I concorrenti sono in posizione di partenza. La selezione, finora, non è stata così dura, ma la selezione naturale sarà spietata. E ci siamo. Valigie chiuse, hai preso il biglietto? Sì. E qualche cosa di soldi per il viaggio ce l’hai. Sì. (Tre) Saluta tutti fingendo di non essere cagata in mano (due) va tutto bene, è quello che ho sempre voluto fare, (uno), sto inseguendo i miei sogni, cosa c’è di più bello? e…sono partiti! Così è iniziata la lunga corsa a ostacoli dell’università. Con un viaggio, il primo di una serie infinita: treni, autobus, aerei, navi, bici, cammelli (vabbè è un’iperbole, si capisce vero?) si sono susseguiti. Primo ostacolo, 30, superato, secondo ostacolo, 28, fiuh, terzo ostacolo, ritenta sarai più fortunata, e così via, uno dietro l’altro in una gara in cui non conta solo arrivare tra i primi, ma anche trovare il tempo per vivere i posti, per fare esperienze con le persone, innamorarsi della vita nonostante tutto. Nonostante le delusioni, la nostalgia, i sensi di colpa e il cerchio alla testa post-sbornia. Una lunga corsa a ostacoli in cui per andare avanti pensi al traguardo come la chiave per una vita felice: e vai con i progetti! Appena mi laureo lavorerò qui, prenderò una casa lì, farò un viaggio dall’altra parte del mondo. E nei momenti più difficili, prima di ogni ostacolo sbirci con la coda dell’occhio per vedere se c’è ancora qualcuno a tifare per te!
Adesso siamo quasi alla fine, è il momento dell’UlimoGrandeEsame, sì, certo, poi c’è sempre la tesi e la discussione, ma quella è un po’ una farsa, si sa, orami è quasi tutto già deciso. Ma l’UlimoGrandeEsame invece, è l’ostacolo che si mette tra te e la tua vita. Non perché da esso dipenda la tua vita, ma perché da lì puoi davvero vedere la fine, e ti accorgi che dopo non c’è un traguardo con gente che ti aspetta festosa, ma una voragine, un burrone, un buco nero. Intanto quasi tutti i tifosi si sono stancati e sono andati al bar a prendersi un’acqua tonica. Da lì si vede lo stesso la fine, ma chi sta correndo non sente più niente. Ormai si corre per inerzia. L’unica cosa che conta è arrivare prima di impazzire, arrivare per sedersi a riposare. Ho provato a sedermi adesso, per arrivare con calma e carica alla fine, ma mi hanno travolta. Non c’è niente da fare. È il sistema. Ti sfiancano, così dopo, al posto dell’orgoglio ci sarà la disperazione. Aver corso tanto per sentirsi dire che, ehi, non serviva! Sai cosa servirebbe invece? L’esperienza, il brevetto di paracadutismo, photoshop evolution, certificazione di cinese mandarino, un master in r.u. Management, 25000 euro da investire nel tuo futuro! Così, non solo sei sfiancato e distrutto dalla maratona, ma il senso di inadeguatezza ti soffoca, e non ti senti mai all’altezza.
E mentre rifletti su come fare a investire sulla tua vita con uno SVE in Africa o con un ErasmusMundus in Giappone…il capo del tuo stage non retribuito (che lui, invece, guadagna fin troppo bene) s’incazza perché non riesce a sentire ‘sti stronzi che lo chiamano su “skaipe”. Ehi, amico, hai provato ad accendere le casse?!