NERO
GRIGIO
La cravatta con cui Letta stamattina ha ottenuto la fiducia esemplifica meglio di qualsiasi altra cosa il programma e la maggioranza politica che esprime e sostiene il suo governo. Il Parlamento di oggi rende evidente una cosa che alla fine tutti sapevamo già. Osservo il mio paese con occhi coscienti all'incirca dal 1992 (data convenzionale perché anno del primo giorno di scuola). E una cosa, della Storia e della politica di questa Repubblica madre l'ho capita: l'Italia è un paese mediocre, esattamente come la cravatta di Enrico Letta. Attenzione: lo dico senza indifferenza ma senza dispiacere: è una constatazione storica. Senza stare troppo a chiedersi il perché, senza tirare in ballo la fumosa categoria di "popolo", senza stare a fare troppe distinzioni tra governanti e governati: è evidente che siamo mediocri. L'Italia conosce sostanzialmente due modi per governarsi: quello autoritario-populista e quello paludoso-parlamentare. Siamo un paese a due colori: il nero e il grigio. Possiamo scegliere solo tra queste due opzioni. Da una parte le varie forme di Duce cui ciclicamente deleghiamo i nostri sogni e le nostre impotenze - e non stiamo qui a distinguere troppo tra chi lo fa per passione e chi per salvarsi dalla galera, perché dal punto di vista dell'italiano medio le motivazioni morali degli altri non contano, conta la sua propria insopprimibile voglia di delega e di estremismo (il menefrestremismo, tipico modo italiano d'intendere ed odiare la politica). Dalla parte opposta del nostro bicromatico spettro delle possibilità lavorano invece le grigie formichine democratico-democristiane, di cui la nuova maggioranza a sostegno del governo Letta (per nulla strana, anzi direi classica) fornisce la rappresentazione plastica. Il Pdl deberlusconizzato messo di fianco a questo PD (non mi va di pensare ad aggettivi o neologismi per definirlo) è l'edizione neanche troppo 2.0 delle maggioranze che da sempre hanno governato la nostra Repubblica. Una DC un po' peggio - cos'è che non peggiora col tempo, a parte il vino? E lo dico con tutto il rispetto per la DC, che se abbiamo un tetto e un accenno di pancetta lo dobbiamo soprattutto a loro. Ecco questa è l'Italia, questi siamo noi. Un pendolo tra il populismo nero e il grigio parlamentarismo. Inutile stupirsi, ogni volta. Altroché "siete morti". Caro Grillo, sono vivissimi. Siete vivissimi. Visto che a te, giacchetta nera, fa comodissimo che continuino ad esistere le cravatte grigie. Così potrai continuare a moralizzare su tutto e su tutti (rispetto a te la signorina Rottenmeier e papa Ratzinger sono due dilettanti) «a patto che si lasci tutto come prima». I poveri elettori del PD e del M5S, che, diversamente stolti, quella fredda domenica dello scorso Febbraio pensavano di avere nella loro matita la formula della svolta, sono degli illusi. Perché hanno rispettivamente votato il grigio e il nero: gli unici due colori che abbiamo in Italia, da generazioni. Se non fosse così, Romano Prodi sarebbe stato votato Presidente della Repubblica. Ma il PD nella sua versione grigio-dalema e le cinque stellette nere della coerenza di sto cazzo (Bogotà! Bogotà!) hanno preferito che facesse il nonno, l'unica persona che abbia mai provato ad usare nuovi colori (nuove categorie) per dipingere la politica italiana. Certo, caro Fausto, non si trattava del rosso fuoco dei tuoi sogni senili. Ma era comunque qualcosa di non grigio e di non nero. Un tentativo evidentemente non alla nostra portata.
Siamo il paese di Schettino e di De Falco. Possiamo solo scegliere tra duci sboroni incapaci e ordinari amministratori all'asciutto. Il resto non fa per noi, evidentemente non ci interessa.
PS: poiché la politica attiva è l'arte del possibile nell'esistente (altrimenti fai il filosofo o le campagne elettorali), ovviamente il grigio è meglio del nero. Dopo anni di nero, attualmente al governo c'è il grigio: insomma è un momento buono. Verranno tempi peggiori. Godiamocela finché si può...