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La Politica, nella sua migliore definizione è "Arte e Scienza della Cosa Pubblica". Come a dire, creatività e praticità, sogno e reltà, progettualità e professionalità. Tutto queso forse l'Italia l'ha vissuto, nei limiti del tempo e delle circostanze, solo con la nascita della Repubblica, quando si è cercato di riscostruire un Paese sotto macerie materiali e morali. Negli anni, quello che è diventato la politica italina può essere riassunto nell'ondata inaspettata e travolgente dell'ultimo voto-tsunami. Un'ondata che è sembrata la fine della vecchia politica, col suo carico distruttivo di cieca protesta e il suo carico creativo di sincera voglia di cambiamento.
In realtà da subito si è avuta l'infausta sensazione che la politica italiana sia sia cacciata in quella particolare situazione che nel gioco strategioco degli scacchi, è definita STALLO. La partita è destinata a bloccarsi perchè non sono possibili "mosse legali" per continuare.
Il voto italiano ha espresso quattro figure di un gioco che ci ha portato all'attuale situazione di stallo.
Innanzitutto Grillo, vincitore morale pur non candidato portando in Parlamento la prima forza politica del Paese; Berlusconi, non designato Premier ma vero rappresentante di un Centrodestra compatto attorno al suo Capo,che ha avuto una miracolosa rimonta e solo per un soffio non ha superato il Centrosinistra rappresentato da Bersani, ufficiale candidato Premier dopo la vittoria delle Primarie; ultima figura, un altro non candidato, senatore a vita e ancora Premier in carica, Monti a rappresentare un Centro dissolto dal volto popolare.
Dunque, a rigor di logica se non di arte, pe la forza numerica la maggioranza relativa è nelle nami di Bersani che è tuttavia un vincitore sconfitto. Vincitore sconfitto perchè non ha una maggioranza possibile in uno dei rami del Parlamento, il Senato della Repubblica.
Bersani, finalmente consapevole della inconsistente e poco chiara campagna elettorale svolta, da subito ha presentato un programma con dei punti, tutti da precisare e contingentare comunque punti forti, in grado di stanate Grillo, echiedere al suo "movimento" eletto, il dovere di una scelta altrettanto chiara e responsabile- La forza credibile di Bersani, almeno nella sua formula, si è espressa con l'idea che non è possibile più, per tutti, una responsabilità senza cambiamento. La scelta di Grillo e Casaleggio, condivisa non sappiamo quanto con intima convinzioene, da tutti gli eletti Cinquestelle, è stata quella di non dare la fiducia a nessuno partito. E dunque senza una fiducia, un nuovo Governo in grado di far uscira l'Italia dalla preoccupante e rischiosa situazione in cui è precipitata, con delle leggi capaci di dare una svolta in postivo, non è praticabile. Qualel l' altrenativa che rimane? Quella di un Governisimo, un'allenza tra l e forze rappresenatte dalle due B, Bersani e Berlusconi, come a dire due forze che non possono mai portare insieme una scelta radicale di rinnovata politica. Per paradosso, proprio chi ha urlato nele piazze il cambiamento con lo slogan "Tutti a casa", Grillo, coltiva il sogno di un Governissimo, ultimo alibi per continuare una protesta permanente, in graddo di spacacre innanzitutto l'unoco partito veramente strutturato, il Pardtito democratico, e poter giocare la carta dell'inciucio nelle prossime non lontane elezioni anticipate.
Se questo scenario apocalittico dovesse risultare esatto, l'ultimo "messaggio" in Rete di Grillo è stato infatti " Al suicidio assistito meglio un salto nel buio!", le prossime elezioni potrebbero risultare una negativa sorpresa a cominciare proprio dai "Cinquestelle".
L'errore imperdonabile che Grillo e i suoi eletti finora hanno fatto, attraverso la loro astratta intrandsgenza morae e politica, è stato quello di non cercare una vera mediazione con chi li ha votati: un popolo rimasto ancora senza voce e senza ascolto.
A questo punto, chiareza democrativa vuole che Bersani si giochi con coraggio la sua ultima carta, nel caso di un incarico, comunqui dovuto. Un esempio di coraggio e di novità bisogna darlo subito, con l'elezione dei Presidenti delle due Camere, si spera con volti nuovi e inattacabili.
Una legislatura destinata a durare poco non deve puntare a un gioco scontato di scelte.
E' nella elezione del Presidente della Repubblica semmai che bisogna coinvolgere le forse per un nome di prestigio e garanzia istituzionale, punto di vero equilibrio per il prossimo futuro.
Un none assolutamente non spendibile attraverso i vecchi apparati.
Lo stallo, nel gioco degli scacchi, finisce in "patta", cioè alla pari, senza un vincitore.
La politica, come "arte e scienza della cosa pubblica", non ammette il riprendere la partita , come se niente fosse accaduto.
Antonio Miredi
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