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L'uomo che ama raccontare ciò che vede e ciò che tocca di persona / Spazio Riflessione

Creato il 14 settembre 2014 da Marianna06

 

     

Giorgiofornoni1

Chi è Giorgio Fornoni? Un sognatore? Un giramondo spericolato ?  

E’ solo un camminatore instancabile in cerca di un’umanità autentica.

E questo non è certo poca cosa.

 

I più lo hanno conosciuto o lo conoscono probabilmente come un reporter collaboratore nello staff di Milena Gabanelli, la nota giornalista conduttrice televisiva di “Report”.

Ma questo bergamasco schivo e fattivo (nativo di Ardesio), uomo che si è fatto da sé con la tenacia e la volontà di chi sa bene da subito ciò che vuole nella vita, è un reporter molto speciale, della stessa pasta di un Tiziano Terzani ,di un Ettore Mo o di un Kapuscinski.

Riesce da giovane, a costo di grandi sacrifici, essendo di modesta estrazione sociale, a laurearsi in Economia e Commercio alla Cattolica di Milano, dopo avere frequentato in precedenza corsi serali di ragioneria e avere in contemporanea lavorato per mantenersi.

Quando la professione di commercialista, che intraprende nella città meneghina, glielo consente Fornoni inizia, senza stare a pensarci troppo, a concedersi degli stacchi e a viaggiare per il mondo come ha sempre desiderato.

La sua passione è conoscere in presa diretta realtà, eventi, personaggi di cui si parla.

E ,soprattutto, Giorgio possiede un notevole interesse per coloro che sono i “senza voce” della Storia.

Quelli che nessuno ascolta e ai quali, in  un mondo ricco di egoismi d’ogni sorta, nessuno ha reso o rende mai  giustizia.

Questo si spiega in quanto da preadolescente sogna, tra l’altro, l’Africa del Comboni.

Gli sarebbe piaciuto, infatti, divenire missionario. Ma deve accantonare il sogno per motivi familiari. Suo padre non è d'accordo.

Per comprendere il personaggio e farcene un’idea lasciamo a Lui la parola e prendiamo per noi quanto può aiutarci, semmai, a riflettere.

“Da sempre- dice il nostro-  sono convinto che solo nella sofferenza si riesce a trovare la verità: è la dimensione umana quella  che a me preme cogliere e comunicare al lettore o allo spettatore. La società d’oggi è avvolta nell’indifferenza globale, uno scandalo intollerabile".

"Fa bene Papa Francesco- continua- a denunciarne il crescente contagio. Non possiamo rassegnarci all’idea di una cronaca dove i morti diventano solo numeri e statistiche. Dove abbiamo relegato la pietà? Solo nei gulag russi sono morti 12 milioni di persone. La Seconda Guerra mondiale ha fatto 40 milioni di vittime. Adesso abbiamo migliaia di morti tra i disperati che cercano una sorte migliore affidandosi a scafisti avidi e disumani, su carrette del mare".

"Mi sono sempre chiesto : chi sono io, un vagabondo o un pellegrino? Dobbiamo fare in modo- conclude- che l’umanità, a partire da noi stessi, divenga più umile e più buona. Più attenta ai bisogni dell’altro. Dei meno fortunati. Occorre lavorare tutti e tutti assieme per rovesciare definitivamente la cultura dello sfruttamento. E solo così, guardandoci allo specchio, non dovremo mai vergognarci di noi stessi”.

Un monito (le sue parole) per noi , per tutti, e specie di questi tempi, che merita particolare attenzione.

 

                a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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