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L'universo curvo di Oscar Niemeyer

Creato il 27 maggio 2012 da Alessandro Manzetti @amanzetti

L'universo curvo di Oscar Niemeyer
Oscar Niemeyer (Rio de Janeiro 1907) è senza dubbio tra i pionieri dell'architettura moderna e contemporanea, tra i migliori interpreti della vitalità plastica e lirica del cemento armato. La sua poesia delle linee reclama una forte sensualità e fluidità, evocando nello stesso tempo le spontanee e fantastiche elaborazioni della natura, coinvolgendo lo spettatore in un doppio canale emotivo, profondo e archetipale. Lo stile scultoreo di Oscar Niemeyer lo proietta oltre l'architettura, verso una profonda riflessione del ruolo dell'architettura stessa.
L'universo curvo di Oscar Niemeyer
L'incontro e la collaborazione con  Le Corbusier hanno rappresentato il fulcro della formazione di Oscar Niemeyer, della sua visione dello spazio che oltrepassando le filosofie architettoniche tradizionali degli anni '30, le linee rette, gli angoli, giungono a comprendere e adottare la poesia delle curve, che somiglieranno sempre più alle modellate sabbie delle sue spiaggie in Brasile. Niemeyer espande il vocabolario plastico verso un progetto artistico in cui la bellezza e la forma, l'efficienza e l'immaginazione si fondono rivelando la propria assoluta vitalità.
L'universo curvo di Oscar Niemeyer
 «Non è l'angolo retto che mi attrae, e nemmeno la linea retta, dura, inflessibile, creata dall'uomo. Ciò che mi attrae è la curva libera e sensuale. La curva che incontro nelle montagne e nei fiumi del mio paese, nelle nuvole del cielo, nelle onde del mare, nel corpo della donna preferita. Di curve è fatto tutto l'universo. L'universo curvo di Einstein». E' così che Niemeyer definisce la sua filosofia architettonica, strettamente legata agli ambienti naturali conosciuti, agli scenari interni e esterni del mondo emotivo e psichico umano.
L'universo curvo di Oscar Niemeyer
Le linee rette, così rigide e assolute creano inevitabili conflitti e fratture, Niemeyer tenta di superarle con la leggerezza e lo slancio delle surve, con una visione neobarocca che se ne infischia dell'essenziale, del rigido concetto di utilità e funzione dell'architettura, rivalutando la sua funzione, il suo corpo, che muovendosi e distendendosi impercettibilmente, ci ancora in un posto fisico e nello stesso tempo assorbe i nostri sensi in una emozione continua. Sarà un cammino aperto che porterà a nuove evoluzioni e visioni dell'architettura contemporanea, che non rinuncerà all'utopia della bellezza e a proiettarsi comunque verso il futuro.
L'universo curvo di Oscar Niemeyer
Non si deve pensare a un ritorno al passato, il termine utopia della bellezza e neobarocco, in architettura, potrebbero essere devianti nella comprensione delle filosofie dello spazio di Niemayer. L'uso di materiali all'avanguardia assecondano le esigenze estetiche, spesso inattese e sensazionali, ma tutto si muove verso un binario che è stato definito futurografico e futurologico, con i volumi gestiti e disordinati da una poetica dello spazio che fonde la strutture con la terra e le sue bizzarre forme, le dinamiche di vuoto e pieno, dando vita non soltanto a un'opera architettonica, di indubbia personalità, ma a una connessione temporale che lascia fondere e piegare i materiali dal caos primordiale, per poi lasciare il tutto alle mani di secoli di venti che modellano pietre e linee, fino al possibile futuro dove lo spazio cambia forma e sostanza, un futuro curvo apparentemente senza interruzioni, così come ci piace immaginarlo.
L'universo curvo di Oscar Niemeyer
Niemeyer persegue senza sosta un effetto di continuità spaziale, in grado di assumere diverse configurazioni, nella sua magica cerniera che salda cemento e natura, grandi e inconciliabili nemici della moderna arte dell'abitare. Ma sono molti i connubi impossibili che Niemeyer cerca e risolve, l'aria leggera insieme alle vene pesanti dei metalli, le nuvole senza scheletro si incontrano e sovrappongono alla formazioni architettoniche senza alcun rumore stridente, senza sbattervi contro inesorabilmente, il cemento diventa a volte trampolino del vento e a volte cielo alternativo. Il vetro, i riflessi, sono utilizzati da Niemeyer come anello di congiunzione tra due mondi, l'uno immaginato da un architetto brasiliano, l'altro espanso da un architetto abile e promordiale, con il quale Niemeyer vuole e deve fare i conti.
L'universo curvo di Oscar Niemeyer
Tra le tante opere di Niemeyer: la collaborazione con  Le Corbusier alla costruzione del nuovo Ministero dell'Educazione e della Sanità di Rio e, più avanti, per la realizzazione del Palazzo delle Nazioni Unite di New York, la progettazione dei principali edifici della città di Brasilia, quali il Congresso Nazionale, il Palazzo del Planalto, la Corte Suprema Federale, il Palazzo Arcos, la Cattedrale e il Museo Juscelino Kubitschek, edifici divenuti pietre miliari del simbolismo moderno, poi dopo l'esilio dal suo paese e la permanenza in Europa,  e la realizzazione della Sede del Partito Comunista Francese e l'Università di Costantino ad Algeri,  la città di Brasilia si arricchisce del suo Pantheon della Libertà e della Democrazia, inaugurato nel 1986.
Tra i progetti più recenti: il Teatro Popular di Niteroi (Brasile, 2007),  il Museu da República Honestino Guimarães a Brasilia (Brasile, 2006) il Padiglione per la Serpentine Gallery di Londra nel 2003, il Museo Oscar Niemeyer a Curitaba (Brasile), aperto al pubblico alla fine del 2002. Nel 1996, ad 89 anni, l'architetto ha creato l'opera ritenuta dai più il suo capolavoro: il MAC, Museo di arte contemporanea Niterói (nell'omonima città, una città vicina a Rio de Janeiro). L'edificio poggia su di una roccia, offrendo una bellissima vista della Baia di Guanabara e della città di Rio de Janeiro. In Italia Niemeyer ha realizzato nel 1975  la sede del Gruppo Mondadori e nel 2009 viene completata la costruzione dell' Auditorium di Ravello. In Spagna gli è stato intitolato il Centro Culturale Internazionale Oscar Niemeyer, da egli stesso progettato e inaugurato nel 2011. Oscar Niemeyer ha ricevuto  il più alto riconoscimento alla carriera di architetto, il Pritzker Architecture Prize, nel 1988, insieme all'architetto americano Gordon Bunshaft.



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