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L’impero dell’atomo (A. E. van Vogt)

Creato il 16 gennaio 2015 da Wondergianna @wondergianna

L’impero dell’atomo (A. E. van Vogt)
Anonima Andrea Cabassi

L'impero dell'atomoL’impero dell’atomo è il secondo libro di A. E. van Vogt che leggo, dopo Il segreto degli Slan; confesso di averlo scelto solo perché non sapevo che cosa leggere e il primo non m’era dispiaciuto, ma per diversi capitoli me ne sono pentito.
Questa faccenda degli eserciti che si spostano con le astronavi e poi combattono con frecce e lance è una stronzata (perdonate il francese): non venitemi a raccontare che avendo a disposizione un’astronave da analizzare non si riesce a buttare giù il progetto di un archibugio!
Poi però la storia svela la sua vera natura e sono felice di aver seguito il mio istinto che suggeriva di proseguire: intrighi, complotti, tradimenti, assassinii… un’emozionante lotta fra famiglie (ma anche all’interno della stessa) per il controllo del potere dell’impero e un protagonista originale e molto acuto cui affezionarsi.

Ora, come di consueto, lo spazio riservato alle mie sottolineature.

Citazioni da L’impero dell’atomo

Pos. 8-9

Sua madre, Lady Tania, quando si svegliò, rimase in ascolto di quel pianto pietoso, e poi commentò, acida: «Chi ha spaventato questo piccolo disgraziato? Già sembra temere la vita»

Pos. 221-22

Non ci voleva molto per rendersi conto che i mille uomini che aveva mandato in giro per propagandare la sua versione riguardo alle impiccagioni, stavano facendo un buon lavoro.

Pos. 319-35

«Credi veramente a ciò che dici?», chiese. La domanda mise a disagio Joquin, perché c’era stato un tempo in cui non credeva in nulla. Piano piano, tuttavia, si era quasi convinto che la forza terribile e invisibile emanata dal più piccolo atomo di materia radioattiva non potesse avere altra spiegazione. Rispose prudentemente: «Durante i viaggi che feci da giovane, vidi delle tribù primitive che adoravano gli Dei della Pioggia, dei Fiumi, degli Alberi, e diversi Dei animali. E vidi popoli più progrediti, alcuni anche qui sulla Terra, il cui Dio era un essere invisibile onnipotente che vive da qualche parte nello spazio, in un luogo chiamato Paradiso. Osservai tutte queste cose, e allo stesso modo ascoltai come ognuno di questi gruppi descriveva le origini dell’universo. In una versione, eravamo tutti nati dalla bocca di un serpente, che non ho mai visto. Un’altra storia diceva che ci fu una grande alluvione che invase i pianeti, anche se come possa accadere una cosa del genere con l’acqua disponibile, non lo so. Una terza storia affermava che l’uomo fu creato dal fango, e la donna dall’uomo». Guardò il suo interlocutore. Il Lord Condottiero fece un cenno col capo. «Continua», lo esortò. «Ho visto gente che adorava il fuoco, e ho visto gente che adorava l’acqua. Poi, come hanno fatto tanti altri prima di me, finalmente visitai le valli in cui si dice si trovino i nostri Dei. Scoprii i loro luoghi di residenza su ogni pianeta: vasti, desolati, larghi, lunghi e profondi diverse miglia. E in quelle zone vidi, a distanza di sicurezza e protetto da barriere di piombo, i fuochi incredibilmente splendenti che bruciano ancora con furia inestinguibile nelle fantastiche profondità della terra.» In verità, pensai fra me e me, gli Dei Uranio, Plutonio, Radio ed Ecks, debbono essere gli Dei più potenti dell’universo. Sicuramente, stabilii, nessun uomo sano di mente farebbe alcunché per offenderli. Il Lord Condottiero, che era stato anche lui a visitare le residenze degli Dei durante i suoi viaggi, borbottò solo: «Uhm…».

Pos. 373-74

Nessun essere umano fu trovato vivo in alcuno dei quattro Templi. Di Alden non era rimasto né un pezzettino di carne, né una goccia di sangue.

Pos. 608-9

Capiva come mai fosse così riservato. Le persone che scoprivano troppe cose riguardo ai progetti altrui, avevano la spiacevole abitudine di morire.

Pos. 1296-97

In questo periodo della mia vita, mi avrebbe fatto comodo avere una mente un po’ più semplice.»

Pos. 1299-1300

«È un fatto ben noto che gli Dei dell’Atomo sono interessati solo agli ignoranti, ai semplici e ai credenti, e ovviamente ai loro fedeli servitori

Pos. 1870-74

Ai vertici del governo e dell’esercito, a Linn e su Venere, il susseguirsi di battaglie contro le tribù venusiane delle tre isole centrali venivano chiamate col suo vero nome: guerra! Per motivi di propaganda la parola ribellione veniva ostentata a ogni occasione. Era un diversivo necessario. Il nemico combatteva con la ferocia dei popoli che hanno conosciuto la schiavitù. Per provocare una rabbia e un odio uguali nelle truppe, non c’era nulla che funzionasse meglio di quella parola: ribelle.

Pos. 1924-25

Era naturale che un politico cercasse di ingannare gli altri, ma c’era qualcosa di innaturale e di brutto in un politico che ingannava se stesso.

Pos. 2004-6

Visto così da vicino, non sembrava più un edificio, bensì una protuberanza di cemento e metallo, un resto di ciò che doveva esser stato un cunicolo scavato dall’uomo nelle profondità della terra, un monumento alla futilità del cercare la salvezza con mezzi meccanici, piuttosto che intellettuali e morali.

Pos. 2071-77

All’inizio, ogni isola sarebbe stata amministrata come colonia separata ma, già durante la prima fase, si sarebbe restaurata la lingua comune, e sarebbe stato permesso il commercio fra le isole. Nella seconda fase, che sarebbe iniziata dopo circa cinque anni e dopo molta propaganda preliminare, si sarebbero stabiliti dei governi responsabili sulle diverse isole, ma quei governi avrebbero fatto parte dell’Impero, e avrebbero mantenuto le truppe d’occupazione. La terza fase sarebbe iniziata dieci anni dopo, e prevedeva l’organizzazione di una amministrazione centrale costituita da Venusiani, con un sistema di governo federale. Anche questo ordinamento non prevedeva un esercito proprio, e sarebbe stato organizzato all’interno della struttura dell’Impero. Cinque anni più tardi, si sarebbe potuto dare inizio alla fase finale.

Pos. 2159-60

Ogni piano che dipende dalla segretezza è inevitabilmente fragile.

Pos. 2433-34

Czinczar. Quel nome aveva un suono sinistro, un che di violenza contenuta, un tintinnio duro e metallico.

Pos. 2476-77

Si rese conto che stava facendo appello alla loro prudenza, ma la ragione gli diceva che nelle grandi crisi gli uomini non sempre consideravano tutte le possibilità esistenti.

Pos. 2612-15

Lydia tacque. Quella frase «potete dirgli», aveva avuto un profondo effetto chimico sul suo corpo. Non si era resa conto di quanto era stata tesa. Le sembrava che, se avesse parlato, avrebbe rivelato il suo sollievo. Potete dirgli… non poteva avere che un solo significato: le sarebbe stato permesso di andarsene. Rimase ancora una volta in attesa.

Pos. 2627-30

L’ingegnere esaminò la base della fontana. Non aveva fretta: era un uomo grassoccio, conosciuto per le sue barzellette così sconce da far vergognare persino quegli uomini forzuti. Si era già stabilito in uno dei grandi palazzi con tre ragazze di Linn come amanti e cento uomini e donne di Linn come schiavi. Era un uomo felice, con una scarsa ambizione e poco orgoglio.

Pos. 2675-79

Nell’esercito di Linn c’era un vecchio detto secondo il quale, durante il primo mese di addestramento, una recluta, se mandata in battaglia, causava la morte dei suoi compagni addestrati; durante il secondo mese, ostacolava le ritirate rese necessarie dalla sua presenza e, durante il terzo mese, era appena abbastanza brava da farsi ammazzare al primo scontro. Ciane, guardando un gruppo di reclute che avevano cominciato l’addestramento da diverse settimane, si rese conto con angoscia che quel detto era del tutto vero.

Pos. 2751-52

Chi non era addestrato stava semplicemente combattendo per la vita.

Pos. 2761-62

Dopo un mese e mezzo di addestramento, erano troppo preziosi per sacrificarli in una lotta all’ultimo sangue.

Pos. 2763-64

Il suo esercito, cui si andavano unendo gli schiavi ribelli, s’ingrossava di giorno in giorno, ma più s’ingrossava, meno avrebbe potuto controllarlo.

Pos. 2853-54

Czinczar provò la soddisfazione di un essere logico la cui logica aveva funzionato.

Pos. 2940-44

La voce di Ciane spezzò il silenzio: «Ancora non credete negli Dei?». «Sono molto meravigliato», disse Czinczar, «che non temiate il diffondersi della superstizione più che il diffondersi della scienza. Noi cosiddetti barbari», continuò in tono orgoglioso, «vi odiamo per il vostro tentativo di porre dei limiti allo spirito umano. Noi siamo liberi pensatori, e tutta la vostra energia atomica non riuscirà a imprigionarci.

Pos. 2966-67

Ciane scosse il capo, ma non disse nulla. Aveva dato l’unica spiegazione in suo possesso, che si era scontrata contro il magnifico realismo di quell’uomo.

L’impero dell’atomo: giudizio finale

L’impero dell’atomo è stato pubblicato a puntate fra il 1946 e il 1947, e purtroppo ha risentito del lento trascorrere degli anni, e leggendo appare molto chiaro. La lettura di questo lavoro di van Vogt è iniziata nel peggiore dei modi ma – come ricorda un vecchio adagio – tutto è bene quel che finisce bene, quindi sono felice di premiare L’impero dell’atomo con cinque atomi di uranio (configurazione elettronica [Rn]5f³6d¹7s²) che nella mia classificazione senza senso rappresentano grosso modo quello che volete voi:

Un atomo di uranio Un altro atomo di uranio Un atomo di uranio ancora Ennesimo atomo di uranio Ultimo atomo di uranio

L’impero dell’atomo (A. E. van Vogt)
Anonima Andrea Cabassi


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