Quando da bambini ci si sentiva chiedere «Cosa vuoi fare da grande?», le risposte erano numerose: chi il pilota di formula uno, chi il
Luca Parmitano insieme a Karen Nyberg e a Fyodor Yurchikhin si imbarca sulla Soyuz per arrivare alla ISS
(Foto Nasa)
pompiere, chi quello che fa il babbo, chi il Papa – strano ma vero – e nella lista compariva spesso l’astronauta. E c’è qualcuno che l’astronauta lo è diventato per davvero. Luca Parmitano è fra questi.
Parmitano, Maggiore dell’Aeronautica Italiana, è un astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea (l’acronimo inglese è ESA) che ieri sera è stato letteralmente spedito in orbita insieme ad altri suoi colleghi, Karen Nyberg, ingegnere di bordo della NASA, e Fedor Yurchikhin, comandante russo della missione. I tre sono partiti alle 22:31 di Roma a bordo del vettore Sojuz TmA-09M dalla base di lancio più utilizzata del mondo, il Cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan, dove partì anche Jurij Gagarin nel 1961. La missione iniziata ieri – e già terminata – si chiama «Expedition 36-37» ed ha avuto come obbiettivo quello di «traghettare» gli astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale in un tempo minore di quello ordinario: non occorreranno più 48 ore bensì solo sei. Sulla International Space Station ogni astronauta avrà il proprio compito specifico, la propria sub-missione. Quella affidata a Parmitano è stata chiamata «Volare», proprio in onore della canzone di Modugno, per celebrare quella che è la prima «lunga» missione, sei mesi, dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI); «Volare» è nata da una collaborazione fra la NASA e l’ASI, a seguito della fornitura italiana di sofisticati moduli spaziali.
Il Maggiore dell’Aeronautica starà ben 178 giorni in orbita e dovrà condurre numerosi esprimenti scientifici, più di venti, fra i quali la sperimentazione di una nuova tipologia di carburanti e lo studio dell’aria, con delle sofisticate apparecchiature, mirato a ridurre l’inquinamento atmosferico. Ma Parmitano si occuperà anche di lavori di manutenzione dei moduli spaziali della ISS con due «passeggiate spaziali» mai fatte prima d’ora da un italiano.
Chissà come deve essere spaventosamente strabiliante essere lassù, nel silenzio, vedere sorgere il sole ogni 90 minuti.
Articolo di Stefano Rossa.