Oggi è il Giovedì Santo, inizio del triduo più importante e significativo dell’anno per il mondo Cristiano e Cattolico. Come credente in Dio non posso non soffermarmi a pensare e ad affermare, che la storia di quel Ragazzo morto a 33 anni, su di una croce di legno, non sia uguale alle storie di oggi per diverse attinenze e similitudini. Per primo il tradimento che ha subito, da uno dei suoi migliori amici peraltro, per pochi vili e sporchi danari. Anche oggi, si tradiscono gli amici con nonchalance, una vita umana viene fatta a pezzi e venduta, organi compresi. Mi passa davanti agli occhi come in un film muto, Lui, disperato, lasciato solo e abbandonato dal suo gruppo di amici, in quel buio orto. Avevano sonno, non sono riusciti a tenergli la mano prima dell’ultima fatidica ora, gli hanno dimostrato indifferenza, non uno dei dodici gli è rimasto accanto… Poverino! Piangeva e trasudava sangue, aveva sete e gli hanno dato aceto da bere. Anche oggigiorno ci facciamo sberleffi dei nostri simili, li abbandoniamo al loro destino, non li vogliamo nelle nostro confortevoli dimore, se non sono come noi: ben vestiti, distinti, italiani, laureati e con il deretano ben appoggiato su quello che rimane delle antiche poltrone. Questa è la società dell’apparire più che dell’essere, quanti sguardi increduli e schifati se facciamo una carezza, o diamo un bacio ad una persona che riteniamo “diversa” da noi! Quando non abbiamo ancora capito che “gli altri” e “i diversi” siamo noi; siamo noi che dovremmo vergognarci per i nostri comportamenti subdoli e altezzosi di fronte a chi non ha nemmeno la possibilità di scaldarsi con un termo sifone! C’è un altro aspetto inquietante, che rispecchia molto bene questi tre giorni di passione che nostro Signore ha vissuto. Si è volutamente lasciato morire poco a poco, si è sacrificato per salvare “gli altri”! Quel bravo Ragazzo ha avuto il coraggio di farlo quando poteva benissimo opporsi, ha scelto la fine della vita terrena ricevendo sino all’ultimo respiro sputi in faccia, bastonate, frustate e per ornamento una corona di spine sul capo. Tosto quel Giovane! Chi di noi vi riuscirebbe? Chi si farebbe deliberatamente uccidere per il solo raggiungimento di un obiettivo che si era prefissato cioè tentare di salvare l’intera umanità. L’ha portato a termine, costi quel che costi, ma c’è riuscito, sino a morire… La storia di allora è molto simile alle storie di oggi. Quel Ragazzo con la barba e la tunica, ci ha insegnato la dignità ed il coraggio, ci ha dimostrato che lo crediamo o no, che una volta che ci si è prefissati un obiettivo non bisogna fermarsi davanti a niente. Lui alla fine è stato premiato con la Resurrezione, per noi comuni mortali… onestamente, non credo che il premio sarà simile al suo.
Con i miei più sentiti auguri di una lieta e gioiosa Santa Pasqua 2013.
Fabiana Schianchi.