Un altro film Italiano in concorso divide pubblico e critica, fischiato e applaudito a fine proiezione qui a Venezia.
Il film ci racconta la storia di Antonio Pane, un disoccupato sensibile e dal cuore d'oro, che praticamente ogni giorno cambia lavoro per mantenersi. Antonio Albanese ( Qualunquemente) è molto bravo e il suo personaggio risulta simpatico nel suo riuscire a mantenere un sorriso in qualsiasi situazione, nella sua profonda umiltà e nel bel rapporto che ha con il figlio. Tutto questo non basta però a salvare il film, che subisce gli effetti di una storia troppo insipida e poco coinvolgente. Dispiace, perché in conferenza stampa il regista Gianni Amelio, Leone d'Oro nel 1998 con Così Ridevano, confessa che il film vuole anche essere un monito alla vecchia generazione a spronare la nuova perché si attivi e non sia vittima della crisi che stiamo vivendo in questo periodo. Purtroppo tutti questi propositi si intravedono soltanto e alla fine del film piuttosto che ispirati e arricchiti si esce annoiati e infastiditi. Infatti un finale alquanto moralista e fastidioso distrugge il già precario castello carte. Lo sappiamo che bisogna avere la forza di alzarsi sulle proprie gambe, credere in se stessi e andare avanti cercando di sorridere alla vita. Non c'è bisogno che Antonio Pane o Albanese che sia, si giri verso di noi sorridente a ricordarcelo.
Speriamo che il terzo film italiano in concorso, Sacro Gra di Gianfranco Rosi, riporti in auge il nostro paese, che per il momento si sta dimostrando non proprio in forma a questa ultima Mostra del Cinema.
Dr.O'Malley