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Naturalmente non sono gli Stati Uniti d'America ad essere colpiti dalle bombe lanciate dai Tornado dell'Aviazione Militare Italiana, ma la solita Libia dell'ex amico Gheddafi.
Non che ci si possa mostrare sorpresi dell'escalation dell'impegno bellico del nostro Paese. Era nella naturale evoluzione del conflitto in terra libica, stante l'incapacità dei ribelli nel defenestrare il rais di Tripoli e la necessità di rinforzare i raid aerei anglo - francesi, insufficienti ad indebolire le forze fedeli al colonnello, che infine si arrivasse ad impegnare anche l'arsenale italico, dietro beninteso a precisi accordi di carattere politico commerciale naturalmente.
Del resto mai azione di guerra ha avuto una così ampia adesione da parte dei partiti politici di ogni parte, anche grazie alla benedizione che all'intervento militare ha impartito il presidente Giorgio Napolitano, cheappare sempre più il fedele interprete dei voleri del suo collega americano.
Così, nonostante i malumori della Lega Nord i Tornado sono partiti in missione di guerra per i cieli di Misurata, almeno così pare, che naturalmente le missioni sono coperte dal segreto.
Adesso bisognerà solo aspettare per vedere se l'aggiunta degli aerei italiani basterà a convincere Gheddafi a lasciare il potere e il suo Paese, oppure bisognerà aumentare ulteriormente l'impegno militare degli Stati impegnati nella "liberazione" del popolo libico.
Intanto dalla Libia arrivano le cronache del giornalista Paolo Sensini, che confermano tutto quello che, di brutto, si poteva pensare della rivoluzione alla libica e che avevo scritto in qualche post di alcune settimane or sono: la rivolta di bengasi non è stata spontanea, ma preparata da agenti inglesi e francesi da tempo sul territorio, non ha carattere popolare ma si appoggia a tribù da sempre ostili a quelle che invece sostengono Gheddafi e che non si può escludere non abbiano rapporti con le fazioni dell'estremismo islamico.
Leggendo Sensini tutto farebbe pensare che l'operazione è stata evidentemente pure mal organizzata, se non è riuscita a rovesciare il dittatore dopo più di un mese di bombardamenti.
C'è pure da osservare che gli articoli di Sensini sono ignorati dai grandi media nazionali, il che non può non far sorgere degli interrogativi sulla copertura mediatica degli eventi libici. Interrogativi ai quali ognuno trovrà da solo le risposte che gli sembreranno più esaustive.
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