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L’Emilia Romagna deve essere un posto speciale

Creato il 30 maggio 2012 da Simodisordina @simodisordina

“Compagni il gioco si fa peso e tetro” cantava Guccini, un emiliano, la coscienza popolare di un modo di fare, vivere, gestire socialmente la ricchezza, dividere il lavoro, modellare la società. Io amo profondamente l’Emilia Romagna e ciò che accade in queste ore mi rattrista e vivendo molti mesi l’anno da quelle parti mi preoccupa per le persone che conosco e che sono lì. Ma un terremoto è una cosa non gestibile, non controllabile, è più forte di ogni parola detta con il senno di poi. Quindi bisognerebbe tacere. Ma certe cose vanno dette lo stesso, comunque, per evitare di tirarle fuori post, nel disinteresse che tra poche settimane cadrà su tutta questa faccenda, come sempre è stato.

I crolli delle fabbriche e gli operai morti, buona parte dei quali non di nazionalità italiana, ci dicono che il gioco in Emilia Romagna si è fatto davvero “peso e tetro” e non solo per colpa del terremoto ma perchè il modello di sviluppo cooperativo che metteva al centro l’individuo e il lavoratore ha perso la sua strada. L’Emilia rossa, comunista, è stata per 50 anni il miglior posto d’Italia proprio per questa centralità data al lavoro. Il terremoto ha mostrato quello che, chi come me vive da quelle parti, conosce molto bene, ovvero la graduale trasformazione del sistema cooperativo in un sistema fondato sull’ accumulo di ricchezza e non sulla sua sociale distribuzione, un sistema economico che ricicla le logiche di sfruttamento e di riduzione dei costi a scapito della stessa sicurezza dei lavoratori. Un sistema che trae la sua linfa succhiandola dagli ultimi arrivati, gli immigrati, sottopagati e spinti a fare tutto ciò che nessun emiliano romagnolo, pienamente conscio di quali sono i diritti dei lavoratori, è disposto a fare  L’Emilia Romagna non è più un posto speciale e la tragedia di questi giorni ha reso tutto ciò tristemente manifesto. Tuttavia c’è un dato che sfugge a queste mie valutazioni ed è la natura tutta particolare di quell’esperimento socialista che è stata questa regione, un modo di vivere e di lavorare che è diventato un tratto del carattere che nemmeno le più guitte strategie di marketing capitalista possono cancellare. E’ in quella cultura del lavoro, della divisione equa del lavoro che va ricercata l’energia per la ricostruzione, per la rifondazione. Solo gli emiliani hanno, tra tutti, le carte in regola per farcela.


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