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L’importanza dei verbi

Da Marcofre

Il racconto di Mario Rigoni Stern “Di là c’è la Carnia” (nella raccolta di Einaudi “Il bosco degli urogalli”) inizia a pagina 3 e termina a pagina 9. È la storia di un uomo di cui non si conosce il nome, di lui si sa che è un alpino. È prigioniero in un lager in Germania, siamo agli sgoccioli della Seconda Guerra Mondiale. Lavora in miniera, poi in un’altra miniera a cielo aperto. Fugge. Viene ripreso. Finisce a Graz. La guerra sta per finire, le armate degli alleati avanzano da ogni parte.

Non ci sono dialoghi veri e propri. A un certo punto dice:

- Se volete venire, io me ne vado a casa -.

Esce dal campo di prigionia e nessuno lo ferma. Cammina, deve tornare ai suoi monti. Ci arriva. Vede i tedeschi in rotta che si ritirano, le feste nei villaggi per la fine dell’occupazione, della guerra. Tira dritto. Qualcuno gli offre un passaggio con il carro. Una donna lo sfama con un po’ di polenta. Va avanti.

L’aspetto interessante non è sapere come va a finire (basta leggerlo). È quello che in apparenza “manca”.

Raccontare non è usare tutte le parole per riempire i buchi, ma quelle necessarie. È un’arte. Si procede per sottrazione, questo forse è un concetto che si conosce abbastanza, ma non è un semplice levare. Bensì di lasciare quello che serve, che sostiene l’impalcatura.

Una notte passò un crinale e l’acqua delle nevi scendeva per l’altra vallata: “Quest’acqua va nell’Adriatico”, pensò.

Semplice, vero? Solo in apparenza. Non c’è niente, eppure abbiamo tutte le informazioni che ci servono. È notte. C’è un verbo di movimento (“passò”), un altro verbo di movimento (“scendeva”), ancora un verbo di movimento (“va”). È importante?
No, è importantissimo.

I verbi sono quella parte della frase che sostengono lo sforzo maggiore. Siccome buona parte delle persone che scribacchia non se ne rende conto, che fa? Aggettivi a profusione. Avverbi come se piovessero. E poi parole, parole, parole.

Rigoni Stern viceversa, si affida ai verbi, e con un minimo dispendio di energie ci mostra le vallate, l’Adriatico. Un uomo in cammino. Tutto questo in una riga e mezza.

Forse qualche informazione in più ci sarebbe stata? Chissà. Di certo il lettore è dentro la storia, comprende, capisce.


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