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L’insetto stecco e la rana (approcci teorici a problemi pratici)

Creato il 14 settembre 2012 da Paperoga

L’insetto stecco e la rana (approcci teorici a problemi pratici)Manca ormai una settimana all’entrata in scena di mia figlia su quell’impolverato palcoscenico di provincia che è la mia vita. Come un impresario teatrale scapestrato e fuori tempo massimo. Sto cercando di pulirlo ed ordinarlo alla meglio, a suon di furiose ramazzate di saggina, in questo gioioso conto alla rovescia, ma se è furba un po’ più di suo padre, e molto non ci vuole, ne scoprirà presto gli angoli ancora non rimessi a nuovo, le tende rotte, le assi di legno scheggiate, e tutte le metafore scalcinate che rappresentano l’eccessiva lentezza con cui ho fatto mie le pagine di vita man mano vissute, e le esperienze e le lezioni d’appresso, e che hanno reso incancrenite, o quanto meno imbolsite, alcune mie capacità che invece dovranno essere esercitate ai massimi livelli, come i servigi promessi ed offerti dal miglior cavalier servente.

Molti di questi servigi che dovranno esser resi alla creatura saranno di natura eminentemente pratica, quand’anche non meramente gestuale. Prenderla in braccio, farle fare il ruttino, cambiarle il pannolino, vestirla, svestirla più volte al giorno. Voi direte, e dove sta l’impiccio? L’impiccio sta che io sono una persona priva di grandi capacità manipolativo-gestuali. Tale è la paura di essere maldestro, che finisco per esserlo di conseguenza. Sono legnoso nella postura e nei movimenti, poco malleabile o inclinabile, ho tendini costantemente infiammati e poco elastici, braccia e mani come rami secchi che se non stanno fermi tendono a sbatacchiare in modo ortogonale. Quanto di questa legnosità si adatta a dedicarsi alle delicate ossicine di una neonata? Quanto di questa stitichezza gestuale può essere utile ad una neonata scalciante?
Il problema si pone, anche perchè non sarò un genitore che delegherà alla madre queste cose (anche perchè la madre mi inseguirebbe con una mazza ferrata in caso di diserzione). Ecco dunque che, ad una settimana dalla nascita, mi sono posto il problema di come far pratica prima che la bimba cada come una cavia nei miei artigli da poiana.
La soluzione è nata quando abbiamo comprato i pannolini lavabili. La tizia faceva una dimostrazione con un bambolotto in scala 1:1, e quando le ho chiesto se il bambolotto era compreso nella costosissima fornitura di quei fottutissimi pannolini ecosostenibili di merda, lei si è fatta una risatina di apprezzamento della battuta.
Ma non era una battuta. Io volevo realmente quel dannato bambolotto.
Decido allora che ne comprerò uno all’uopo. Ma scopro i prezzi usurari dei giocattoli per bambine in un paio di fallimentari tour nei negozi di giocattoli. Bambole accessoriate con ogni diavoleria, bambole con una enorme casa annessa, bambole “cacca-pipì” con annesso vasino e pannolino (e non ho controllato se c’era anche uno stronzo di plastica o dell’urina-giocattolo in una fiala), bambole con un dente unico che spunta mostruoso dalla bocca, con tanto di spazzolino e dentifrici finti. Stremato, ho richiesto all’addetta una bambola, da sola, senza accessori, possibilmente manco senza vestiti, una fottuta semplice bambola. Certo che c’era. Ma il prezzo parte da 25 euro. Con tutte le spese di questo periodo, ci manca solo che mi fumi 25 carte per provare dei pannolini su una bambola di plastica.
Sunofyork mi propone un tour nei negozi “tutto a 1 euro” in cui mai mi ero intrufolato in vita mia. Ci sono bambole piccole, orribili pezzi di plastica dai contorni irregolari e che odorano di solventi chimici capaci di ammazzare qualcuno nella metropolitana di tokio. Ma di bambolotto manco l’ombra.
Propongo a Sunofyork una soluzione alternativa e più economica: un pelouche di dimensioni adatte. All’ikea ce ne sono, arriviamo a 9 euro, ma convinto come sono che ne troverò a meno, mi lascio sfuggire l’occasione.
L’altra sera, dopo un ennesimo e inutile giro per negozi, capisco che non ci sono in commercio bambole o pelouche di dimensioni neonatali che costino di meno. A quel punto, uno sguardo più attento al negozio e poi il colpo di genio: non occorre che sia proprio un bambino, occorre che ne  abbia solo le dimensioni. Due braccia sopra, due gambe sotto, un busto in mezzo, non deve avere altro. Perchè non prendere un pelouche di pezza di qualche animale? Ce ne sono a bizzeffe, in particolare un leone e una rana hanno forme antropomorfe accettabili. La rana poi è quasi perfetta. Propongo il piano alla futura mamma che per poco non mi prende a testate dandomi cortesemente del “citrone”, vocabolo barese ai più sconosciuto. Cosa ci sia di tanto assurdo nel provare a mettere un pannolino ad una rana di pelouche, non l’ho ancora capito. E poi dicono come manco di senso pratico.
Molto più banalmente un’amica ci ha offerto il bambolotto usato e abbandonato di sua figlia. Oggi cominceranno le prove. La bambola sarà muta vittima dei miei arti da insetto stecco.
Ma so già che senza la rana non sarà la stessa cosa.



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