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L’Inuit il bilinguismo e la Puglia

Creato il 12 agosto 2011 da Silvie

La cosa più bella di avere un bambino bilingue in una grande famiglia allargata dove il 95% dei componenti parla solo italiano o in alcuni casi italiano e pugliese stretto è che tutti, dico tutti,  prima o poi finiscono per trovarsi coinvolti in evoluzioni plurilingue.

E’ lui che detta le regole. E siccome al momento, data la forte presenza mia e della nostra fantastica au pair,  l’Inuit è molto più sbilanciato verso l’inglese, quando vuole disegnare con la zia le dice sit here (indicando la sedia), another peach please quando vuole un’altra pesca  dalla nonna, green one quando chiede infreddolito al nonno il suo asciugamano verde, e quando gioca con i cuginetti (che sono parte del 5%)  nella sabbia, chiama i suoi giochi bucket, spade and watering-can. E se per caso il diretto interessato non capisce lui ripete, due tre volte, poi passa ai gesti, non si scoraggia, che alla fine tutti ci si arriva.

E’ divertente, esilarante. Ognuno ci mette del suo, chi rispolvera i ricordi della scuola, chi fa parlare i figli, chi traduce quello che dice l’Inuit e poi gliene chiede conferma in italiano.

Le amiche di mia madre le chiedono preoccupate come faccia a capirlo. Lei fa intendere che tra nonna e nipote ci si capisce comunque.

:)

Da fuori qualcuno ci guarda strano, qualcuno ci chiede perché questa scelta di educare bilingue un bambino italiano, qualcuno fa la faccia perplessa.

Ma nella nostra grande famiglia allargata di nonni, zii, cugini di vari gradi, nessuno si stranisce più. Ormai è cosa data che il nipotino di Roma parli due lingue, dica breakfast appena sveglio e good night quando va a dormire. Ciò che più fa tenerezza e dolcezza è sentire i nonni rispondere good night amore buona notte. Bilingue lui…


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