Chi mi diceva “sono stato sull’isola di Skye….”, ogni volta si soffermava un attimo per raccogliere i ricordi e poi sospirare e concludere con “… bellissima!”. Dopo aver trascorso 24 ore su Skye, questa isola scozzese delle Ebridi Interne, capisco cosa contiene quel sospiro.
C’è, senza esagerare, il ritratto di un mondo reale ma lontanissimo dal nostro. Un acquerello vero e perfetto fatto di cime appuntite e rocciose, sentieri, un enorme tappeto erboso di muschi e licheni, case bianche isolate con giardino, giardini colorati e perfetti.
Nell’osservare questa meraviglia la mente prova ad anticipare cosa completerebbe il quadro in uno scorcio, ed ecco che il desiderio si materializza: dove c’e’ lo strapiombo si rivela una cascata, dove l’occhio si perde nel tappeto erboso arrivano le grasse pecorelle a brucare. L’uomo con tutto questo è entrato in dialogo con rispetto: niente industrie o grandi centri urbani, ma piccoli borghi con piccole case. Agricoltura, pastorizia e turismo.
Arriviamo a Portree, il centro più grande di Skye. Abbiamo prenotato al B&B Auch-an Doune Bed & Breakfast, ma neanche un’ora dopo siamo sul bus 60X che ci condurrà attraverso la penisola settentrionale attraversando i borghi di Kensaleyere, Uig, Flodigarry e Staffin.
Non ci sono parole per definire questi scorci e paesaggi: un Eden. Le nuvole ed il cielo si combinavano con la terra coperta di muschi e l’acqua del mare e dei laghi, dando una sensazione di infinito. Non ho pensato di essere su un’isola, ma su una terra senza fine dove le immagini si perdono nei sensi e nello spazio.
Sostiamo su Kilt Rock, un punto panoramico dove le scogliere nere coperte dal muschio e scolpite dal vento si buttano in mare. Il sole rende tutto splendente, i laghi attorno sembrano d’argento. Altro punto panoramico: Old Man of Storr, pinnacoli rocciosi alti fino a 50 metri simili a dita che sfiorano il cielo.
Tornati a Portree e facciamo un giro al porto dove si affacciano le solite ordinate case colorate, poi per i negozi turistici e non. Il giorno dopo, fatta una cordiale Scottish breakfast, riprendiamo il bus 60X per raggiungere Dunvegan Castle, sui fiordi occidentali dell’isola.
Il paesaggio pur affascinate ha tratti meno coinvolgenti della penisola settentrionale. Fantastici comunque i fiordi e le piccole penisole che vi sono. Il Dunvegan Castle non è un edificio particolarmente affascinante, ma molto ben mantenuto anche internamente. Vi sono effigi e simboli storici della storia dell’isola. Visione interessante sono i giardini con sbocco al mare in cui vegetazione spontanea e non si alterna e convive in ambienti progettati.
Alla fine mi ritrovo in autobus per lasciare l’isola di Skue, sorprendente e magnifica. Saluto mentalmente le cascate, i tappeti erbosi, la bassa marea e le spiagge nere, i fiordi, le piantine spontanee di erica, le pecore con il muso nero e le mucche dalle corna ricurve, le case bianche e quelle con i tetti in torba, le montagne appuntite.
Goodbye Skye, ho sentito tanto parlare di te, ma solo ora capisco cosa vogliono dire i sospiri e la luce che trapela dagli occhi di chi ti ha sfiorata con i propri piedi, almeno una volta.