L'uomo a rete firmato Dolce & Gabbana ..... review
Creato il 19 giugno 2011 da Dg_victims
@DG_VICTIMS
Ci è sembrata riuscitissima la sfilata di Dolce & Gabbana. Sobria, senza troppe trovate teatrali fini a se stesse, con un leitmotiv, indagato e declinato a 360 gradi, efficace e divertente: la rete. Gli adoni del duo di stilisti (sì, i modelli più belli sono tutti, sempre, sulle loro passerelle, da David Gandy a Noah Mills, svestiti a puntino) indossano giacche, maglie e persino tute da workwear in rete geometrica, nelle tonalità del gesso e del cemento, ma anche del melanzana e del caffè, quasi a simboleggiare la nostra di rete, quella del web, in un'epoca in cui i fortunati spettatori dello show possono twittare in diretta i loro commenti, proiettati sui maxi schermi che dominano la catwalk. Immancabili gli abiti sartoriali e la camicia - rigorosamente bianca - pezzo cult e must assieme della maison.
E' in rete il maschio di Dolce & Gabbana, in passerella oggi a Milano. Il reticolo, che anima la collezione di una fresca novita', ha una struttura perfettamente quadrata, fitta o dilatata, tessuta o laserata. In pelle o in cotone, la rete che sembra uscita direttamente dal computer e' usata nella sua trasparenza anche per inedite tute, per maglie e borsoni, oppure viene doppiata per giacchine, boxer e trench.
La collezione Dolce & Gabbana è costruita intorno a un’idea: “La Rete”. Di diverse misure, colori e materiali. Usata sia trasparente che foderata di cotone lavato per giacche, pantaloni, bermuda, T-shirt, giubbotti, tute e maglie. Oltre alla “Rete” hanno sempre grande importanza gli abiti sartoriali in mohair di lana/seta con nuove proporzioni di collo, di lunghezza e di costruzione sfoderata.
Si intravede Fred Buscaglione, ma alla fine ci si ritrova in compagnia di un manipolo di fighetti pronti per la spiaggia, a cui mancano solo il secchiello e le palette.
Le note dello stropicciatissimo e ruvido swinger torinese nella colonna sonora pre-sfilata, unite alla presenza del sempre presente David Gandy, l'unico maschio inglese che si troverebbe più a suo agio inUn tram che si chiama desiderio piuttosto che inQuattro matrimoni e un funerale, illudono che sulla passerella della moda uomo Primavera-Estate 2012 targata Dolce&Gabbana scorrerà tanto testosterone sufficiente a far crescere i baffi alle addette stampa.
Si aspettavano al varco, a coronamento della campagna di iper-virilizzazione avviata 25 anni fa, maschi alfa svelti a sistemarsi la cravatta dopo una scazzottata, pronti al colpo gobbo in un casinò del Nevada, a proprio agio nell'utilizzo delle buone e delle cattive, ma con un debole per le seconde.
Invece ecco che dopo la sfornata di completi d'ordinanza con cravatta slim, uguali nei secoli dei secoli (per fortuna), fanno capolino i due particolari che annientano definitivamente ciò che resisteva dello spirito di Stanley Kowalski : la texture a rete e le trasparenze.
Forse in omaggio alle scene di pesca di La terra trema, presumibilmente film culto della coppia di designers siculofili, la rete imperversa. Magliette a rete, felpe a rete, pantaloni a rete, blusette a rete, giacchini a rete. Ci vengono risparmiate le calze, anche perchè il look Rocky Horror non sembra molto nelle corde della maison.
In compenso ci si rifà con il voile, protagonista delle fantasie masturbatorie di ogni auto-trasportatore degli anni 60 e materiale principe di ogni streap tease casalingo sotto-proletario, declinato, ahinoi, al maschile, su costumi e biancheria.
Seguono pantaloni alla caviglia, t-shirts basiche abbinate a scarpe stringate classiche, bombers sbruffoncelli, calzoncini bianchi con canotta in tono per la versione marinaretti con ciuffo vaporoso.
Ma quando appare una tuta intera da imbianchino, molto working class, aumentano i dubbi di trovarsi di fronte ad una collezione piuttosto incoerente, indecisa sulla strada stilistica da intraprendere, se quella del rozzanese in un loft di via Tortona o quella del gentleman che si finge rozzanese.
Per questo sembra che la scalata dalla canottiera al cielo cominci a mostrare i primi segni di stanchezza.
«È qualcosa di mai visto che ricorda qualcosa di già visto, un nuovo in qualche modo riconoscibile». Domenico Dolce e Stefano Gabbana descrivono così la collezione uomo della prossima estate in passerella ieri a Milano, un interessante cross over di concetti a analisi sociologiche sotto forma di abiti. Il primo messaggio arriva con l'invito alla sfilata: una busta traforata contenente il biglietto in carta intrecciata. «Avran fatto la rete - pensiamo - dal pescatore siciliano al calciatore, la solita carrellata di bei maschioni».
Immaginiamo perfino un titolo tipo «per Dolce & Gabbana l'uomo va in rete» concludendo «sai che novità». In effetti non mancano i pantaloni in rete di nappa color cioccolato, le Tshirt in cotone intrecciato, tute, canottiere, pullover e giubbotti tutti un reticolo: niente di nuovo sotto il sole della moda anche se risulta impossibile trovare dei riferimenti. «Questa rete simboleggia il web: da internet ai social network, il mondo dei giovani» dicono i due stilisti spiegando che il vero obiettivo del loro lavoro stavolta è provocare una sorta d'abbraccio tra le nuove generazioni e il sartoriale, trovare formule inedite al classico senza comunque dimenticarne gli stilemi. Ecco quindi una sublime giacca a un bottone completamente priva di collo e revers eppure perfetta addosso, con un nuovissimo aplomb che accarezza i pettorali. Ecco quei pantaloni dal cavallo abbassato che il magico duo ha lanciato lo scorso inverno ma più accostati al corpo e armonizzati con le nuove proporzioni della giacca che può avere revers lunghissimi oppure doppiati, con punte al contrario e in ogni caso rielaborate: il nuovo vocabolario di una sartoria. Davvero bello il giubbotto fatto con il popeline di una bella camicia bianca e tutti gli accessori che, a livello di occhiali, scatenano l'entusiasmo di chi assiste alla sfilata in diretta sul web postando commenti e pareri.
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