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L’HIV si vince cambiando i comportamenti sessuali

Creato il 20 maggio 2013 da Uccronline

Condom AfricaAncora si continua a pensare che il problema dell’AIDS in Africa si possa risolvere rovesciando casse di profilattici in testa agli africani.

Eppure, come spiegato da Carlo Federico Perno, responsabile dell’Unità di monitoraggio delle terapie antivirali e antineoplastiche presso l’IRCCS L. Spallanzani di Roma, direttore dell’Unità di Virologia Molecolare al Policlinico Universitario Tor Vergata e grande esperto di AIDS, non è possibile eliminare una malattia legata spesso ai comportamenti, senza cambiare i comportamenti stessi.

La cosa è ancora più paradossale se si vengono a scoprire notizie come quelle rivelate recentemente dalla BBC: circa 110 milioni di preservativi difettosi (ma si presume arrivino a 200 milioni) sono stati ritirati dal Ghana perché «pieni di buchi e facilmente rompibili. Non si possono vedere i fori a prima vista, ma si possono osservare quando li si guarda attraverso il microscopio». Ovviamente i condom sono stati distribuiti gratuitamente per la campagna “Sesso sicuro”. La rivista Lancet nel 2011 ha dimostrato con alcuni studi che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha distribuito in Africa un contraccettivo che raddoppia il rischio di contrarre l’Aids e ha continuato imperterrita a distribuirlo anche dopo l’evidenza di tutto questo.

Da una parte dunque l’ideologia del condom che aggrava i problemi e non funziona, sia per incompetenza che per incapacità di concepire l’AIDS come una patologia comportamentale, e dall’altra le Ong e la Chiesa cattolica che ha davvero a cuore gli abitanti dell’Africa, come spiega l’infermiera ugandese Rose Busingye, che per merito di Suor Miriam Duggan ha sconfitto l’HIV in Uganda tanto da essere premiata dall’Università di Harvard. Oltre il 25% delle strutture che nel mondo assistono i malati di Aids sono cattoliche e in questi giorni proprio la notizia dell’investimento della Comunità Sant’Egidio di 500 milioni per farmaci anti-retrovirali per le donne africane in gravidanza affette da HIV.

Nel 2009 il Dr Edward Green, direttore della Harvard HIV Prevention Research Project ha spiegato che la risposta all’AIDS sta «proprio nella fedeltà e nella monogamia, questo è esattamente quello che abbiamo trovato empiricamente». Gli studi suggeriscono che «con la promozione intensiva del preservativo, in realtà le persone aumentano il numero di partner sessuali», è l’effetto della “compensazione del rischio” che rende totalmente controproducente la distribuzione di preservativi. Nel 2010 uno studio realizzato da Jokin de Irala, vicedirettore del Dipartimento di medicina della prevenzione e di salute pubblica dell’Università di Navarra (Spagna) e Matthew Hanley, ricercatore in Sanità Pubblica alla Emory University di Atlanta (USA) ed esperto in bioetica, con diretta esperienza sul campo in diversi paesi africani, hanno  dichiarato fallito il tentativo di fermare la diffusione dell’Hiv in Africa attraverso l’uso del preservativo. Ciò che è efficace è l’educazione ad una sana sessualità, l’uso del preservativo è controproducente poiché incoraggia un numero significativo di persone ad intraprendere i rapporti sessuali multipli e questo aumenta le probabilità di infezione.

Nel 2011 sempre il prof. Matthew Hanley, ha quantificato il numero di infezioni che avrebbero potuto essere evitate in Africa se si fossero attuate politiche per promuovere l’astinenza e la fedeltà, piuttosto che attuare politiche per la distribuzione di massa di preservativi. Sempre nel 2011 un altro ricercatore, Daniel Halperin docente alla Harvard University, ha preso in esame il caso dello Zimbabwe mostrando che, come in Uganda, la prevalenza del virus si vince soltanto con un cambiamento dei comportamenti sessuali (riduzione dei partner sessuali).

La redazione


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