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L’importanza della comunicazione “interna”. Quel “choosy” più pericoloso dello spread.

Creato il 27 marzo 2014 da Catreporter79

Importante al pari della comunicazione “esterna” (diretta al pubblico) la comunicazione “interna” è tuttavia spesso sottovalutata e marginalizzata dai soggetti (fisici e giuridici) che decidono di gettarsi nell’agone delle “pubblic relations”. Essa non soltanto assolve al compito di rendere dipendenti, incaricati o militanti (nel caso si tratti di un’istituzione pubblica o di un’azienda) informati sul lavoro e sulle linee strategiche dell’organizzazione nella quale sono inquadrati (evitando la diffusione di notizie false e/o frammentarie e, quindi, potenzialmente dannose) ma, anche e soprattutto, all’ “erudizione dei vertici” (Vieri Poggiali). Non è raro, infatti, che gli stessi responsabili di una comunità siano i suoi primi e più insidiosi nemici, attraverso un ricorso improprio, scorretto ed ingenuo della propaganda e del linguaggio.

Il governo Monti, ad esempio, con le molteplici gaffes dei suoi uomini, ha costituito un caso paradigmatico riguardo l’imprescindibilità dell’utilizzo della “comunicazione interna”; scivoloni come quella sui giovani “choosy” , sulla “monotonia del posto fisso” o, ancora, sugli “gli italiani fermi al posto fisso nella stessa città di fianco a mamma e papà” (resi ancor più intollerabili e quindi deleteri perché posizionati in una fase di grave crisi come quella che stiamo sperimentando) si sarebbero potuti evitare qualora l’esecutivo del Professore avesse fatto ricorso ad uno staff di coordinamento ed organizzazione interna della comunicazione, esautorando ministri e sottosegretari dalla facoltà di rendersi “battitori liberi”.



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