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l'urlo di bronzo di una eburnea, plastica distopia

Creato il 14 marzo 2012 da Nefarkafka666

Oggi al lavoro ho avuto un colloquio molto informale con uno dei vertici dell'azienda presso la quale sono stato distaccato in qualità di consulente. Teoricamente il mio compito dovrebbe essere quello di erogare la necessaria formazione affinché la produzione riesca a salire. Sono stato demandato a questo sagace compito dall'imbecille raccomandato e prezzolato del quale ho tracciato un benigno profilo (l'hr manager dell'azienda di conselunza presso la quale lavoro). In pratica dovrei riuscire là dove i responsabili di produzione hanno fallito. In pratica dovrei riuscire a sistemare una situazione incancrenita da anni in cui l'insipienza ha stabilito il proprio dittariale regime amabilmente supportata dal menefreghismo del titolare che tanto stava tranquillo perché tanto c'erano i fondi europei...

Non tedierò chi per caso è giunto qui riportando il contenuto di questa conversazione che ha avuto luogo in un'atmosfera al contempo grottesca come una novella di Kafka e ridicola come una commediaccia tipo La soldatessa alle grandi manovre. La grande azienda è sempre questo: novità assoluta e capacità di coniugare in maniera olistica Alvaro Vitali e Gregor Samsa. L'esito però vorrei brevemente tracciarlo: in pratica, secondo quest'ometto che difficilmente vincerà un nobel o anche solo un gratta e vinci o anche solo il diploma da ragioniere per corrispondenza, quello che dovrei fare è cercare di non mettere in imbarazzo i responsabili di produzione facendo loro notare che molte dei problemi derivano dalla loro totale inconsapevolezza della matematica più elementare. 2+2=4 devo dire loro, ma con comprensione fraterna, come se non fosse colpa loro. Come se non fosse colpa loro se per calcolare il 75% di un valore occorre dividere x per 100 e moltiplicarlo per 75. Magari sottintendendo che le cose da quando hanno preso la laurea in ingegnaria nel 1983 a Napoli sono cambiate senza che nessuno li avvisasse (titoli delle tesi "Analisi empirica dei processi produttivi del ragù di canre in un'osteria bolognese" e "Lo stato dell'arte dei torchi da vino nelle cantine sociali del Molise").

E la cosa più bella era l'enfasi e l'energia che costui metteva al suo discorso, la veemente e vibratile loquela, l'espressione attenta paragonabile solo a quella di un tizio che aspetta l'autobus e si sta domandando se per caso non sia già passato.

Mi sono sentito strano. Credo di aver avuto un'esperienza fuori dal corpo perché la mia mente vagava felice per i campi verdi, tentata dal mettersi al brucare erba come un ruminante inconsapevole.


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