conti, che controlla come viene speso il bilancio dell’UE,  ha scandagliato l’Abruzzo per verificare le denunce della corte dei conti di Lussemburgo che aveva espresso diverse perplessità sull’uso dei 493 milioni del fondo di solidarietà europeo stanziato per il terremoto del 2009 e destinati alla case dei senza tetto.  Ma…ci sono 15mila sfollati e un nuovo inverno in arrivo.

Mentre ruspe e betoniere ancora si muovono nelle aree terremotate, l’inviato danese analizza ogni singola spesa scoprendo che il calcestruzzo è stato pagato 4miliardi in più del previsto e i  pilastri di cemento sono costati 21miliardi di euro in più. Costi lievitati sotto l’ombrello dell’emergenza.

Un passepartout che consente alle ditte appaltatrici di ottenere molto di più di quanto preventivato. Ma nonostante i prezzi esorbitanti, la qualità delle costruzioni, secondo il rapporto Ue, lascia a desiderare.

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 Sondergaard afferma di aver studiato la questione L’Aquila per tre anni e di aver scoperto che la Commissione di controllo del bilancio di Bruxelles ha messo tutto nero su bianco. “I fondi europei sono stai dati per la realizzazione di abitazioni provvisorie, i soldi sono stati spesi male” – dichiara, i moduli del programma MAP sono in materiale scarso, hanno impianti difettosi, l’intonaco è infiammabile tanto che un intero complesso abitato da 54 famiglie è stato evacuato perchè insalubre e pericoloso. Anche le costruzioni delle 185 palazzine realizzate alla periferie dell’Aquila registrano il progressivo degrado degli edifici poco dopo la loro consegna. Impianti di riscaldamento rotti e  perdite d’acqua.

Ma le falle denunciate stanno anche nell’uso disinvolto del sub appalto da parte della protezione civile e in omissione di controllo che hanno favorito infiltrazioni della crimininalità e delle mafie. Un intero capitolo di subappaltatori che non avrebbero il certificato antimafia obbligatorio. Una delle 15 i

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mprese appaltatrici avrebbe ospitato anche un latitante e parte dei finanziamenti sarebbe finita a società con legami diretti o indiretti con la criminalità organizzata.

Omissioni di contollo che il deputato rimprovera senza mezzi termini anche alla Commissione di Bruxelles.

Una bomba a orologeria pronta ad esplodere. L’Italia rischia di dovere rimborsare parte dei milioni ricevuti.  Il dossier dell’eurodeputato danese ricorda la raccomandazione della Corte di giustizia: esigere dall’Italia il rimborso dei fondi europei  “in caso, nel futuro, derivasse profitto dai progetti finanziati dall’Ue”. Infatti le normative comunitarie prevedono che i finanziamenti provenienti da Bruxelles non debbano “generare reddito”. Ma nelle nuove costruzioni de l’Aquila è previsto che, più avanti, si paghi l’affitto. Se così sarà, l’Italia dovrà restituire 350 milioni dei 494 ricevuti dopo il sisma.

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E come se non bastasse, la ricostruzione non ha toccato il centro storico, dimenticato e abbandonato da un paese che sembra aver perso anche la speranza di saper conservare e valorizzare i propri beni culturali.


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