“Marrazzo ci ricasca”: è con questo titolo di apertura che si presenta in edicola Libero di martedì primo febbraio, dopo il consueto stop del lunedì. La notizia, se così vogliamo definirla, è che l’ex governatore della Regione Lazio sarebbe stato fermato dai carabinieri di Roma a un posto di blocco sulle strade della Capitale alla guida della sua Lexus 4000, con a fianco un transessuale sudamericano in regola con il permesso di soggiorno.
Dove sta la notizia, se non nel malcelato obiettivo di voler distrarre i propri lettori da ben più gravi vicende – nazionali e internazionali – riproponendo la vecchia storia del ricatto all’ex presidente della regione (per altro dimissionario, dunque non più in carica e tornato a essere un normale cittadino)? Nessun reato è stato infatti ravvisato dai militari capitolini: il fermo è stato eseguito per un normale controllo stradale, tanto che non è stata ravvisata alcuna infrazione né – di conseguenza – è stata comminata alcuna contravvenzione.
Già questi pochi tratti basterebbero a delineare l’ambiguità della scelta di Maurizio Belpietro, direttore responsabile del quotidiano, ma scorrendo ulteriormente la prima pagina spunta un’altra clamorosa anomalia: mentre il nord dell’Africa racconta di una situazione davvero escandescente, con milioni di cittadini di diversi paesi in strada per protestare contro i rispettivi dittatori e riprendersi quella libertà soffocata da troppi anni, in via Majno si decide di non dedicare nemmeno una riga alla rivolta dell’Egitto e alla delicatissima situazione mediorientale.
Non solo: emerge con chiarezza (e parecchio fastidio per la scarsa considerazione dell’onestà intellettuale dei lettori) l’esistenza di una vera e propria “doppia morale” del quotidiano di centro-destra. Se infatti per le vicende del premier Silvio Berlusconi, già formalmente indagato dalla procura di Milano per i gravissimi reati di concussione e prostituzione minorile, si erano levate alte le voci di dissenso degli opinionisti del giornale, secondo i quali le faccende private del Cavaliere non avrebbero dovuto interessare l’opinione pubblica né essere al centro dell’attenzione dei giornalisti per una questione di privacy, esattamente il contrario è successo per la vicenda Marrazzo, esposto nuovamente al pubblico ludibrio nazionale nonostante questa volta si trattasse di questioni e comportamenti strettamente personali (difatti non ha più cariche pubbliche) e, fino a prova contraria, non tali da infrangere alcuna legge dello Stato.
Ultima sottolineatura, ma non meno importante, quella della forte contraddizione tra l’edizione cartacea e il corrispettivo online: l’articolo “incriminato”, infatti, deve essere stato giudicato di pochissimo rilievo dalla redazione web della testata, che l’ha completamente ignorato (mentre, per prassi, il titolo d’apertura del giornale occupa uno spazio molto importante anche sulla home page) ed escluso addirittura dall’archivio, non risultando al momento della pubblicazione di questo post alcun riferimento al pezzo in questione – né a riassunti di altro tipo della vicenda – nella sezione di ricerca del sito. Solo grazie alla versione pdf del giornale, infatti, si riesce a risalire a quanto pubblicato (sotto un estratto):
Non appena la vettura ha accostato i militari, stupiti, si sono trovati davanti Piero Marrazzo. L’ex esponente del Pd era alla guida, ma non era da solo: accanto a lui era seduto un trans, con i capelli lunghi e castani, legati con una coda. E prima ancora che venissero richiesti i documenti ai due passeggeri, Marrazzo, barba incolta e abbigliamento molto casual, ha cercato di scusarsi, sfoggiando un insolito accento calabrese. Sperando forse, in questo modo, di non essere riconosciuto. Per lui, però, hanno parlato bene i documenti: quelli della Lexus, intestata all’ex moglie Roberta Serdoz, e la patente di guida con il nome, cognome, la data di nascita e la residenza dell’ex governatore. Marrazzo si è subito giustificato, dicendo che stava semplicemente accompagnando l’amica a casa.
Il viado, un sudamericano che ha un regolare permesso di soggiorno, infatti vive al Quadraro ma è stato fermato più volte su viale Giotto, in zona Piramide, dove il trans è solito attendere i clienti. Dal controllo, comunque, non è emersa alcuna irregolarità né penale né amministrativa nei confronti di Marrazzo, il quale aveva tutti i documenti in ordine, rispettava i limiti di velocità consentiti e manteneva un’andatura regolare. Però, come previsto nel caso di posto di blocco, i nominativi dei due occupanti della Lexus sono stati scritti, loro malgrado, nero su bianco sul brogliaccio, il pieghevole a cui i carabinieri hanno allegato una relazione di servizio dove sono riportati i fatti accaduti in quei pochi minuti.