Un corteo dell'Arcigay in centro a Ravenna
Mentre sta per essere discussa in parlamento la legge contro l’omofobia e dopo un caso denunciato in un istituto ravennate (vedi approfondimenti in fondo all'articolo), dall’Arcigay Frida Byron di Ravenna arriva una proposta al mondo delle scuole. Quella di sollecitare chi le dirige a definire un codice di comportamento contro la discriminazione e il bullismo «che contempli – ci scrivono dopo un lungo colloquio via mail – anche l’omofobia e la transfobia».Un codice che dovrà regolamentare «la gestione, la repressione e la registrazione di tutti gli incidenti discriminatori e di bullismo che avvengono, al fine di salvaguardare salute, benessere e diritto allo studio di tutti gli studenti (in Inghilterra è obbligo di legge dal 2007, ndr)».Senza un formale codice di comportamento, sottolinea l’Arcigay, «si lascia la gestione degli incidenti alla buona volontà dei singoli insegnanti, senza fornire loro i necessari strumenti». In questi codici di comportamento dovrebbe essere vietato, per esempio, «l’uso di qualsiasi tipo di linguaggio omofobo, come chiamare qualcuno gay – scrivono ancora dal Frida Byron – o peggio “frocio” per prenderlo in giro. Il motivo del divieto è che studenti e studentesse transessuali o omosessuali (che sono in ogni scuola!), vengono offesi, anche solo indirettamente, da tale linguaggio, perdendo la propria autostima, l’interesse a frequentare, il profitto negli studi. Nei casi peggiori si ritirano, perciò consentire un clima omofobo nelle scuole è una chiara violazione del loro diritto allo studio: nel rispetto della nostra Costituzione le istituzioni sono obbligate a rimuovere tale ostacolo». In altri paesi, come appunto l’Inghilterra, se la scuola non è dotata di apposite procedure interne di controllo e disciplina che limitano l’accadere di incidenti omofobi e ne evitano il ripetersi, l’azione legale arriva a chiedere il risarcimento dei danni materiali e morali all’istituto stesso, che non potrà rivalersi sull’insegnante. «Come Arcigay – è il commento del Frida Byron – auspichiamo che anche in Italia i tribunali inizino a rimborsare alle vittime i danni psicologici provocati da queste persone ignoranti e inconsapevoli». Uno dei problemi più gravi della discriminazione omofobica, spiegano dall’Arcigay, è che a differenza della discriminazione razziale (in cui il ragazzo di colore, per esempio, si sente emarginato nella società ma torna in una famiglia accogliente) il ragazzo omosessuale può trovarsi ad affrontare l’omofobia anche all’interno della propria famiglia». Anche a Ravenna, ci dicono, ci sono e ci sono stati ragazzi e ragazze scappati da casa perché rifiutati dalla famiglia di origine. Alcuni di loro hanno anche tentato di suicidarsi.
I CONTATTI. Per quanto riguarda la discriminazione per identità sessuale nel mondo del lavoro, oggi ci sono apposite leggi di tutela. L’Arcigay Frida Byron è antenna della Rete Antidiscriminazione della Regione e della Rete Nazionale Arcigay «ed è perciò competente e disponibile – ci tengono a rendere noto i membri dell’associazione – a raccogliere ogni segnalazione per guidare le eventuali vittime nel percorso di salvaguardia dei loro diritti». Contatti: www.fridabyron.org (anche su facebook), 338 2196966 e 333 6117894.
PARLA LA VITTIMA: «QUELLA PROF DICE CHE I GAY
SONO MALATI E FINIRANNO ALL'INFERNO»
di Luca ManservisiHa lasciato la scuola un paio di mesi in anticipo. Si è ritirata forse per i risultati scolastici, forse, come ammette anche lei, per quello che sarebbe successo in classe, durante l’ora di religione, in un istituto superiore della provincia di cui non facciamo il nome per tutelare la ragazza.>> segue
Fonte:http://ravennaedintorni.it/Home/L_Arcigay_Ravenna_chiede_un_codice_contro_l_omofobia_nelle_scuole/15919/79.aspx