In questi giorni mi è capitato di leggere articoli, differenti fra loro, ma che comunque riportano tutti ad un solo ed unico argomento: i libri, e la cultura letteraria in generale.
Da un lato ci sono le grandi CE, quelle che sembra abbiano i mezzi e le possibilità per fare e produrre libri di qualità
Dall’altro le librerie, sempre più in difficoltà e che chiudono a ritmo vertiginoso.
Poi ci sono loro, gli store online, che con gli ebook sembra abbiano in mano le chiavi per il futuro.
Be’, dove sta la verità?
Come al solito, nel mezzo.
Vero che il sottoscritto non è mai stato un grande amante delle CE tradizionali, anche se non rifiuterei una pubblicazione se mai mi venisse offerta. Però è innegabile che se volessero, potrebbero dare una bella svolta al mondo della letteratura.
Così come non ci sono dubbi sulla valenza di store del calibro di Amazon, che macinano vendite su vendite, aumentando il fatturato esponenzialmente al numero di scrittori e titoli.
E proprio questo numero è un altro problema che ho visto affrontare dal lato sbagliato.
Il self publishing è il male, e l’elevato numero di titoli serve solo a mettere in difficoltà il lettore.
Altra cavolata, scusatemi.
Non è che se invece che fra dieci titoli avessi la possibilità di scegliere fra cento, il mio cervello se ne andrebbe in pappa, no?
Quindi qual è il vero problema?
Che sia forse la concorrenza? Il fatto che se da un lato si trova più scelta, più titoli, generi o tematiche, allora l’editoria classica perderebbe ancora più terreno?
Se così fosse, allora perché le CE di cui parlavo sopra non si mettono di buona lena e cambiano le loro linee editoriali? Ci guadagneremmo tutti. I lettori felici, gli scrittori anche e i produttori venderebbero libri senza paura che un epub gli distrugga il bel castello o gli provochi mal di testa.
Ma questo non avviene… ed è assurdo.
Perché il mondo è sempre stato in movimento, nulla è immobile e pretendere che lo sia è di per se una speranza destinata a crollare miseramente.
Evoluzione non vuol dire trovare qualcosa che nel momento funziona e farlo durare per sempre, no?
Non si può negare che l’evolversi del self publishing abbia drasticamente spostato l’ago della bilancia. Fare un ebook è facile (ovviamente prima bisogna scriverlo), fin dalla sua creazione arrivando anche alla vendita e alla promozione. Social network, passaparola, gruppi di ogni genere possibile e collaborazioni fra artisti. Se si vuole i mezzi ci sono, e quindi chi fino ad oggi ha pagato per fornire lo stesso servizio, bisogna concederglielo, si ritrova con un bel nervoso da farsi passare.
Ovviamente.
Ed è indubbio anche che questa facilità nella produzione permette anche, a chi in passato non avrebbe avuto nemmeno l’ombra di una possibilità di venir pubblicato, di immettere nel mercato il suo romanzo. Magari illeggibile, magari orribile, e che probabilmente andrà a inficiare le classifiche degli store, ma presente e reale come tutti gli altri.
Ma volete dirmi che in libreria questo non accade ancora oggi? La differenza è che se prima rischiavo di buttare venti euro, ora si rischia al massimo cinque.
E, quindi, me lo richiedo: quale diamine è il problema?
Perché non si riesce a trovare un equilibrio fra CE e editoria digitale?
Alcuni ci provano, ma quando si trova un titolo in cartaceo a 15 euro e la sua controparte digitale venduta a 12,99 euro, si capisce bene che c’è qualcosa che non funziona.
Capisco i diritti, capisco le spese, ma questo non è un sistema per rilanciare il mercato. Tutt’altro, il risultato è l’allontanamento sempre più costante di tutti quei lettori che queste cose le notano.
E in un paese dove la maggioranza dei lettori legge sì e no quattro libri l’anno, se si perde una vendita questa incide parecchio.
Sono convinto che volendo l’equilibrio si potrebbe raggiungere, con poca fatica e con la soddisfazione di tutti.
Il perché non avvenga è un mistero che, invece, non riesco ancora a spiegarmi…