Queste Olimpiadi che si sono appena concluse hanno lasciato un velo di malinconia non indifferente per tutti gli appassionati della palla a spicchi. Molti dei campioni che hanno segnato gli ultimi 15 anni di questo sport, hanno fatto la loro ultima apparizione con le rispettive nazionali. Kobe Bryant, Sarunas Jasikevicius, Manu Ginobili sono solo le stelle più luminose di una generazione di cestisti che ha deciso di lasciare il passo ai giovani.
C’è però una Nazionale che ha segnato forse una generazione di campioni che molto probabilmente non si vedrà più negli anni a venire, ovvero l’Argentina della “generaciòn dorada“. Questa nazionale ha sfornato una serie di talenti incredibili del calibro di Luis Scola, Pablo Prigioni, Andres Nocioni, Carlos Delfino, Hugo Sconochini, Leo Gutierrez, Federico Kammerichs e tanti altri. Tutti giocatori di talento che hanno vinto tutto quello che c’era da vincere in campo internazionale, grazie alla guida e alla leadership di un giocatore inarrivabile come Manu Ginobili.
L’origine di questa covata di grandi giocatori è figlia della lunga crisi che subì la federazione argentina agli inizi degli anni 50 fino agli anni 80 per via della mancanza di un campionato nazionale (prima esistevano soltanto campionati regionali e provinciali). Non a caso i primi significativi successi avvennero con l’esordio di Ginobili nel 1998 ai giochi panamericani e FIBA Americas Championship. Di li a poco la nazionale argentina cominciò una lunga ascesa che la portò sul tetto del basket mondiale: 2 medaglie d’oro (2001 e 2011) 3 d’argento (2003, 2005, 2007) e 2 di bronzo (1999 e 2009) nei Campionati Americani Fiba; 1 medaglia d’argento ai mondiali Fiba 2002 a Indianapolis e soprattutto 2 medaglie olimpiche, 1 d’oro (2004) e 1 di bronzo (2008).
10 anni di successi per una squadra che ha raggiunto il massimo splendore alle olimpiadi di Atene 2004, quando vinse l’oro a discapito dell’Italia di coach Recalcati. Quell’anno l’argentina disputò un torneo incredibile, mostrando un gioco spettacolare dettato da uno spirito fiero tipicamente albiceleste, che le permise di superare nazionali più quotate come la Serbia Montenegro, Grecia e soprattutto il team USA dei vari Iverson, Marbury e Odom.
Quest’anno però Ginobili e soci non sono riusciti a portare l’argentina tra le prime 3 alle olimpiadi, perdendo lo spareggio per il 3 posto contro la Russia di Kirilenko. Pur avendo mostrato sempre quella voglia di vincere e di lottare su ogni possesso. Un finale senza dubbio triste per una squadra che ha segnato la storia di questo sport. Lo dimostra la commozione visibile sul volto del El Narigón durante la conferenza stampa post partita:
“Sarebbe stato bello chiudere tre olimpiadi con tre medaglie, siamo molto delusi non per la sconfitta ma perchè potevamo giocare meglio.”
Probabilmente sarebbe potuta esserci una conclusione migliore per questi giocatori straordinari, ma il vero successo di questa nazionale è stato quello di far innamorare centinaia di tifosi argentini e non… questo vale molto più di una medaglia olimpica, vale un posto nella storia del basket.