Ieri sono andata a sentire Bersani e c’era la gente che non c’era né a sentire D’Alema né a sentire Veltroni. Ce ne era di più.
E’ stato bravo, persino divertente.
Bene sulla questione Morale (anche se il passaggio al gruppo misto di Tedesco per non essere del PD e non dimettersi dovrebbe comportare che non sarà mai più candidabile anche se innocente e io vorrei sentirlo dire da qualcuno).
Bene anche sulla definizione di leadership e carisma anche se taglia i due concetti con l’accetta: il carisma è una cosa naturale e può nascondere il nulla, il leader costruisce e guida un collettivo.
Ok, va bene, viva la razionalità, ma non dimentichiamoci che facciamo i conti con l’umanità e non con la repubblica dei robot e che alcune persone, soprattutto nel nostro Paese, tengono l’armadio delle scelte nella pancia. Io dico che la definizione di Bersani di leadership è quella del braccio destro del leader. Mi spiego. Ieri sull’economia, e sull’Europa e sulle prime riforme importanti da fare è stato un campione. Il numero uno. Ma un leader vero deve avere, sì un buon collettivo, ma anche una visione. Bersani sarebbe il miglior super ministro dell’economia del Paese in una squadra guidata da qualcuno che possa offrire una visione complessiva al Paese. Non possiamo fondare i prossimi 20 anni di Italia sul controllo di gestione e basta. L’ha detto anche lui: bisogna tenere i conti e “..metterci un po’ di sviluppo…”
Io penso che un premier che abbia con se la contemporaneità, gli strumenti dell’oggi nel sangue potrebbe avere in Bersani la compensazione migliore. In tutti i luoghi organizzati moderni, oggi, si abbina la visione con il controllo di gestione.
Mi spiego meglio.
I Paesi che tengono meglio nella crisi, sono Paesi che si sono strutturati in modo che da una parte si controllassero i conti, dall’altra si iniettavano profondi cambiamenti nella società in particolare si attuava una fortissima liberalizzazione delle catene della discriminazione tra tutto ciò che non era maschio, vecchio, eterosessuale.
E parlo di economia, badate bene. Non di donne, non di giovani, non di gay.
Si è innescata una miccia che ha condotto quei paesi a possedere uno sguardo complesso e maturo su se stessi, cioè uno sguardo “attivo” che contenesse tutta la società e non solo una parte.
Prendete una famiglia e fate decidere solo uno dei suoi componenti, gli altri tacciono per qualche motivo. Non sarà una decisione parziale? Sì….facendo questo esempio ripercorrete tutte le volte che vostra madre ha fatto cambiare idea a vostro padre e viceversa.
E vado oltre entrando nella dinamica delle alleanze.
Bersani è stato meno militare sulla questione UDC come lo è stato, invece, D’Alema.
Su Milano sostiene che alla fine quell’elettorato ci ha votato perché abbiamo tenuto una visione aperta.
Quello che non comprendo è come si fa a non capire che non avendo fatto alcun accordo e non avendo Pisapia rinunciato ad una sola virgola del suo programma parlare di alleanze che non siano il puro e semplice dialogo con gli elettori, saltando a piè pari l’accordo con una sigla.
Quello che non comprendo, o meglio conferma la mia idea di cui sopra e cioè che Bersani pensa ai conti, ma una visione complessa del Paese non ce l’ha (e a volte dubito anche che ce l’abbia Vendola che insegue l’UDC pure lui, quindi qualcun altro ci aiuti!). Non la pigliate come un’offesa, ma come una riflessione. Ieri sera, Bersani ha definito Casini il centro moderato.
Ora io vi sfido a definire centro moderato un partito che solleva pregiudiziali di incostituzionalità sulla legge contro l’omofobia perché altrimenti l’omosessualità diventerebbe ufficialmente un modo di essere e non una patologia. Invece viene mischiata dall’UDC con pedofilia e zoofilia.
Staremmo parlando di UDC se l’UDC sostenesse che essere neri o ebrei è come essere pedofili? No. Ve lo dico io. Chiederemmo l’abolizione di un partito così, appellandoci alla costituzione. Ebbene finché l’UDC sostiene queste cose per me quella è estrema destra clericale, ai limiti della legge, come Forza Nuova.
E non solo. Vi sfido a trovarvi d’accordo con chi vuole impedire nei consultori l’applicazione della 194. E non solo. Vi sfido a trovarvi d’accordo con chi vuole finanziare a pioggia le scuole private (non ci casco più nel trucco collettivo di affermare “la scuola pubblica va difesa”, io voglio che diciate “le scuole private non prenderanno più soldi dallo stato a meno che non aprano in montagna o nelle periferie. punto.”) Vi sfido a trovarvi d’accordo su chi vuole appaltare la sanità alle strutture private (magari cattoliche) disperdendo la competenza pubblica e creando divari anche nell’applicazione delle leggi (vedi sempre alla voce 194, ma non solo). Potrei continuare affrontando il tasto sensibile del tema del lavoro su cui sono certa SeL e UDC ci stritoleranno a panino se non diciamo “questa è l’idea di flessibilità che abbiamo, questa l’idea di sviluppo che abbiamo”
Ma non voglio nascondermi. Nel PD abbiamo ancora qualche elemento che starebbe bene nell’UDC e forse nell’UDC c’è qualche elemento che starebbe meglio nel PD (vedi alla voce Tabacci al netto della dimissione dal doppio incarico).
Detto questo io credo che per la sfida del 2013 (o quando sarà…si parla di primavera) abbiamo bisogno che D’Alema e Veltroni si facciano rigorosamente da parte (che significa evitare di rilasciare interviste centrifughe) e che Bersani guidi il collettivo, badando bene che sia un collettivo non nominato dai due suddetti o non solo, ma che sia sempre più aperto e comprenda anche quei border line di cui mi vanto di fare parte e che parlano la lingua degli indignados e si sgolano a dire che i partiti sono il fondamento stesso della Costituzione a chi vorrebbe distruggerli.
Serviamo a che noi a questo partito: oggi siamo un po’ troppo ai bordi. Diciamo ogni tanto proprio fuori: la fortuna del PD è che IDV ormai si sta sgretolando. SeL è troppo personalistico. Certo uno può sempre fare un listone civico della serie “Il PD che avrei voluto” e non è detto che questo, alla fine, non accada.
Ed anche per fare questo ci vuole capacità di visione per ripercorrere il modello spagnolo: un vecchio che porta un gruppo al potere e generosamente offre la sua esperienza.
Guardate mi costa moltissimo dire queste cose che certamente faranno storcere la bocca ai più, ma è necessario che ci rendiamo conto di due cose:
1) abbiamo già vinto con il centro e non abbiamo governato. L’esperimento Marche sta facendo venire l’orticaria a tutta la sinistra di quella Regione e in particolare sul concetto di Welfare e di Sanità!!!!
2) se ci presentiamo all’Italia non con un baraccone di partiti, ma con un programma serio, possiamo parlare ad un Paese sfiancato, ma che vedrà in noi quella sobrietà che condivido con Bersani.
Ma dobbiamo uscire dal tatticismo e riconoscere gli interlocutori sui temi (per questo dico che con l’UDC è persino impossibile dialogare). Non so…io se penso ai temi, a Casini non avrei proprio nulla da dire. E con l’Api non governerei un condominio e gradirei che a Roma si cominciasse a dire che possono cominciare ad entrare nella giunta Alemanno, tanto nella Roma che vogliamo, non sono previsti.
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