In un’intervista di ieri a l’Unità, Pierluigi Bersani racconta la situazione politica attuale, e cerca di tracciare il cammino. Tra i passaggi, segnalo:
Bersani scarta l’ipotesi b, optando per il governo tecnico. Ecco, vorrei – molto sommessamente – far notare che l’ipotesi a potrebbe coincidere con l’ipotesi B, con la maiuscola. Mentre ci caliamo nella fase di transizione che ci metta in condizione di preparare l’alternativa (che poi viene da chiedersi, che abbiamo fatto finora?), e mentre lavoriamo per rafforzare e ristrutturare il campo del centrosinistra (la mia domanda si ripete), per dargli un profilo di governo, non è che anche B lavorerà al suo profilo, gridando al complotto della sinistra, alla volontà del popolo tradita, al golpe, al tradimento dei fininiani, che sono diventati alleati della sinistra e, anzi, peggio della sinistra. B griderà che piuttosto che dare il Paese in mano ai traditori assetati di potere lo consegnerà ai giovani, e scatenerà tutto il suo impero mediatico, portando alle urne tutti, ma proprio tutti, i berlusconiani di questo Paese. E non credo siano pochi.
Come dite? Lo sta già facendo? Ha già cominciato?! Ah. E noi che possiamo fare, chiedete? Magari dire chiaramente il Partito Democratico è pronto per il voto, dialogare con i nostri alleati naturali e attivare processi di partecipazione – le primarie per i parlamentari, su tutti – per richiamare al voto chi abbiamo perso per strada. Mi sembra semplice. Inizio a credere di essermi perso qualcosa, che rende il tutto molto, ma molto, più complicato.
Per concludere, non potremmo cercare di evitare frasi come:
Perché mi sembra che più le ripetiamo, e più gli elettori ci smentiscano. (Do you remember Boeri?). Senza i voti degli elettori del centrosinistra non si manda a casa Berlusconi. E’ questa la realtà.