Un novarese a New York. Simone Sandri così viene descritto in una pagina del sito del comune di Novara, la sua città. Per quelli che non lo conoscono, Sandri è un giornalista sportivo che vive a Manhattan e lavora per NbaTv, oltre a collaborare con La Gazzetta dello Sport. E’ sbarcato negli States con una borsa di studio per il calcio alla Seton Hall University, dove si è laureato in giornalismo. E’ molto amico di Steve Nash e con lui organizza ogni estate lo Showdown in Chinatown, una partita di calcio di beneficenza a Central Park. Con Sandri, gentilissimo per disponibilità e velocità nel rispondere alle nostre domande, abbiamo parlato del lockout Nba e della stagione pronta a scattare: lui è stato sempre “sul campo di battaglia” e ci ha tenuto aggiornati con i suoi post su Twitter.
Si parte con l’interrogatorio.
Dopo 5 mesi di lockout a tutti sembrava ormai che la stagione sarebbe stata cancellata completamente. Nelle ultime ore eri ancora fiducioso (sentendo anche le voci che uscivano), o anche tu temevi che quest’anno l’Nba non ci sarebbe stata?
“Devo essere sincero, sono stato ottimista per diverso tempo, poi quando il 14 Novembre Hunter ha annunciato l’azione legale nei confronti della Nba ho temuto il peggio. In effetti ogni volta che traspariva un certo ottimismo, puntualmente durante i meeting succedeva qualcosa che cambiava le prospettive, negli ultimi giorni del lockout, invece, ero assolutamente pessimista, anche nella notte di venerdì scorso, davanti agli uffici dell’ultimo meeting, avevo poca fiducia in una risoluzione“.
Come hai vissuto questo lockout dal punto di vista giornalistico: rispetto al 1999, con i social network come twitter e facebook, il rimbalzo di notizie è stato incredibile. Adrian Wojnarowski, che abbiamo imparato a conoscere, era su twitter perchè doveva mandare un messaggio ogni secondo. Eri con lui?
Si. In effetti è stato un lockout completamente diverso rispetto a quello del 99, con costanti aggiornamenti grazie ai social network (e anche con tante bufale). Quello che dici su WoJo è giusto, l’oscar della miglior copertura del lockout va a lui. Devo dire però che negli ultimi due o tre anni lui e Marc Stein sono i due più puntuali giornalisti di “breaking news” della Nba, per cui non mi sorprende che abbia “dominato” il lockout (anche perchè Stein è di base a Dallas e non è venuto a New York per il lockout). Meritano una menzione anche Howard Beck del NY Times, Alan Hahn di Newsday e Ken Berg di Cbs.com, anche loro sempre presenti e attivissimi su Twitter. Con loro ho diviso tanti pomeriggi (e nottate) nelle hall di alcuni alberghi newyorchesi (una volta abbiamo anche dovuto aspettare in strada perchè il meeting era in un hotel piccolissimo che non aveva spazio nella Lobby) in attesa di buone nuove da Hunter e Stern che puntualmente non arrivavano…
A Natale si comincia. E’ casuale che si parta proprio il 25 dicembre o c’è di mezzo anche gli interessi economici, come quelli delle tv?
Naturalmente non è assolutamente casuale che si parta a Natale, un giorno importantissimo per le Tv americane. D’altronde David Stern non fa mai nulla di casuale.
Il 9 dicembre iniziano training camp e free agency. La situazione si è appena sbloccata e già ci sono una quantità incredibile di rumors. Quale pensi possa essere il free agent che più sposterà gli equilibri, avendo comunque poco tempo per inserirlo in un sistema di gioco?
Innanzitutto premetto che non verrei essere nei panni di un GM quest’anno, in pratica bisognerà studiare il nuovo sistema a velocità supersonica e partire con il mercato più veloce della storia. Per i Restricted Free Agent per esempio ci sarà pochissimo tempo per decidere di pareggiare un’eventuale offerta (non è ancora chiaro quanto, ma sicuramente non più di due giorni…). Sarà un mercato molto particolare quello che inizierà il 9. Il free agent che “sposterà” di più’ quest’anno? E’ un po’ un anno di transizione tra l’estate super del 2010 e quella interessantissima del 2012: io sono un tifosissimo di Marc Gasol, ma credo che rimarrà a Memphis. Secondo me David West è quello che potenzialmente può fare la differenza in una nuova squadra (direi che al 90% lascia New Orleans), certo ci sono diversi punti interrogativi sulle sue condizioni fisiche dopo l’intervento al ginocchio sinistro.
Quali invece le vittime della amnesty clause? Barone, Arenas, Roy, Lewis?
Bella domanda. La Amnesty Clause rappresenta una delle grandi novità del nuovo contratto collettivo, per cui adesso nella Nba è partito il “toto-amnesty”. Io penso che alla fine verrà utilizzata con il contagocce soprattutto in questa stagione. Arenas e Lewis sono in prima fila, naturalmente, ma penso che la prima amnesty nella storia della Nba verrà utilizzata dai Blazers per Roy.
La stagione più corta, ma anche più compressa con tante gare ogni settimana, può avvantaggiare qualcuno in particolare?
Non vedo vantaggi particolari nello schedule di quest’anno. Chi parte favorito, e tira un grande bel sospiro di sollievo visto che il nuovo contratto collettivo non la penalizza come si poteva pensare, secondo me è Miami.
Secondo te come sono andati gli NBAers che hanno giocato in Europa in questo primo scorcio di stagione, come Deron Williams, Kirilenko, Farmar, Batum e il Gallo? E’ stato positivo il loro impatto sulla pallacanestro europea? Saranno avvantaggiati rispetto a chi è rimasto fermo o alla lunga patiranno?
Una delle varianti impazzite di questa stagione sarà proprio la condizione fisica di tante stelle. Mi arrivano voci di giocatori sovrappeso e di alcuni cestisti di primo livello che si sono allenati pochissimo durante la lunga offseason, quindi chi arriva dall’Europa parte sicuramente avvantaggiato, non ci sono dubbi in proposito. Credo che Batum abbia avuto un grande impatto e per certi versi abbia anche sconvolto gli equilibri del suo girone di Eurolega, è stato sicuramente affascinante vedere D-Will vestire la maglia di una squadra europea e naturalmente, il Gallo a Milano poi era una scommessa fin troppo facile da vincere.