di Fauso Carioti*
*da “Libero”, 07/05/14
Mancava il bavaglio degli studenti politicamente corretti contro la scrittrice colpevole di andare controcorrente, di non adagiarsi sui luoghi comuni. Mancava, però adesso c’ è.
Costanza Miriano non ha potuto parlare nell’aula Magna dell’ateneo della Confindustria. Avrebbe dovuto farlo recentemente. Non lo ha fatto perché un’ associazione di studenti la cui missione è «promuovere la lotta contro l’omofobia e le discriminazioni sessuali» prima ha chiesto che l’ incontro si svolgesse alle proprie condizioni, quindi ha preteso e ottenuto la cancellazione dell’ evento.
Succede alla Luiss, dove la «L» della sigla starebbe per «Libera». Per chi non frequentasse certi scaffali delle librerie, la Miriano è una giornalista classe 1970, che per 15 anni ha lavorato al Tg3 e adesso fa parte della redazione di Rai Vaticano. Soprattutto è autrice di un paio di best seller non proprio progressisti intitolati Sposati e sii sottomessa (2011) e Sposala e muori per lei (2012). Un’avventura partita in sordina e poi rivelatasi un caso letterario, che l’ha fatta diventare, le piacesse o meno, la portavoce di quella schiera di donne (e sono milioni) che (scrive lei) «non si preoccupa tanto, direi per niente, delle quote rosa, di strappare un posto in un consiglio d’amministrazione. () Quelle che non hanno bisogno di gridare, proprio perché sanno di non essere uguali all’uomo, né vogliono esserlo. Sono quelle che a volte amano anche il proprio lavoro, ma a un certo punto, alle cinque del pomeriggio di un giorno di sole, guardano fuori dalla finestra dell’ ufficio e capiscono che preferirebbero essere a casa a preparare la merenda ai loro bambini».
Si definisce «cattolica fervente», dedita alla messa, al rosario e alla preparazione delle crostate. Niente di più antimoderno, insomma. Niente di più lontano dalla retorica della gender equality e del resto del birignao che ogni giorno viene rivenduto dai media e dagli organismi internazionali come nuova frontiera della libertà (la Miriano è anche una bellissima donna che scrive molto bene, ma qui entriamo nel campo dei giudizi soggettivi).
L’ incontro era stato organizzato da un giornale studentesco, Libera Luiss, per parlare della famiglia e della Chiesa. Avrebbe dovuto prendervi parte anche monsignor Vincenzo Paglia, che poi ha cancellato la propria partecipazione a causa di un lutto familiare. L’ ateneo aveva messo a disposizione l’ aula magna. Tutto secondo la prassi, insomma. Sin quando l’ associazione di studenti “pro Lgbt” Luiss Arcobaleno non è venuta a conoscenza delle idee della Miriano e ha preteso di sistemare i propri rappresentanti al tavolo dei relatori (un vero e proprio diktat, racconta la scrittrice sul Web: «O accetti, o l’ incontro si cancella»).
Un autaut al quale la Miriano ha risposto nell’unico modo possibile: «Quello che conta per me», spiega, «è parlare di famiglia. Trovo estremamente violento che ogni volta che si parla di famiglia debbano essere messi all’ordine del giorno i temi degli omosessuali. I problemi che riguardano le famiglie che conosco sono molti altri. L’educazione al maschile e al femminile, gli assegni familiari, la conciliazione col lavoro per le mamme, una rete che sostenga chi ha figli disabili, le dinamiche fra uomo e donna e molto ancora…Non sono un’ esperta di omosessualità e sinceramente non voglio neanche diventarlo».
Così, a poche ore dall’ incontro, le è arrivata una imbarazzatissima mail: «Purtroppo è subentrato un problema organizzativo e uno interno concernente gli equilibri delle diverse associazioni studentesche. Con la presente Le comunichiamo che non siamo in grado di garantire l’ effettiva realizzazione dell’evento». Utile se non altro per capire come funzionano le cose in viale Romania. «Luiss Arcobaleno ci ha esposto tutta la sua delusione, della quale abbiamo pensato fosse giusto tenere conto», spiegavano ieri gli organizzatori. Se non è dittatura del pensiero unico è qualcosa che le assomiglia molto. Alcuni (pochi) si sono indignati. Eugenia Roccella del Nuovo Centrodestra («Sospettiamo che questa incapacità di aprirsi al libero confronto delle idee sia il frutto avvelenato della cultura del politicamente corretto»), l’ex deputato del Pd Mario Adinolfi («A quest’ ora avrei dovuto essere nell’ aula magna della Luiss ad ascoltare Costanza e invece Costanza è stata censurata, l’ invito le è stato cancellato a neanche 24 ore dal convegno in maniera maleducata e un po’ ignobile, io sto su Twitter a litigare con un paio di figli di papà arrogantelli della Luiss che mi scrivono: “Non devi parlare”»).
Il fetore era tale che alla fine qualcuno è stato costretto ad aprire la finestra. Il direttore generale della Luiss ha chiamato la Miriano e le ha promesso che l’ incontro si farà «nei prossimi giorni», nei modi in cui era stato previsto. «Quindi senza le associazioni lgbt al tavolo dei relatori, come era stato concordato da mesi, e come si era tentato di cambiare», raccontava ieri sera la scrittrice. Un lieto fine che poco toglie alla bruttezza di questa storia.