Nello Gradirà, 29 luglio 2010
La carriera di Sansonetti ha degli aspetti decisamente divertenti, ma pone anche degli interrogativi seri su come un personaggio del genere abbia potuto dirigere il quotidiano del maggior partito della sinistra italiana.
Nel 1990 Sansonetti arriva a L’Unità, dove sarà vicedirettore e poi condirettore. E gli anni Novanta per L’Unità sono stati quelli della crisi di vendite che ha portato, nel 2000, alla chiusura del giornale.
Gennaro Carotenuto ricorda che “Quando morì Diana Spencer riuscì a disgustare tutti e ad accelerare il percorso verso il fallimento titolando ‘Scusaci principessa’ e dedicando una dozzina di pagine a quello che considerava l’evento del secolo”.
Passato a Liberazione, si sente investito di una missione singolare: quella di sostenere posizioni di destra dalle pagine di un quotidiano di sinistra.
I redattori di Liberazione raccontano di aver avuto difficoltà a riportare le difficoltà giudiziarie dei vari esponenti di Forza Italia, e in particolare di Dell’Utri: il direttore si opponeva sistematicamente a posizioni troppo ostili, bollandole come “giustizialismo”.
Ma la polemica più accesa scoppia a fine maggio 2007, quando sul quotidiano di Rifondazione compaiono alcuni articoli di tale Angela Nocioni contro Cuba, che offendono e sbeffeggiano il padre di Fabio Di Celmo, vittima di un attentato avvenuto nel 1997, e le famiglie dei cinque agenti dell’antiterrorismo cubano ingiustamente detenuti negli Stati Uniti.
A sinistra c’è un’ondata di indignazione ma Sansonetti, difeso dall’area “innovatrice” del partito Bertinotti-Vendola, prosegue imperterrito sulla strada dell’esibizionismo e dell’anticomunismo.
Nel febbraio 2008 si fa intervistare da Il Secolo d’Italia facendo una sviolinata a Gianfranco Fini e al sindacato di destra UGL: (“esprime posizioni originali e culturalmente interessanti”).
Liberazione ormai è un giornale allo sbando in cui nessuno si riconosce più: passa da 10mila copie, con punte di 13mila, a 4mila.
Nel frattempo arriva la batosta della Sinistra Arcobaleno. Rifondazione rimane senza parlamentari e senza i relativi finanziamenti pubblici. Le perdite generate dalla gestione di Liberazione sono ormai insostenibili e imporrebbero un deciso cambio di rotta, ma nonostante i risultati fallimentari Sansonetti rimane al suo posto. I bertinottiani ad ogni tentativo di rimuoverlo gridano al colpo di stato e strepitano contro lo “stalinismo”.
Sansonetti si scatena: nel maggio 2008 chiede la grazia per Anna Maria Franzoni, la donna condannata per il delitto di Cogne, uno dei tormentoni di Bruno Vespa.
Nell’estate del 2008 difende a spada tratta la ministra Carfagna dopo l’intervento di Sabina Guzzanti al No Cav day, che definisce “fascistoide e barbaro”.
Nel novembre 2008 dedica paginate entusiaste alla vittoria di Vladimir Luxuria nel reality L’Isola dei Famosi. Titoli imbarazzanti come “Grazie Simona Ventura”.In televisione e alla radio è onnipresente: un personaggio che si dichiara di sinistra ma dà sempre ragione alla destra non può mancare in nessun talk show, soprattutto in quelli più faziosi. Le comparsate a “Porta a Porta”, “La vita in Diretta” e “Zapping” si sprecano e si concludono sempre con figuracce epocali.
Alla fine del 2008 finalmente viene cacciato da Liberazione e sostituito da Dino Greco.
Collabora con Il Riformista, altro giornale inutile che campa di contributi pubblici: costa al contribuente quattro euro di tasse per ognuna delle duemila copie che vende.
Nel maggio 2009 Sansonetti ha di nuovo un giornale tutto suo. Apre L’altro, distribuito dalla Mondadori di Berlusconi in 80 città.
“Faremo riferimento a Sinistra e libertà ma senza esserne l’organo ufficiale”, dice il direttore.
A “Porta a Porta” c’è un simpatico siparietto con Berlusconi in persona: “Ma io non temo questo giornale perchè stimo davvero il direttore che so non si presta a operazioni che siano men che lecite” dice Silvio. “Questo non lo deve temere” assicura Sansonetti.
Infatti alla prima occasione (caso “Noemi”) Sansonetti dimostra la sua amicizia al cavaliere: «Abbasso Santoro, viva le veline» titola L’altro, in linea con i quotidiani di famiglia, denunciando il «linciaggio pubblico» di Annozero nei confronti della favorita del Cavaliere, Noemi Letizia.
Quando si tratta di difendere gli amici di Berlusconi Sansonetti non si risparmia: anche il direttore del TG1 Minzolini secondo lui è vittima di un linciaggio.
Non si è dimenticato neanche di Fini: “è l’uomo politico che ha detto le cose più interessanti degli ultimi tempi” dichiara.
Ma L’Altro si caratterizza soprattutto per l’ampio spazio che dedica all’estrema destra neofascista: nel giugno 2009 alcune realtà della sinistra romana denunciano: “Un’intervista a Iannone, capo dei “fascisti del terzo millennio” di Casapound, senza contraddittorio alcuno, quasi un volantino di propaganda, in cui si bercia contro l’antifascismo; il racconto dell’incendio di Casapound Bologna, con tanto di eroica descrizione del federale locale ‘personaggio interessante e controverso’: definizione perlomeno curiosa per chi, neanche due anni fa, è finito in carcere con l’accusa di associazione a delinquere con l’aggravante razzista per una quindicina di pestaggi.
Ma non c’e’ da stupirsi se su L’Altro a scrivere tutto ciò è Ugo Maria Tassinari, studioso della destra radicale che partecipa e promuove però le iniziative dei neofascisti stessi. Oppure se ad occuparsi di futurismo è Miro Renzaglia, animatore della galassia culturale della destra radicale e firma di NoReporter, sito d’informazione gestito da Gabriele Adinolfi, ex Terza Posizione, che ogni anno non manca di ricordare con un articolo il compleanno di Adolf Hitler. Sono questi gli steccati da superare?”
Se è per questo ce ne sono anche altri di steccati da superare: in agosto L’altro titola: “Il nucleare? Basta fanatismi, non è il demonio”.
Il 28 settembre 2009 due redattori esasperati scrivono una lettera aperta: “Ci vergogniamo, è dura ammetterlo, ma è così. Doveva essere per noi un’avventura nuova, appassionante e a tratti lo è stata. Ma ora ci vergogniamo di essere nella redazione de L’Altro. (…) 2 pagine “simpatetiche” dedicate agli sproloqui del fascista Iannone, l’unico articolo sulla Resistenza (ad esclusione dei “numeri zero”) affidato a un’ intervista a Giampaolo Pansa autore di quel ‘memorabile lavoro storico e storiografico’ che è Il sangue dei vinti, un articolo del sempre simpatetico Tassinari sulle aggressioni a Casa Pound, un interessantissimo contributo di Renzaglia sul futurismo fino ad arrivare agli ultimi interventi. (…) Una campagna continua contro tutto e tutti che dà la misura della supponenza con cui in cinque mesi abbiamo dato vita a un giornale gossipparo e provinciale”.
Nell’ottobre 2009 è costretto a cambiare nome a seguito di una causa e diventa Gli altri, ma anche al plurale i risultati in termini di vendite sono gli stessi di sempre: due mesi dopo passa da quotidiano a settimanale. Sansonetti conferma il suo impegno per aiutare la sinistra “a liberarsi delle scorie del passato e a misurarsi con i temi giganteschi che la modernità ci propone”.
Continua a tessere gli elogi di Berlusconi, stavolta sulla questione delle intercettazioni: “Secondo me, il consiglio dei ministri non ha fatto una cattiva legge”.
La polemica più accesa scoppia nel maggio scorso, quando con altri “innovatori” dell’area bertinottiana e del PD firma un appello per la libertà di manifestare di Casa Pound e tratta da squadrista chi si oppone: “C’è una sinistra da legge Scelba”, scrive, fingendo di dimenticarsi che la ricostituzione del partito fascista è vietata dalla Costituzione e non dalla legge Scelba. Contestato dovunque va, piagnucola titolando: “La sinistra squadrista che mi cerca”. Definisce il suo “un giornale di sinistra che – dichiaratamente – si misura con l’impresa dell’uscita dal comunismo”.
In questi giorni, come dicevamo all’inizio, va a dirigere Calabria Ora. Ed è interessate quanto scrive Il Manifesto sull’operazione: “Il giornale è nel caos dopo l’addio al vetriolo del vecchio direttore. Paolo Pollichieni si è dimesso meno di una settimana fa con un editoriale-denuncia contro la proprietà. Guarda caso, il 20 luglio Pollichieni aveva pubblicato alcuni articoli su presunti incontri tra il governatore del Pdl Giuseppe Scopelliti e alcuni boss delle cosche calabresi. Con lui se ne se sono andati due cronisti di punta minacciati dalle cosche, il caporedattore centrale e due vice, due capiservizio e il responsabile delle cronache politiche. In pratica tutta l’ossatura del giornale, che da allora è in stato di agitazione con il cdr sul piede di guerra.
Al centro delle polemiche le pressioni continue sulla fattura del giornale dei due editori, Pietro Citrigno e Fausto Aquino, imprenditori ex Psi molto «trasversali» nelle amicizie politiche. Citrigno, in passato vicino a Nicola Adamo (Pd), ha interessi nell’edilizia e nella sanità privata convenzionata, è stato condannato in secondo grado per usura a 4 anni e 8 mesi. Aquino invece ha un profilo più «istituzionale»: è vicepresidente nazionale Piccola Industria di Confindustria, è nella giunta di Confindustria Calabria, ha interessi nel petrolio (è il distributore Agip in regione) ed è stato più volte candidato nelle liste di Lamberto Dini”.
Sansonetti troverà certamente altri steccati da superare. Intanto però (ma non è che porta male?) il progetto degli editori di Calabria Ora di rilevare anche la testata storica Paese Sera viene frustrato dai giudici che non gli concedono la possibilità di utilizzarne il nome.
Una cosa è certa: Sansonetti continuerà a divertirci come ha fatto finora.