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L’organizzazione psicotica della conoscenza

Da Psychomer
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Maurizio Mazzani
dicembre 3, 2010Posted in: psicologia clinicaL’organizzazione psicotica della conoscenza

PSICOSI: In questa struttura troviamo che le esperienze di attaccamento potrebbero aver segnato lo svilppo della conoscenza, ad esempio esperienze di attaccamento insicuro ed evitante del candidato alla paranoia sono la polarizzazione verso una figura di attaccamento che sia a un tempo forte, sicura di se ma ostile nei riguardi della realtà e del bambino stesso. Le ripetute esperienze di rifiuto conducono il piccolo figlio a contare solo su su di sé (compulsiva fiducia su sé stessi) e contemporaneamente a riprodurre le stesse modalità egocentrica dell’unica figura di attaccamento, senza possibilità di critica. Ne risulta che il bambino non riesce a superare “l’egocentrismo cognitivo” che viene normalmente abbandonato con l’adolescenza (97). Pertanto anche in tale organizzazione, sembra che il rapporto interattivo madre-bambino, nel periodo infantile, abbia avuto un incongruo modo di stabilirsi. Si è anche osservato che il bambino con alta soglia di recezione agli stimoli, si sarebbe trovato in un ambiente a stimoli di bassa entità o viceversa. Pertanto si avrebbe nel primo caso, un organizzazione delle strutture di base con grave rallentamento, cioè caratterizzato da disturbi formali negativi (alogia), nel secondo, disturbo formale positivo, le modalità organizzative saranno improntate all’eccessiva confusione. Comunque in entrambe i casi, le strutture conoscitive sarebbero state caratterizzate da forti difficoltà ad integrarsi e il tentativo di organizzare il proprio disordine sarebbe stato fortemente ostacolato (75).

I dati sull’interazione familiare confermano la difficoltà dello psicotico per via dei suoi schemi provvisori a decodificare i messaggi ad alta intensità di un ambiente iperstimolante. A questo punto l’organizzazione psicotica può “scegliere” tra due possibilità:

a) lasciare che gli stimoli esterni fluiscano nel sistema che non riesce a chiudersi, provocando la perdita del controllo psicosensoriale e la confusione dissociativa;

b) la chiusura rigida del sistema, per evitare l’invasione escludendo i messaggi sensoriali utilizzando una struttura limitata e stereotipata per interpretare i dati esterni, e costruire una realtà indiscutibile, cioè il delirio. La schizofrenia e la paranoia sono due lati della stessa medaglia, poiché la chiusura o l’apertura, senza nessun vincolo organizzazionale, corrispondono a due radicalizzazzioni del funzionamento del sistema. Esse rispondono sintomatologicamente al decadimento brusco della capacità predittiva verosimile, poichè entrambe permettono di recuperare una certa quantità di tale capacità e sono quindi liberatorie rispetto all’incertezza e incomprensibilità che seguono all’invalidazione.

Ci troviamo di fronte allo scompenso del tipo “paranoide” ove lo psicotico ha un meccanismo di attenzione iperselettivo tendente ad inserire anche i minimi particolari nello stesso rigido schema. L’”overinclusion” di dati rilevanti rende impossibile il pur minimo cambiamento. Infatti l’organizzazione gerarchica possiede una forte “integrazione”, una scarsa “differenziazione” e uno sviluppo unilaterale dei costrutti che porta tale sistema, di fronte a una invalidazione previsionale centrale e apparentemente ineludibile, a scegliere la strada di ignorarla, irrigidendo la struttura e privileggiando la coerenza interna a discapito della verosimiglianza delle previsioni. Dopo il periodo dell’incertezza seguito alla primitiva invalidazione, la formulazione dell’idea delirante appare come un’ancora di salvezza che restituisce predittività al sistema, e la nuova idea diventa perno organizzatore di tutta la sccessiva esperienza. L’isight del paranoico corrisponde alla creazione di un pensiero “triviale” (ora mi è tutto chiaro). Nello scompenso “non paranoide” lo psicotico appare assai distraibile da ogni stimolo ambientale e incapace a selezionare alcuni dati per lui rilevanti escludendone altri. L’attenzione si frammenta in centomila volti, centomila voci: da qui nasce l’angoscia nelle acuzie schizofreniche. Pertanto la mancata capacità di “integrazione” fra le diverse componenti che concorrono all’armonia tra i processi percettivi, emotivi e cognitivi, cioè la “struttura conoscitiva”, rappresentano lo scompenso che è dovuto ad una poco sviluppata “organizzazione gerarchica” e una consistente “differenziazione”. Di fronte ad un evento invalidante “tipo applicabilità”, il sistema tenta di mantenere, per quanto possibile, una certa quantità predittiva, ma lo fa in modo assolutamente opposto al sistema paranoide: l’impermeabilità all’invalidazione è ottenuta attraverso la riduzione della precisione delle previsioni. (97); La paranoia viene intesa come meccanismo di difesa dalla eventuale disgregazione del se.

Dunque a differenza della schizofrenia, abbiamo anche che il delirio nella paranoia è lucido ed egosintonico, sistematizzato e coerente nei suoi temi, vissuto con intensa partecipazione affettiva e sempre in rapporto con l’ambiente, è il sostegno stesso dell’identità. Il suo sistema predittivo è assolutamente monolotico e ogni evento riguarda il nucleo del sé; nulla è periferico e irrilevante, nulla è dovuto al caso, tutto è intenzionale e indirizzato a sé. Come dicono Lorenzini e la Sassaroli, egli è ostile perchè non “sragiona” e non sa altrimenti come farsi tornare i conti, al contrario dello schizofrenico che “sragiona”, ma i conti se li fa tornare a modo suo inventando una sua realtà privata e non forzando la realtà condivisa con gli altri (97).

Nella schizofrenia i deliri sono più frammentari e vissuti con labile partecipazione affettiva; inoltre è presente la dissociazione mentale e le alterazioni percettive; la predittività è mutevole, vaga, indefinita e che non ha bisogno di fare i conti con la realtà, potendo tranquillamente ignorarla o modificarla a piacimento.

La definizione dei deliri è rimasta praticamente invariata attraverso i tempi. Essi vengono considerati tutt’oggi nella maggior parte dei testi di psichiatria quali “convinzioni o idee erronee, che sono tenacemente ritenute valide, che non corrispondono a quanto generalmente si crede nel contesto etnico-culturale e religioso del soggetto che le presenta, e che non si lasciano influenzare dalla critica o dal fatto che si possa presentare dell’evidenza che le contraddica e rappresentano la migliore, se non l’unica, spiegazione che il soggetto riesce a darsi su come stanno le cose”.

Generalmente i temi principali che contengono i deliri, sono da ricondursi a quelli con contenuto di: idee di colpa, di persecuzione, di influenzamento, di riferimento, idee sessuali e idee di esaltamento.

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