Magazine Psicologia

L’intelligenza sociale

Da Psychomer
by Concetta Maffione on maggio 28, 2012

La nozione d’intelligenza ha subìto, nel corso del tempo, una serie di mutamenti e di arricchimenti: dalle teorie tradizionali che consideravano l’intelligenza solo in termini di razionalità, logica e conoscenza si è passati ad una visione pluralistica della stessa. Nello specifico, il primo a parlare di intelligenze multiple è stato Gardner (1983), il quale ha favorito un’evoluzione del concetto stesso d’intelligenza, non più inteso come fattore unitario misurabile tramite QI (quoziente intellettivo) ma come insieme facoltà intellettive diverse interdipendenti tra loro. Tra le facoltà individuate da Gardner distinguiamo quella logico-matematica, linguistica, spaziale, musicale, cinestetica, intrapersonale e interpersonale.

Rispetto all’intelligenza interpersonale o, come genericamente viene denominata, intelligenza sociale, sono diversi gli studiosi che hanno focalizzato l’attenzione su di essa, date le implicazioni che può avere nella vita di tutti i giorni. Tra questi ricordiamo Cantor e Kihlstrom (2000), i quali l’hanno descritta come la capacità di usare la propria esperienza e, perciò, la propria competenza, per fronteggiare i problemi di vita quotidiana. Secondo gli autori, le persone differiscono nelle loro aree di esperienza e competenza: mentre alcune possono essere più competenti nel prendersi cura dei propri bambini, altre lo sono in ambito lavorativo e così via. L’intelligenza sociale consente, perciò, di applicare le proprie conoscenze (contenute all’interno di schemi relativi al sé, agli altri e ai contesti sociali) ai problemi della vita reale.

Per Baron-Cohen e colleghi (2000), invece, l’intelligenza sociale rappresenta la capacità di interpretare i comportamenti altrui a livello mentale come, per esempio, i pensieri, le intenzioni, i desideri e le credenze.

Goleman (2006), infine, ha definito l’intelligenza sociale come la capacità di relazionarsi con gli altri in maniera costruttiva attraverso  l’empatia e la comunicazione. L’empatia è la capacità di cogliere le emozioni degli altri, comprendendo il loro punto di vista,  immedesimandosi nella loro situazione e rimanendo consapevoli del fatto che tali emozioni non ci appartengono. Per  comunicazione Goleman intende invece la capacità di creare coerenza tra ciò che si dice e le proprie azioni (tra linguaggio verbale e non verbale), la capacità di saper ascoltare l’altro, mostrando interesse per le emozioni altrui.

Ma come mai tanto interesse per questo tipo d’intelligenza? Da quanto detto finora, è facile capire che una persona che dispone di una buona intelligenza sociale è in grado di vivere la propria vita e le relazioni con gli altri in maniera più serena ed equilibrata. Essere in grado di comprendere il punto di vista dell’altro, di comunicare in maniera chiara le proprie emozioni ed i propri pensieri consente di evitare una serie di equivoci e  malintesi con l’altro, di affrontare e gestire i conflitti con efficacia; permette, in generale, di vivere meglio ogni tipo di relazione con gli altri, da quella sentimentale a quella con i propri figli, passando per l’ambiente di lavoro.

Secondo Goleman (2006) questo tipo d’intelligenza è presente in ognuno di noi, poiché l’uomo è naturalmente portato all’empatia, alla cooperazione e all’altruismo, ma è altrettanto possibile potenziare questa capacità attraverso un allenamento quotidiano, ricercando il dialogo con gli altri e prestando  maggiore attenzione al proprio modo di rapportarsi con loro. Questa facoltà è pertanto fondamentale, soprattutto  oggigiorno che viviamo in una realtà sempre più tecnologica, tendente a ridurre il contatto con l’altro producendo rapporti a distanza che, secondo Goleman (2006), se eccessivi, possono condurre ad una vero e proprio “autismo sociale”.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :