Non c’è da stupirsi se Jerzy Buzek, presidente del Parlamento Europeo, liquida un Berlusconi così voglioso di disquisire sull’economia italiana dicendo che gli dedicherà due minuti. Nessuna sorpresa se Obama invita a vigilare su Roma perché potrebbe finire come la Grecia. Nulla di strano se i mercati guardano al Bel Paese e alla sua classe dirigente e decidono di stroncarlo.
Tutto ciò non è altro che il frutto di un ventennio di relazioni internazionali basate sulla comicità. Il gran burattinaio Berlusconi e la sua diplomazia del sorriso, magari simpatica in tempi di vacche grasse, ha finito per rendere non credibile qualsiasi provvedimento adottato per far fronte alla crisi. E se alla prima depressione era bastato chiudersi un po’ a riccio e sperare che la tempesta passasse in fretta, ora che l’Italia è sotto attacco diretto, l’esecutivo non solo deve far fronte alla propria inadeguatezza e divisione, basti pensare alle mille versioni della manovra, ma deve anche convincere il mondo che, dopo tante facezie, sta facendo qualcosa di serio.
Impresa disperata. C’è all’interno del governo qualche persona morigerata, anche se con dubbie idee politiche. Ma l’aplomb dei pochi viene oscurato dalla verve del capocomico. L’incontro chiesto in fretta e furia per scampare alle grinfie dei PM, indigesti anche se il premier si trova nell’inedito ruolo della parte offesa, è solo la cima dell’iceberg.
Pochi giorni fa è uscita un’intercettazione in cui Berlusconi chiama la Merkel, letteralmente, culona inchiavabile. Epiteto da statista. Si potrà pensare a una svista, uno lazzo: in fondo stava parlando al telefono e non sapeva di essere intercettato. Peccato che, consapevolmente, fa pure di peggio.
In un momento istituzionale della massima importanza, la conferenza di fine anno, Berlusconi gonfiò il petto:
Il mio orgoglio è quello di aver portato in dote all’Italia una mia diplomazia privata. Mi vanto di avere tre grandi amici nel mondo: Ben Alì, Mubarak e Gheddafi.
Un vero portafortuna. È passata alla storia la foto in cui il presunto Presidente del Consiglio pensò bene di arricchire una foto con gli scout con delle belle corna sopra la testa del Ministro degli Esteri spagnolo Josep Piqué.
O ancora, la rottura del gran cerimoniale della sfilata marziale, facendo attendere la Merkel, per una discussione al telefono, millantando che dall’altro capo della cornetta ci fosse Erdogan. La stessa cancelliera, poi, fu vittima del perclaro cucù. I teutonici sono i preferiti dal premier, basti pensare a Schultz, capogruppo dell’SPD a Strasburgo, definito un kapò.
Il nostro amato Presidente però ci è andato pesante anche con i popoli del Nord. Così apostrofò Primo Ministro danese Anders Fogh Rasmussen, al tempo anche Presidente di turno dell’UE:
Lui è il premier più bello d’Europa. Penso di presentarlo a mia moglie perché è anche più bello di Cacciari. Con tutto quello che si dice in giro…
Un bel gossip in sede europea, che male ci sarà mai. La frittatona rischiava di farla con la Presidente finlandese Tarja Halonen, con cui trattava per l’assegnazione dell’agenzia alimentare:
Quando si insegue un risultato bisogna usare tutte le armi che si hanno a disposizione e quindi io ho rispolverato tutte le mie arti da playboy, ormai lontane del tempo, e utilizzato una serie di sollecitazioni amorevoli nei confronti della signora presidente.
Affermazioni a cui pose rimedio peggiorando ulteriormente la sua posizione. Davanti agli uomini del partito, tirò fuori una foto della Halonen, effettivamente non una Venere del Botticelli, e se ne fece beffe:
Figuratevi se uno come me può corteggiare una cozza del genere…
Rapporti diplomatici ai minimi storici e import/export bloccato.
Al poco lusinghiero cocktail, vanno aggiunte bravate sparse: l’urlaccio “Obamaaaa” che gli procurò una sgridata della Regina Elisabetta, la sceneggiata erotica nei confronti di un’operaia russa durante una visita di Stato ad una fabbrica, la definizione di abbronzato affibbiato al Presidente USA e il bacio dell’anello di Gheddafi. E tante altre.
Sarebbe questo, quindi, l’uomo che dovrebbe dare fiducia ai mercati e trainare l’Italia fuori dalle secche?
Fonte: Il Fatto Quotidiano