Magazine Diario personale
Un paio di volte la settimana accendo e rispengo il mio telefonuzzo da 39 euro, per controllare, in modalità silenziata, se ci sono messaggi, o se mi ha cercato una delle due o tre persone a cui non entra in testa che con me si comunica via posta elettronica, e non con uno stupido oggettino disturbatore che si mette a suonare. Ultimamente, trovo sempre almeno un fastidioso sms mandato da qualche maleducato bamboccio furbetto che, dandomi del tu, mi dice cose del tipo: “Sei fortunato! Il tuo numero è stato sorteggiato per…”. Naturalmente elimino al volo, spesso aggiungendo una o più parolaccette, o moti a luogo coloriti. Cancello senza proseguire nella lettura, senza remore né pentimenti. Prima di tutto perché mi dà sui nervi quel tipo di approccio che mi prende per stupido (difficile immaginare qualcosa di più odioso e indisponente di chi manda milioni di messaggi uguali che dicono “sei stato sorteggiato!”). In secondo luogo, perché anche se fosse qualcosa di davvero vantaggioso, anche se fosse un qualche credito gratuito distribuito per incentivare il chiasso telefonistico globale, anche se non nascondesse trappole di servizi o abbonamenti cui aderisci in automatico rispondendo al messaggetto, in ogni caso la cosa non mi interesserebbe, perché di quel credito supplementare “a tempo” non saprei che farmene. Io il telefonuzzo lo tengo solo per le emergenze, e la telefonia coatta la odio da sempre. La odio da quando cominciarono a bombardarci i maroni, una ventina d’anni fa, con la pubblicità del tizio condannato a morte a cui una lunga telefonata permette di temporeggiare bertoldescamente davanti ai fucili del plotone d’esecuzione, un tormentone concepito per pre-condizionare il popolino bue e convincerlo a bruciare in futuro miliardi di miliardi con la telefonia, dicendogli che una telefonata “allunga la vita”.
Io facevo il tifo per i tizi del plotone. E sparate, stronzi!
Ma qui non è di telefonia che voglio parlare. Voglio parlare della deriva del linguaggio pubblicitario, uno dei principali e più evidenti sintomi del livellamento IN BASSO dei nostri decerebrati tempi. Da un lato abbiamo i presunti e sé dicenti “Creativi”, ormai capaci soltanto di vangarti i maroni a colpi di “SCOPRI”: scopri i vantaggi, scopri la novità, scopri l’offerta, scopri l’esclusiva (quale minchia di “esclusiva”, se ti rivolgi a cento milioni di potenziali gonzi?), scopri il gusto, scopri la formula, scopri lo sconto, scopri ‘sto cazzo che ti balla in culo. Dall’altro, ci sono i nuovi genialoidi della presa per i fondelli puerile. Lo stesso livello comunicativo del compagnuccio d’asilo stronzetto che cercava di fregarvi la merenda: sei stato sorteggiato, hai vinto, anzi, sei stato sorteggiato per poter (forse) vincere, tu, proprio tu, non è uno scherzo! Non arrivano solo via sms, queste minchiate irritanti, ne spuntano ormai su tutti i principali siti del web, anche sui grandi portali d’informazione, avete presente quegli odiosi quadratini tratteggiati e lampeggianti, che con l’intelligenza del bambino quattrenne di cui sopra ti dicono “Non è uno scherzo! Sei il milionesimo visitatore! E quindi hai vinto, cioè, potresti venire sorteggiato per vincere…”. Quello che dà fastidio, e che ovviamente dovrebbe essere illegale, è proprio il venire trattati da fessi, da imbecilli: se te ne vai da quel sito e ci ritorni sei ore dopo, sarai ancora il milionesimo (Complimenti!), e continuerà a “non essere uno scherzo”… E se vanno avanti a farlo, vuol dire che molti ci credono, e a frotte ci cliccano sopra!Naturalmente la risposta a manovella che mi si darebbe, da parte dei politici, in questo come in mille incresciosi casi simili, è che ci sono “cose più importanti a cui provvedere” (dev’essere per questo che non provvedono mai a un cazzo, e se provvedono peggiorano le situazioni: questa “importanza” delle cose li paralizza!), ma io lo chiedo lo stesso: basterebbe una leggina di due righe per bandire per sempre questo odioso modo di fare dal web e dalle nostre già bistrattate vite (aggiungendo magari il divieto di disboscare l’Amazzonia per riempirci la casella della posta di volantini destinati alla pattumiera, visto oltretutto che i SAC, Servizi di Accattonaggio Comunale, si preparano a farci pagare i rifiuti un euro al milligrammo, con tanto di microchip spioni!).
Certo, poi sarebbe anche ora che la gente si svegliasse.
Reagissero tutti come me, l’avrebbero piantata da un bel pezzo. Invece, se ascolti il popolino parlare, quando non sono rimostranze imbestialite per il messaggino pubblicitario che li ha svegliati alle tre di notte (e spegnilo, cazzo!) non parlano d’altro che di questo: o si raccontano i geniali spot televisivi (“Scopri…”) o si fanno venire l’infarto dalla rabbia nel riferire disavventure coi call-center che a quanto pare occupano dalle due alle cinque ore di tutte le loro interessanti giornate: “Mi aveva detto che risparmiavo mezzo centesimo nei messaggi verso tutti inviati nei minuti dispari, e invece mi hanno fatturato un servizio in abbonamento di suonerie con rutto scelte dalla mia top model preferita…” Ma allora te le meriti, le trombate!Se la gente si svegliasse e dicesse in blocco Basta, magari si ritroverebbe anche con qualche soldarello in tasca in più, e magari non andrebbe a ingrossare le fila di proteste piazzaiole più o meno facinorose, più o meno populiste, più o meno corporativistiche e più o meno fascio-mafiose.
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