La sfida tra Berlusconi e la magistratura tiene in scacco il Paese da troppi anni e sta raggiungendo il suo apice in questi giorni. Oggi i PM di Napoli hanno chiesto il giudizio immediato per Lavitola, De Gregorio e Berlusconi e il Tribunale di Milano ha inviato una nuova visita fiscale dal Cavaliere cecato ricoverato al San Raffaele. I berluscones hanno risposto con una manifestazione prima davanti e poi dentro il Palazzo di Giustizia meneghino.
Se prima delle elezioni era comprensibile la strenua strategia di procrastinare le eventuali condanne, ora la domanda è lecita: perché Berlusconi vuole ritardarle in tutti i modi?
Il processo Ruby è alle battute finali: oggi era prevista l’arringa finale dei PM Boccassini e Sangermano. Dopo la visita fiscale, è stato concesso il legittimo impedimento e il processo quindi slitta. Quando apriranno le Camere, poi, trovare un legittimo impedimento sarà molto più facile.
Si gioca tutto sul filo dei giorni. Venerdì si insedierà ufficialmente il nuovo Parlamento e inizieranno i giochi per le elezioni dei Presidenti delle due Camere. È stata buttata lì la voce di un Berlusconi Presidente del Senato: avrebbe l’immunità. Ma è ovvio che un Berlusconi condannato per concussione e prostituzione minorile è un Berlusconi che non può ricoprire la seconda carica dello Stato (sarebbe condannato anche per rivelazione di segreto istruttorio e frode fiscale ma quella è acqua di rose).
Un Berlusconi dimezzato non avrebbe poi nessuna forza in sede di consultazioni quirinalesche per respingere un governo tecnico o ancora peggio, per lui, un governo senza PDL che avrebbe i numeri per fare, disgrazia delle disgrazie, una legge sul conflitto di interessi e sull’incandidabilità.
È una questione di tempismo: le sentenze, che sono inevitabili e probabilmente di condanna, devono arrivare il più tardi possibile. Magari quando si è già in un clima di campagna elettorale, così potrebbero essere bollate come attacco politico (e un terzo del Paese ci crede). Chissà nei prossimi giorni cosa si inventeranno Ghedini, Longo e Alfano pur di fermare la Giustizia e di non debilitare il potere di contrattazione di Berlusconi.
La sensazione è che si sia giunti al capolinea, ma non è dato sapere se trionferà il Cavaliere oppure la Magistratura.
Fonte: Dagospia