Mentre io sono seduta sul divano qui in Spagna, e piú precisamente a Palma de Mallorca, succede qualcosa di importante: la figlia del re, la Infanta Cristina, è imputata per frode fiscale e riciclaggio di denaro
Cristina è la moglie di Inaki Urdangarin, il principale imputato nella stessa inchiesta.
Si tratta di un’indagine giudidiziaria di 6 milioni di euro di denaro pubblico, scomparsi per consulenze false nelle casse della societá Aizoon e dell’Istituo Noos (creati da Urdangarin e soci).
É la prima volta nella storia della Spagna che un’erede al trono (sebbene solo settimana in linea di successione) è costretta a comparire e dichiarare davanti a un giudice.
Sebbene lo stesso re Juan Carlo solo pochi mesi fa (quando venne fuori per la prima volta questa scandalosa vicenda) ha dichiarato che “la giustizia è uguale per tutti”
noi cittadini normali, lavoratori che paghiamo le tasse, sappiamo bene che tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri (ad iniziare dal privilegio concesso dal giudice a la infanta di arrivare in macchina, senza dover percorrere a piedi nemmeno 100 metri, per evitare i manifestanti)
Secondo le prime indiscrezioni la figlia del re ha risposto al 95% delle domande dicendo “no sé, no me consta, yo confiaba en mi marido”.
La strategia di Doña Cristina é talmente ingenua da lasciare basiti: lei confidava ciecamente in suo marito, e non sapeva da dove provenissero i soldi che consumava, né sapeva o si domandava nulla sulle attività del suo consorte.
Cioé solo noi donne normali passiamo la vita a farci e fare domande su quello che fanno i nostri compagni, le donne di sangue blu no!
Una persona come la infanta in spagnolo si definisce choriza (o al maschile chorizo): il chorizo oltre a essere un salume indica infatto un ladro, un furbetto.
E cosí questo 8 Febbrario resterá nella memoria della storia della Spagna.
Non mi illudo che giustizia sia fatta, ma spero che tutto questo porti a riflettere sul che senso abbia avere una monarchia nel 2014, in uno stato con il 26,7% di disoccupazione e un salario minimo di 650 euro al mese.
Vogliamo uno stato meritocratico e giusto, non politici o monarchi chorizos