L’essenziale

da qui

Nella mia stanza ci sono cose inutili: una crema per mani, già scaduta nel momento in cui sarebbe necessaria; un pettine con i denti troppo grandi; una confezione di borotalco Robert’s per le macchie, mai usato per sfiducia nella bontà del metodo; un nastro adesivo per pacchi, sommerso da altri oggetti; pile da 1,5 volts accomunate nello stesso destino di rovina; tappi per le orecchie inservibili perché mi condurrebbero dritto all’otorino; pennarelli per i cartelloni delle messe che si seccano perché sfruttati due o tre volte l’anno; puntine arrugginite perché ogni angolo della camera è coperto da icone o da fotografie. L’elenco potrebbe essere infinito. Qual è il senso di un universo umano in cui l’essenziale si riduce ai libri, alle penne e al lampadario? Potrei rinunciare perfino all’orologio, perché mi chiamano ogni volta che gli occorro: è allora che provo un senso di superiorità sul borotalco e le pile, il pettine e il nastro per pacchi mai inviati. Eppure farò la loro fine: sarà l’essenziale a spiegarmi chi sia e che cosa vuole da uno come me, suo servo inutile.