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L’arte perduta di non lamentarsi

Creato il 07 settembre 2011 da Margheritadolcevita @MargheritaDolcevita

Perduta da me. Perduta chissà dove. Come quelli che dicono che devono andare in India a ritrovare loro stessi e io non capisco, se si sono persi a Mondragone perché pensano di ritrovarsi a Calcutta? Comunque sì, perduta. La sto cercando, anche se penso di non averla mai avuta, ma almeno ho il buongusto di cercarla nella mia beloved bassa (BB!) e non in nel tempio di Angkor Wat (che è in Cambogia e non in India, lo so, GeoChallenge è un passatempo molto utile).

Il problema è che io passerei la vita a lamentarmi. Un tempo avrei detto che non me ne rendo nemmeno conto, ma in realtà ora ne sono consapevole. Io trascorrerei le giornate a piagnucolare, a vomitare addosso al mondo intero i miei dubbi, le mie paure, le mie litanie lamentose e potenzialmente mortali, sono la regina dell’autocommiserazione. Sto facendo un enorme sforzo per non farlo e so che quelli che interagiscono con me quotidianamente forse non se ne sono nemmeno resi conto (SadAss in primis, porello, lo ammorbo senza tregua, avessi la certezza che mi ascolta sarei persino dispiaciuta per lui), però è dura la vita senza potersi lamentare. Ecco l’ho detto. Lagnarsi dovrebbe essere un obbligo morale. Non serve a niente, non risolve i problemi, è probabilmente la cosa più inutile del mondo dopo lo snocciola-ciliegie, eppure è una cosa che mi serve. Me ne devo privare perchè obiettivamente fossi al posto del mio interlocutore mi (cioè a me, a quella che si lamenta) sparerei seduta stante. Cioè alla prima faccetta triste bom, finita, ciao ciao, è stato bello, sì le giornate si sono accorciate così anche il tuo menisco dopo che gli ho sparato addosso.

Argomenti su cui desidero ardentemente lamentarmi:

  • peso/cibo
  • università
  • Festivaletteratura
  • salute
  • tutto

Ma me ne starò buona buona, zitta zitta, in attesa che passi (almeno che passi il Festival). Se mi lamento su una di queste cose siete autorizzati a boh? Ad insultarmi liberamente e a interrompere i contatti.

L’arte perduta di non lamentarsi



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