“La vita è solo un’altra morte.La morte non è la fine, ma è l’inizio della vita.”(F. Hebbel - Diari)
La mente è abituata a muoversi veloce perciò se la sua attenzione viene attratta dagli oggetti li insegue, li afferma e li usa per formare i concetti a cui resta impigliata. Questa è la realtà del samsara ed è la realtà che abbiamo sperimentato in tutte le vite vissute fino alla presente. I legami sono le dinamiche usate dalla mente che è inconsapevole della sua vera natura, perciò queste strutture creano il pensiero e la mente concettuale.
Il funzionamento della mente non segue uno stato naturale, perché la mente usa la struttura duale che percepisce la realtà solo se vede gli opposti del soggetto che osserva e dell'oggetto che viene osservato. La struttura duale viene unita alle emozioni che disturbano la mente a cui si unisce il karma creato dalle forze che causano le condizioni che ci portano da una vita all'altra.
La dualità ci impedisce di vedere la natura interiore vuota increata che conosce: l'assieme di vuoto e di conoscenza è la vera base della nostra mente originaria ed è la sola realtà che non ci verrà mai meno. Ciò che abbiamo perduto è il ricordo dello stato originario della mente che vive nella fusione di spazio vuoto e di conoscenza esistente all'interno di noi. La nozione essenziale ci sfugge perché la mente insegue e cerca cose diverse da ciò che essa è, infatti si impegna a cercare fuori da lei quello che già possiede dentro: è la corsa ottusa che crea le catene del samsara. Il segreto della nostra natura è percepito nella piena presenza mentale, perché la nostra essenza fondamentale è la natura del buddha, ma gli esseri samsarici ignorano il segreto che li può liberare dalla condanna del ritorno. Se non fosse vissuto il principe di Kapilavastu saremmo tutti esseri condannati, ma il Buddha indicò la nostra salvezza. I suoi insegnamenti ci dicono come fuggire sebbene la sua via venga descritta con i nomi strani di Grande Perfezione o Grande Via di Mezzo. La nostra risorsa migliore proviene dalla luminosità interiore che non conosciamo e che non sappiamo di avere, perciò il suo ricordo e l'illuminazione vanno riconquistate. Secondo i lama dobbiamo allenarci al riconoscimento e dobbiamo raggiungere la stabilità interiore ridestando la mente del Buddha che vive in noi. La condizione esiste già nella fusione di corpo, mente, parola, qualità e attività in cui tutti i buddha si completano. Una totale espressione viene nelle qualità e nelle prerogative che sorgono nel corpo, nella parola, nella mente e nelle qualità buddhiche che possono salvare gli esseri senzienti. Ogni essere ha la stessa origine del Buddha, perché tutti abbiamo il corpo, le parole, la mente e gli stessi attributi posseduti dagli esseri che hanno saputo raggiungere l’illuminazione. Un corpo, una parola e una mente illuminata non possono nascere dalle pietre o dalle materie inanimate, perché esse sorgono solo dalla qualità immutabile del vajra che è lo stato luminoso come il fulmine, e puro e indistruttibile come il diamante. Entrando nell'involucro di carne e di sangue dimentichiamo la nostra natura, perché la densità materiale ci acceca e lega, perciò siamo intrappolati nel flusso che avanza a singhiozzi. Restiamo intrappolati nel meccanismo difettoso che funziona in modo ripetitivo, perciò usiamo i ritmi ossessivi della mente duale. Mancando il risveglio nel momento presente vediamo la fuga della mente nei concetti impermanenti che inseguono pensieri impermanenti che creano il ciclo samsarico. Il samsara va spezzato, ma lo facciamo solo se lo vogliamo, e non possiamo farlo se restiamo esseri incapaci di pensare: per trovare la pace dobbiamo fermare il pensiero concettuale. Il modo giusto è rifugiarsi nella nostra vera natura, ma non crediamo nella nostra essenza interiore sebbene il fatto di avere un Buddha interno sia il più prezioso e appagante bene del mondo. Il Buddha ci insegna che ogni essere ha già bevuto tutti i liquidi incandescenti dei 18 inferni esistenti, ma tutta la sofferenza provata non ci ha insegnato ancora a desiderare la salvezza. Se non realizziamo la vera natura della mente non ci possiamo liberare se non crediamo che la forza della nostra mente sia la forza maggiore che abbiamo. E' la mente che fa percepire e sperimentare la vita, perché non avremmo nessuna realtà materiale se la mente non ci facesse conoscere il mondo. Non ci sarebbe nessun universo e nessun corpo se non ci fosse una coscienza. Gli elementi della mente, del corpo e del mondo sono identici, perciò la mente del Pensatore può unire quello che percepisce. Se non ci fosse la mente e la coscienza collegate ai sensi non ci sarebbe nessuna percezione, perciò senza la mente anche il mondo sarebbe privo di sostanza. Neppure la materia potrebbe esistere senza la mente pensante, perché la materia è priva di coscienza. Non c’è nulla di più indispensabile e importante della mente, perché la mente è la realtà interiore di tutti gli esseri senzienti. La realtà mentale esiste nel più piccolo organismo come nel più grande, perché un essenza fondante è in tutti gli esseri, perciò la mente e la natura del buddha sono realtà identiche. Ridestare la buddhità significa essere presenti nello stato che precede il pensiero duale, perché dai pensieri concettuali nascono gli esseri confusi e non crescono gli esseri senzienti. I buddha realizzano la loro vera natura e conoscono la via che porta fuori dal samara, ma gli esseri ignoranti perdono la strada. La via di fuga è unica ma siamo liberi di scegliere di percorrere vie diverse, infatti possiamo scegliere la via che porta alla meta, oppure possiamo scegliere di percorrere la via che porta allo smarrimento di noi stessi nel flusso incessante del samsara. Secondo i lama dzogchen, lo spazio cosmico illustra la natura della mente illuminata, infatti essa è vuota e infinita come il cosmo e dove c'è lo spazio c'è anche una mente, perciò in ogni spazio esistono degli esseri senzienti. La mente umana è infinita e vuota come uno spazio cosmico, perciò essa può creare cose meravigliose. La mente crea cose stupende, ma non può venire illuminata se vuole restare aggrappata alle cose che ha creato, perciò la mente aggrappata non può avere l'illuminazione. Tutte le vite che si susseguono alla morte provengono dalla mente, perché la mente è l'unica realtà immortale che abbiamo, infatti le forme, le sensazioni, i concetti e le coscienze che si ripetono creando i corpi che scendono più volte nei 3 regni per impersonare le 6 categorie di esseri. Rinascendo più volte nella materia rinnoviamo il medesimo processo nefasto, perciò nulla cambia se il nostro meccanismo resta invariato. La nostra strada ha sempre un bivio, ma possiamo scegliere se svoltare nella via che porta all'alto, oppure in quella che porta al basso.Riconoscendo la vera essenza mentale possiamo diventare un Buddha oppure tornare nel samsara, e questo accade perché il karma negativo non richiede alcuno sforzo. La mente attaccata a ciò che la attrae resta istupidita e rinnova il karma negativo del samara, perciò la virtù è credere nel buddha interiore che ottiene l'illuminazione. Queste sono le uniche vie percorribili, perché esistono solo due scelte possibili: la prima è percorrere la via della conoscenza e l'altra è restare nella realtà duale.La mente samsarica vede degli oggetti da catturare, mentre lo yogi praticante non vede i soggetti e gli oggetti ma riconosce l’essenza vera del soggetto. La mente dell'essere senziente è assieme uno spazio vuoto e una realtà conoscitiva, perché una parte conoscitiva riconoscere e un vuoto ospita la vera natura. Tutti diventeranno un Buddha, perché ogni essere avrà l’illuminazione e realizzerà pienamente la sua natura originaria: è solo questione di tempo.Gli esseri che riescono a farlo appaiono in forme diverse, perché hanno diverse manifestazioni. L’illuminazione possiede tre corpi o Kaya che sono la sintesi delle molte qualità accumulate che si condensano nell’unità del Buddha, perciò in essi vediamo il dharmakaya che è lo stato della mente che vive nella vacuità priva di separazioni concettuali. La natura primordiale si manifesta senza sforzi e senza necessità, perché essa dimostra naturalmente tutto quello che è, perciò manifesta la sua essenza naturale. La natura che è percepita è la vacuità che non è l'assenza del vuoto, ma è una sensazione di vuoto presente nell’appagamento totale proveniente dalla radiosità del sambhogakaya, cioè nascente dal corpo di gioia e beatitudine donato dalla buddhità: i due aspetti sono contemporanei al risveglio della natura buddhica. Tutti i Buddha si manifestano nel nirmanakaya, cioè hanno un corpo fisico che vive nella realtà dei fenomeni per un certo lasso di tempo: dalla sintesi di queste essenze, delle qualità e dalle conoscenze accumulate sorge una pura qualità essenziale. Anche la realtà che sembra scissa possiede degli aspetti unitari che sono solo apparentemente opposti che sono come la fiamma che è inseparabile dal calore che emana. Come non si può separare la fiamma dal calore non possiamo separare la conoscenza e il riconoscimento del nostro vero volto naturale, che viene detto svabhavikakaya, e che è l’aspetto consapevole dell’inseparabilità dei 3 kaya. Il lama Dilgo Khyentse Rinpoche dice: ”A livello Dharmakaya la sua mente è l'immensa estensione dell'onniscienza che conosce tutte le cose esattamente come sono. Al livello Sambhogakaya che trascende la nascita e la morte, egli gira ininterrottamente la Ruota del Dharma. Al livello Nirmanakaya egli ha raggiunto la piena illuminazione vicino all'Albero della Bodhi a Vajra Asana, in India. Dopodiché ha girato la ruota del Dharma tre volte per il beneficio degli esseri senzienti.”Lo stato naturale della mente è l’aspetto che tutti abbiamo e va coltivato, perché il coinvolgimento nel pensiero concettuale deve diventare un legame sempre più debole. L'intervallo tra i pensieri deve diventare più lungo, perché i pensieri non devono avere modo di creare i collegamenti con i concetti, ma un pensare simile non deve apparire il pensare a vuoto, ma deve diventare la prerogativa del pensare libero e consapevole del vero essere senziente. I pensieri somigliano alle nuvole che oscurano il sole, ma l’essenza della mente è come un cielo limpido, mentre la capacità conoscitiva della mente somiglia al sole che illumina quel cielo. Il natura del cielo non cambia anche il sole sembra oscurato dalle nuvole che possono giungere, infatti la presenza è la saggezza che assomiglia al sole che brilla oltre le nuvole che lo oscurano. E' necessario allenare alla desta presenza la nostra mente, perché essere desti è l'unico modo per riconoscere la vera essenza che sa dissolvere le emozioni disturbanti e può sciogliere il karma negativo. Il Buddha disse che gli uomini sono simili a dei vasi colmi di latte da cui si può ricavare dell'ottima panna, perché la potenzialità del miglioramento è insita nella condizione della nostra mente originale. Per ottenere la panna dobbiamo agitare a lungo il vaso di latte battendolo con una zangola, finché non otteniamo il prodotto che vogliamo. Ma il Buddha ammonisce che agitare il latte non è come frullare l'acqua, perciò se trascuriamo la qualità del prodotto contenuto dal vaso rischiamo di perdere tempo a frullare acqua, e l'acqua può essere frullata anche per secoli nei più dolorosi regni del samsara, ma non potrà mai produrre un'ottima panna.Buona erranza Sharatan