Articolo inviato al blog
di: Luciano Lago
Il governo “Alfetta “, composto dal duo Letta/Alfano, che ha sancito le “larghe intese” tra le principali forze politiche, ha salutato come un “successo” la chiusura della procedura d’infrazione per eccessivo deficit di bilancio sancita dalla Commissione Europea in questo fine Maggio 2013. Arrivata la notizia da Bruxelles, il presidente Letta ha subito dichiarato trionfante:
“ Siamo orgogliosi di questo risultato, questo è merito di tutti gli italiani e dell’azione dei precedenti governi, in particolare del governo Monti al quale va il mio personale ringraziamento. Ora rispetteremo gli obblighi europei ed il programma votato dalle Camere».
Ringraziamenti che sarà difficile per Monti ottenere anche dai circa 85.000 imprenditori titolari di altrettante piccole e medie aziende commerciali ed artigiane che hanno chiuso l’attività fino al primo trimestre del 2013 (dati forniti dalla CGIA di Mestre) [http://www.ilmondo.it/finanza/2013-05-21/crisi-cgia-mestre-ad-oggi-perse-85-000-imprese-artigiane-commerciali_258875.shtml].
Le chiusure delle imprese sono conseguenza diretta delle stesse politiche di austerità, tagli e tasse oltre la soglia di tollerabilità che hanno determinato il crollo verticale dei consumi e il quasi totale blocco del credito da parte del sistema bancario. Fra questi piccoli imprenditori anche molti dei suicidi riscontrati nell’ultimo anno che hanno riempito le cronache ma sono stati quasi sempre oscurati dai media.
In realtà, a ben vedere, ci sarebbe poco da essere ottimisti, se si leggono le previsioni economiche per il nostro paese ,appena pubblicate dall’OCSE: il Pil previsto a -1,8% quest’anno e +0,4% nel 2014; disoccupazione rispettivamente all’11,9% e al 12,5%; deficit in calo al 3% e 2,3%, ma in aumento rispetto al Pil.
Prospettive quindi ancora nere di recessione con le conseguenze che ne derivano di chiusura di altre migliaia di aziende, perdite di posti di lavoro e delocalizzazione di impianti industriali in altri paesi meno sfavorevoli dell’Italia con conseguente perdita di tecnologia italiana di eccellenza.
C’è poi un aspetto poco enfatizzato nella comunicazione ricevuta dalla Commissione Europea e questo è rappresentato dalle “condizioni” poste da Bruxelles per la revoca della procedura di infrazione: si tratta di precise “raccomandazioni” che suonano piuttosto come direttive visto il totale stato di subordinazione di questo governo (non diversamente dagli altri) alle decisioni di Bruxelles e Francoforte. Non a caso Enrico Letta, non appena investito del mandato, si è recato a Bruxelles a prendere disposizioni dall’eurocrazia europea e dalla Merkel , altro che manifestare la “necessità di un piano per il lavoro e la crescita”, come dichiarato ufficialmente.
Le condizioni (o direttive) sono quelle di agire sull’IRPEF e sull’’IRAP per stimolare l’occupazione, recuperare gettito fiscale dalla casa e dai consumi , vale a dire mantenere l’IMU, alzare di un punto l’IVA e ridurre il sistema delle esenzioni, oltre all’invito pressante a procedere nei tagli alla spesa pubblica ed in particolare spesa sociale e sanitaria, troppo alta che il paese non può più permettersi. Quindi la Commissione Europea, per bocca del commissario Olli Rehn, insiste nel chiedere al governo italiano di aumentare le tasse sui consumi e sui patrimoni, oltre a fare le solite raccomandazioni generiche su “liberalizzazioni”, formazione, riforme amministrazione pubblica, ecc..
Questo quindi il sarà il vero programma del governo al di là dei proclami di facciata.
Possiamo prepararci quindi ad un ulteriore stretta dei consumi conseguente all’aumento dell’IVA con riduzione della capacità di spesa di una buona parte dei ceti medi e popolari che avrà le sue ricadute sul commercio, già in condizione critica, nonché sulle aziende manifatturiere che ancora sono rimaste aperte.
Non si può sottovalutare che in Italia c’è stata una crescita esponenziale delle insolvenze non soltanto delle imprese ma anche delle famiglie, espressa in utenze non pagate, bollette scadute, assicurazioni non rinnovate, rate mutui insolute, conti correnti in rosso non ripianati, ecc. Queste sono state stimate in un totale di 35 miliardi circa. L’indice delle insolvenze costituisce un altro indicatore della crescita delle difficoltà e della miseria incombente per chi perde casa e lavoro e si trova letteralmente “in mezzo ad una strada”.
Dopo la chiusura per ferie in Agosto si vedrà quante aziende saranno in grado di riaprire i battenti e ricominciare a produrre, quante invece andranno ad allungare l’elenco delle aziende chiuse con richiesta di cassa integrazione straordinaria. Questa situazione non mancherà di avere i suoi effetti anche sui conti dello Stato per il vertiginoso aumento della cassa integrazione (balzata nel 2013 al record di 365 milioni di ore con 530.000 lavoratori coinvolti) e per i mancati introiti fiscali con un effetto perverso sui conti pubblici e sul debito.
[http://www.affaritaliani.it/economia/crescita-senza-freni-per-la-cassa-integrazione.html]
Bisogna porsi una domanda: tutto questo interessa veramente ai signori della Commissione Europea, della BCE e delle altre Istituzioni comunitarie, quella che costituisce una vera oligarchia tecno finanziaria di personaggi come gli Olli Rehn, come i Barroso, come i Van Rompuy , Joaqin Almunia, ecc., non eletti da nessuno ma che decidono per tutti e possono determinare le politiche economiche, di bilancio, le politiche sociali, previdenziali e quant’altro era una volta di competenza dei singoli governi?
Per la verità dopo il caso eclatante della Grecia, ridotta alla miseria oltre ogni aspettativa per essersi adeguata alle direttive della CE, un caso che ha richiesto anche un interessamento ed anche una denuncia per violazione dei diritti umani da parte di un inviato dell’ONU, non sembra che i signori di Bruxelles abbiano una qualche “sensibilità” circa gli effetti che producono con le loro ricette economiche (fino ad oggi disastrose) applicate ai paesi in deficit o in disavanzo di bilancio.
Sembra piuttosto che questa oligarchia burocratica persegua delle finalità proprie che potrebbero essere quelle dell’affossamento economico e deindustrializzazione di paesi come l’Italia che potevano rappresentare un concorrente temibile per il paese leader dell’Europa, la Germania, interessato ad attrarre capitali, supremazia tecnologica, investimenti e personale specialistico a spese degli altri paesi.
Risulta fuori da ogni dubbio che la principale preoccupazione di questa oligarchia sia stata quella di salvaguardare gli interessi delle grandi banche che avevano nelle proprie casseforti i titoli pubblici dei paesi in difficoltà di bilancio e mantenere intatti i privilegi della finanza speculativa che ha avuto campo libero e libertà assoluta di movimento in Europa, realizzando grandi profitti a spese degli investimenti nell’economia reale. Qualcuno si è mai chiesto per quali interessi lavorano questi signori che siedono a Bruxelles?
Inutile chiedere chiarimenti agli esponenti della classe politica italiana, sempre protesa ad occuparsi dei propri affari e dei propri posti di governo e sottogoverno e che piuttosto nell’Europa ha sempre trovato un comodo alibi per la propria inazione ed incapacità di riformare alcunché.
Questa classe politica si manifesta in tutta la sua evidenza come incapace di tutelare l’interesse nazionale e rappresentare gli interessi reali dell’Italia come paese manifatturiero con una economia di trasformazione e di servizi, quali turismo e commercio, settori chiave per l’autosufficienza come l’agricoltura, settori sempre marginalizzati e penalizzati , con politiche realizzate a favore della crescita incontrollata delle burocrazie clientelari pubbliche, settori esposti alla concorrenza di paesi a basso costo, grazie al dogma dei “mercati aperti”, alla mercè delle grandi multinazionali, con un mercato preda delle lobby finanziarie internazionali.
Il voler seguire le politiche imposte da altri ha rappresentato per l’Italia un gravissimo scotto anche per quanto riguarda il proprio fabbisogno energetico, vedasi la rinuncia alla cooperazione con la Libia, causa le note vicende di guerra e sanzioni, vedasi la passiva adesione alle sanzioni all’Iran, quello che rappresentava un importante fornitore di energia ed un mercato di esportazione fra i più importanti per le imprese italiane.
D’altra parte l’Italia è subordinata al rispetto di una serie di trattati europei vincolanti che non consentono scelte autonome , quali il trattato di Lisbona, il Fiscal Compact, il MES (meccanismo di stabilità) e da ultimo persino il TWO Pack con il quale la CE potrà imporre modifiche alle leggi finanziarie di ogni stato, quindi la sovranità nazionale è stata già da un pezzo consegnata nelle mani dell’eurocrazia che tutto decide (con il plauso di Napolitano, un presidente che avrebbe avuto fra i suoi compiti la difesa della sovranità nazionale).
Non diversamente l’Italia, grazie all’euro,ha rinunciato anche ad avere una propria sovranità monetaria ed è costretta (ogni volta ne ha necessità) a richiedere alla BCE ed alle banche private, dietro interessi a debito, le risorse finanziarie di cui lo Stato ha necessità per pagare stipendi, pensioni, spese sociali, ecc.. Questo significa una dipendenza completa e l’impossibilità, anche se volesse, per il governo di operare con le leve macroeconomiche che qualsiasi stato sovrano possiede per orientare la propria politica. Tutto è stato consegnato all’oligarchia di Bruxelles e Francoforte e le elezioni politiche sono ormai una stanca ritualità che non rappresenta più nulla di attrattivo per i cittadini che sempre di più disertano le urne, né si potrebbe dare loro torto visto che le elezioni servono per eleggere i “camerieri” del potere ove il menù è già scritto da altri e la scelta delle portate varia tra recessione, sottosviluppo e riduzione economi!
ca.