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L’uomo col papillon e il bimbo in bicicletta

Da Lacrespa @kiarastra

L’uomo col papillon era seduto su una seggiola di legno, di quelle piccole e apribili destinate a chi magari deve portarsele dietro per una lunga giornata di pesca.

Ma l’uomo col papillon non stava pescando.

Era fuori al cancello della sua casa a mare e si fumava una sigaretta alla controra: pantaloncini sguagiti, cannottiera rossa, infradito di foggia femminile di due numeri più piccoli.

Il papillon l’aveva lasciato sopra al comodino: perchè era estate e faceva caldo, gli dava fastidio al collo.

L’uomo col paillon scrutava il campo di erbacce di fronte a casa, seduto sotto le fronde dell’albero di eucalipto. La gente che passava si chiedeva cosa stesse facendo quello strano individuo lì fuori a quella bella casa: ogni tanto chi passava gli gettava una monetina.

L’uomo con il papillon era divertito da questa situazione: rideva del fatto come un semplice gesto come il suo potesse spiazzare e rovesciare la quotidianità della gente comune.

Era felice di aver dato loro almeno per quella giornata di che parlare agli indigeni del luogo.

Era alla sua terza sigaretta quando arrivò un bambino in bicicletta: capelli biondi a spaghetti, incisivi ben separati che gli davano un’aria da piccola canaglia. Sulla testa anziché il solito berretto messo con la tesa all’indietro una coppoletta celestina di cotone.

“Che bel capello che hai” disse l’uomo col papillon al bambino.

“Grazie. Me l’ha regalato mio nonno” rispose il bambino.

Ci fu un attimo di silenzio.

“Che fai qui?” chiese il bambino all’uomo col papillon.

“Guardo”

“Posso guardare anche io?”

“Certo”

Stettero a guardare in silenzo per un po’, poi il bambino disse:

“Anche a me certe volte piace stare seduto e guardare il silenzio”

L’uomo col papillon aspirò profondamente la sua sigaretta, gettò il fumo dalle narici e con i suoi occhi socchiusi in un sorriso da stregatto guardò quello strano bambino che fissava serio il campo di erbacce di fronte casa.

Allora gli chiese:

“A te piacciono i papillon?”

“Sì- rispose il bimbo con la s dolce- mio nonno ne aveva tanti. Però ora devo andare se no la mamma si preoccupa e va in ansia. Ciao signore…”

Prese la bici e sfrecciò via, voltandosi a salutarlo con quel suo sorriso sgangherato.

L’uomo col papillon lo salutò alzando il mento, come era solito fare.

Respirò l’ ultima boccata della sua sigaretta e, mentre guardava allontanarsi la bicicletta, pensò che lui aveva una coppoletta uguale uguale a quella del bambino.



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